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Jacques Bonnet “La questione del metodo”

Jacques Bonnet “La questione del metodo”. L’azione inizia nel 2022 per poi tornare indietro al 1972 e, dopo un ritrovamento, ancora più nel passato. Siamo a Parigi nel Quartiere Latino. Una notte del  dicembre 1582 il libraio Nicolas Heucqueville è ferocemente ucciso con padre, sorella, moglie, figli e una serva.

Jacques Bonnet “La questione del metodo”

Lei al pian terreno, le altre vittime al primo piano in una scena di morte che vede Heucqueville crocefisso, un corvo morto e delle iscrizioni in italiano. Non si tratta quindi di un omicidio legato a un furto, ma una scena, due messaggi, di cui uno scritto sul muro col sangue, che l’assassino (o gli assassini?) hanno voluto appositamente lasciare come traccia per “spiegare” le loro motivazioni che potrebbero anche risalire a un evento storico di dieci anni prima (La notte di San Bartolomeo) o forse addirittura a un complotto inerente il Delfino di Francia. Il commissario Dagron chiede a Giordano Bruno, che si trova a Parigi per ragioni di studio, di tradurre le parole dei due messaggi essendo state scritte in italiano: Bruno stimolato dallo studio della motivazione che ha protato a questo efferato omicidio non si dà pace fin quando non ha risolto l’enigma in concorrenza amicale con il poliziotto e con l’aiuto del fedele Hennequin, che trascrive la cronaca del caso. L’indagine è tanto poliziesca quanto filosofica perché il maestro e l’allievo, uniti da un’esigenza di verità al di fuori degli schemi imposti dall’ortodossia, vi trovano un inaspettato campo di applicazione per le ricerche astratte di Giordano Bruno che, provocato dal giovane su questioni etiche, logiche o metafisiche, cerca i responsabili del delitto. Il maestro usa gli strumenti logici che per tanti anni hanno alimentato le sue ricerche e manda Hennequin a verificare sul terreno le ipotesi nate dalle sue deduzioni.

Grafica Divina

Questa la sinossi del libro e già da sola basterebbe per solleticare i palati degli amanti dei mistery, ma attenzione non siamo di fronte al solito giallo storico.

Se siete orfani di Guglielmo da Baskerville e del discepolo Adso questo libro è pane per i vostri denti perché è tutto un susseguirsi di riflessioni filosofiche da parte di Bruno, di analisi comportamentali umane e di dissertazioni sulla storia, le religioni e la politica.

I suoi ascoltatori privilegiati il già citato Hennequin e un inglese di nome William che vorrebbe lavorare in e col teatro.

A volte è talmente affascinante l’argomentare di Bruno che si vorrebbe fosse la parte preponderante del libro anche perché è palese la modernità di questo filosofo che si muove sullo sfondo tumultuoso del XVI secolo in una Parigi che risalta vivida dalle descrizioni che ne fa l’autore Jacques Bonnet.

Un romanzo storico e filosofico che scorre piacevolmente toccando temi civili e spirituali (e una bella dissertazione sul teatro)  su cui ancor oggi si dibatte.

Articolo di: Luca Ramacciotti

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