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Paolo Lanzotti ci racconta L’alchimista della Laguna

L’alchimista della Laguna è il quarto libro di Paolo Lanzotti che ha come protagonista l’inquisitore Marco Leon. Da pochi giorni è in libreria per tre60 e come sempre ne abbiamo voluto sapere di più ed ecco cosa bbiamo scoperto grazie alla gentilezza e la disponibilità dell’autore!

Ami la divulgazione storica e scientifica, in che modo queste due anime si fondono o si scontrano in te?

Grafica Divina

Ti dico sinceramente che non mi sono mai posto il quesito. Mi limito a constare il fatto che questi due campi di conoscenza sembrano convivere dentro di me senza problemi. Studiare la Storia – quella con la S maiuscola – significa gettare lo sguardo sul nostro passato, su ciò che eravamo, sulle radici profonde dell’albero umano. Ho cominciato a sentirmi attratto da queste cose molto presto e, quindi, l’approdo alla narrativa di ambientazione storica è stato naturale e indolore. Ma io sono nato come scrittore di fantascienza. Da giovane mi cimentavo quasi esclusivamente con un genere che, al contrario, sembra proiettarsi interamente verso un futuro più o meno lontano. Vedi, dunque, che queste due anime sono sempre state presenti in me. E – ti dirò – la cosa non mi dispiace. Il passato è la memoria. Il futuro è la speranza. Credo che, per avere senso, entrambi abbiano bisogno l’uno dell’altro.

L’alchimista della laguna è il quarto libro che vede come protagonista Marco Leon un personaggio di grande spessore e personalità, come si è evoluto fin qui?

Per definizione, i romanzi di una serie si distribuiscono lungo un arco temporale più o meno esteso. In questo arco di tempo i personaggi affrontano delle esperienze, anche importanti, che non possono non avere degli effetti sul loro modo di vedere le cose. È ciò che accade anche a noi, nella vita reale. Dunque, credo che mostrare questi cambiamenti sia fondamentale, se vogliamo dare ai personaggi uno spessore umano e realistico. Ma, per buona parte, questa evoluzione avviene spontaneamente. Aperta la strada e tracciato il cammino, io non faccio altro che ascoltare i protagonisti e seguire la rotta che loro stessi mi indicano di volta in volta. Arrivati al quarto volume, poi, tutti i personaggi principali della serie, da Marco a Marion, agli Angeli Neri, ad Alvise Geminiani sono ormai  giunti a quel grado di maturazione che consente loro di evolvere quasi senza il mio intervento. In questo senso, possiamo dire che Marco si è “costruito” da solo, affrontando nuove esperienze e vecchi demoni. Come accade a tutti noi nella vita reale.

Paolo Lanzotti L’alchimista della Laguna

Parlaci degli angeli neri e del loro rapporto con Leon

Nel creare la figura degli Angeli Neri ho pensato a un gruppo di uomini impegnati in una missione comune ma, soprattutto, legati da vincoli di amicizia, di lealtà e di rispetto, nell’ambito di un comune ideale. Pur essendo il loro comandante, Marco ha con i suoi uomini una relazione che va al di là del semplice rapporto di lavoro. Ovviamente, questo non significa che tra loro vi sia un’armonia assoluta. Sarebbe irreale. Anche fra grandi amici possono nascere litigi, gelosie e incomprensioni. In questo senso, come ricorderai, nel terzo volume della seria, “Le carte segrete della Serenissima”, ho volutamente introdotto un elemento discordante, il personaggio Carlo Cadel, che però, con la sua posizione quasi sprezzante nei confronti di Marco, non sminuisce quanto detto fino a ora. Anzi, direi che, nel contrasto, arriva a confermarlo. 

In questo quarto romanzo, Leon sembra muoversi in ambiti spaventosi, tra morti misteriose e riti satanici. Ci puoi svelare qualcosa in più? Ti appassiona forse l’occulto?

No, non posso dire d’essere un appassionato dell’occulto e dell’esoterico. I miei interessi sono molteplici, ma tutti piuttosto terreni. Sono una persona che tende alla razionalità? Forse è così. In ogni caso, questo è senz’altro vero per Marco che, in tal senso, è un po’ figlio di Sherlock Holmes, anche se, da altri punti di vista è il suo esatto contrario. Mi verrebbe da dire che in questo quarto volume l’occulto fa la sua comparsa come “elemento di disturbo”. Se qualcuno leggerà il romanzo si renderà conto presto che questa volta Marco si trova ad affrontare un nemico – vero o presunto – a cui non crede. Non voglio aggiungere altro per non svelare troppo ma, parafrasando ciò che lui stesso dice, “i demoni non sono propriamente i nemici che Marco combatte di solito”. La sfida sarà proprio affrontarli con le armi che gli sono più congeniali.

Nei tuoi romanzi cosa pesa di più quando scrivi? Protagonisti, luoghi e tempi oramai fanno parte di un immaginario narrativo che padroneggi, c’è qualcosa che ti mette bonariamente in difficoltà?

Hai ragione. Arrivati al quarto volume, ormai luoghi e tempi della saga sono entrati a far parte del mio quotidiano. A volte, quando sono distratto, qualcuno mi dice che ho la testa nel ‘700. Spesso non è molto lontano dalla verità. In quanto ai personaggi, come ti dicevo prima, sono arrivati a quel grado di maturazione che consente loro di evolvere con naturalezza. Dunque, cosa può mettermi in difficoltà? Evidentemente, la trama. Può sembrare una risposta ovvia, ma non lo è. Ogni romanzo deve raccontare una storia diversa e ideare un intreccio convincente, che non sia ripetitivo, non è mai facile. Ma in questo caso stiamo parlando di gialli e, peggio ancora, di mistery, cioè di gialli classici d’investigazione. E questa, come puoi ben immaginare, è una complicazione non da poco. In un mistery non si tratta solo di ideare una “bella storia”. Si tratta di costruire una vicenda che sia nello stesso tempo appassionante, coinvolgente, originale, ma anche intricata e sorprendente – il finale deve arrivare il più possibile come una rivelazione – e infine articolata con logica, così che i lettori abbiano a disposizione tutti gli elementi necessari per risolvere l’enigma da soli, ma senza che la soluzione appaia evidente o arrivi troppo presto. Insomma, un mistery è tutto e il contrario di tutto. Un bel rompicapo, non credi?    

Cosa dobbiamo aspettarci ancora da Marco Leon? E da te?

Senza cadere nell’auto celebrazione, devo dire che la serie sta incontrando un consenso lusinghiero. Ci sono lettori che mi scrivono o mi dicono che non vedono l’ora di leggere il romanzo successivo e sperano che la saga duri ancora a lungo. Dunque, che fare? Ovviamente non potrò andare avanti in eterno. Ma, finché Marco continuerà a raccogliere apprezzamenti, cercherò di fargli vivere delle altre avventure. Sempre a Venezia, ovviamente. Là dove tutto ha avuto inizio. E sempre a fianco di Marion e dei suoi fidati Angel Neri. Poi… si vedrà.

Da leggere Paolo Lanzotti L’alchimista della Laguna

Intervista di Elena Torre

Foto grazia a Iltorinese.it

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