Home Da ascoltare “Rock, pop, jazz… e non solo” Bocephus King

“Rock, pop, jazz… e non solo” Bocephus King

Bocephus King
The Infinite & The Autogrill Vol. 1
(Appaloosa Records / IRD)

 Nel primo esplicito capitolo di una sua serie di album (anche) d’omaggio alla cultura e all’arte italiane, Bocephus King alias James Perry, canadese cinquantenne fra le migliori penne del rock e del songwriting contemporanei, non cita immediatamente i riferimenti del titolo della serie.

Grafica Divina

Che poi sarebbero l’Infinito di Leopardi, ch’egli ha tradotto, musicato e già eseguito dal vivo con accompagnamento d’organo e violino nella cattedrale di Recanati, e il brano “Autogrill” del Guccini dell’83.

Questi due episodi della nostra cultura, per certi versi sommi entrambi, verranno infilati nei prossimi volumi del viaggio; qui gli ingredienti italiani sono due saporose e splendide riletture in inglese di capolavori quali “Crêuza de mä” di Fabrizio De André e l’inattesa “Lugano addio” di Ivan Graziani, ma il rimando al titolo resta comunque, nella misura in cui la riflessione sull’oggi di King si spande fra chiaroscuri nei vari brani del disco. Un disco fra l’infinito del vivere e gli autogrill della sua quotidianità.

Con una marea di strumenti attorno, alcuni invero bizzarri ma tutti rimandanti a un approccio tra il folk e la musica da strada, che assieme alla sua capacità di mescere simboli e significati, poesia e melodia, polvere e metafisica, avvicina Bocephus King a personaggi che vanno da Nick Cave a Tom Waits, l’artista parla d’oggi e di sempre: accarezzando dolorosamente l’anima con la musica e sollecitandola (anche gustosamente, a tratti) con i testi.

Sublime, su tutti, pare soprattutto “Buscadero”: epico canto del degrado che passa dalla natura offesa all’alibi della droga sfociando in riflessioni esistenziali profonde quanto inquiete: con sprone però -e molto originale- a non buttarsi via, declinato in una ballad ricca di sfumature che vanno da sapori country-blues a eco balcaniche.

Notevolissima anche l’intensa, scorbutica, financo amara riflessione di “Identity”, percorso di pensiero a tratti pirandelliano sul senso dell’uomo e sulla necessità di esserci e non limitarsi ad essere, episodio di cantautorato raffinatissimo ed etico che si sofferma sulle nostre maschere incitando a riscattarci nell’originalità delle nostre anime.

L’album di Bocephus King poi sa passare dall’omaggio beffardo ma poetico alle tante facce dell’America (e del suo “mito”) incarnate dal protagonista di “John Huston”, un pop-rock grintoso e distorto, al non banale canto d’amore di “Something Beautiful”, pagina baldanzosa e swingante d’eco blues e piglio testuale originale, quanto centrato sui valori.

E se inadeguatezze e demoni vari si fanno sentire fra puntinismo pianistico e carezze della tromba in “The Other Side Of the Wind”, assorta ballad d’autore, fiati e banjo riscattano ogni melanconia nell’inno alla vita finale, sarcastico e intenso, di “Life Is Sweet”: sorta di street parade riecheggiante New Orleans ma esposta in stile cantautorale, agrodolce e con una scrittura testuale originalissima.

Non resta che attendere il volume 2, allora, e con esso anche Leopardi e Guccini, per andare avanti a scoprire ed apprezzare Bocephus King: per quanto di Lassù Faber e Graziani non potranno che commuoversi, per le riletture dei loro capolavori in questo Volume 1, e quaggiù già in esso ve ne sia, di bella musica da ascoltare, capire, tenersi dentro.

Articolo di: Andrea Pedrinelli

Da ascoltare/guardare, “Identity”:
https://www.youtube.com/watch?v=jedQE9FLLOE

Articolo precedenteMyownmine Oggi esce il video Di Shut The door
Articolo successivoOspiti del nostro format musicale MAREE
Critico musicale e teatrale, è giornalista dal 1991 e attualmente collabora con Avvenire, Musica Jazz, Scarp de’ tenis, Vinile. Crea format tv e d’incontro-spettacolo, conduce serate culturali, a livello editoriale ha scritto importanti saggi fra cui quelli su Enzo Jannacci, Giorgio Gaber (di cui è il massimo studioso esistente), Claudio Baglioni, Ron, Renato Zero, Vasco Rossi, Susanna Parigi. Ha collaborato con i Pooh, Ezio Bosso, Roberto Cacciapaglia e di recente ha edito anche Canzoni da leggere, da una sua rubrica di prima pagina su Avvenire dedicata alla storia della canzone.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.