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Monica Vitti in un libro raccontata da Cristina Borsatti

Monica Vitti raccontata da Cristina Borsatti

Cristina Borsatti è giornalista cinematografica e scrittrice, ha collaborato con diverse realtà editoriali.
Da poco in libreria per Giunti con “Monica Vitti” molto più di una biografia…
Borsatti è sceneggiatrice e insegnante di sceneggiatura all’Accademia di Cinema e Televisione Griffith di Roma. Ha all’attivo diversi libri.
Questo è il suo ultimo lavoro anche se la sua storia viene da lontano…

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Scopriamola in questa intervista

Quando nasce questo libro e cosa ha di differente dalla prima edizione?

Con Giunti Editore abbiamo deciso di ripubblicare il mio volume l’anno scorso. Quando Monica Vitti è mancata stavo lavorando alla riedizione. Volevo aggiungere anche nuove interviste, ma non ho fatto in tempo. Forse ci saranno all’interno di edizioni future.

Di nuovo ci sono parecchi contenuti. In questi anni ho pensato spesso a ciò che mancava nel volume e ho aggiunto molte cose, tanti nuovi aneddoti e curiosità.

Naturalmente, è cambiato anche il finale. Un finale che ci ha lasciati tutti senza fiato. Nonostante la lunga malattia di Monica, nessuno avrebbe voluto ricevere la notizia della sua morte. Ci ha lasciati una donna gigantesca, un pezzo della nostra storia e della nostra cultura.

Cosa hai scoperto su Monica Vitti che non sapevi?

Quando ho scritto questa biografia, ho scoperto quanto Monica Vitti sia stata discreta nel suo privato. Ha sempre parlato poco volentieri dei suoi amori e delle persone che hanno attraversato stagioni della vita insieme a lei.

Ma, negli anni Novanta, ha scritto due romanzi autobiografici davvero straordinari. Li ho scoperti mentre scrivevo il libro e sono stati preziosissimi. Ve ne consiglio la lettura, si intitolano rispettivamente Sette sottane e Il letto e una rosa. Con piglio ironico, sentimentale allo stesso tempo, per la prima volta Monica ha parlato di sé, della sua infanzia, delle sue paure e della sua incredibile passione per la recitazione. Per me, sono stati un faro, mi hanno guidato nella scrittura.

Quali le caratteristiche che l’hanno resa unica?

Donna comica eppure bellissima. Non era ancora capitato.

L’unica donna capace di tener testa agli uomini in quella pazzesca stagione che è stata la Commedia all’Italiana.

Sono davvero tanti i suoi elementi di unicità. Dalla sua voce a quella sua bellezza algida, così poco italiana e così europea, decisamente anticonvenzionale. Tutte cose che ad inizio carriera le hanno creato problemi.

Unica è stata la sua ironia. Ci ha fatto ridere da matti, ma sempre con intelligenza, con un pizzico di amarezza. Con tanta sensibilità.

Ed è stata accessibile, come i più grandi. Penso ad Alberto Sordi o a Gigi Proietti. Non è stata diva, non ha tenuto le distanze. Ci è davvero sembrato di conoscerla.

E poi non dobbiamo dimenticare quanto è stata moderna, all’avanguardia. Monica Vitti è stata femminista senza volerlo, moderna senza saperlo. Ha discusso con registi e sceneggiatori pur di mettere in scena personaggi che la rappresentassero. Donne piene di personalità, capaci di tener testa ad una mentalità ancora tutta patriarcale. Ha eliminato barriere, abbattuto tabù, precorso i tempi, nell’arte e nella vita. E anche solo per questo non possiamo che ringraziarla.

Come hai costruito questo testo? Difficoltà?

C’era davvero poco su di lei quando ho iniziato a scrivere questa biografia. Solo un testo scritto da Laura Delli Colli nel 1984, ricco soprattutto da un punto di vista fotografico. La principale difficoltà è stata ricostruire pubblico e privato partendo da un materiale che non c’era.

Mi hanno aiutata i suoi romanzi, le tante interviste, le recensioni. Mi ha aiutato lei, e il marito Roberto Russo. Mi hanno fatto avere teatrografia, apparizioni televisive, filmografia al completo. Un supporto davvero prezioso, grazie al quale ho ripercorso in maniera cronologica l’intera carriera di Monica Vitti, cercando sempre di rispettare quella sua voglia di mantenere privato il privato, e restando in quest’ambito sempre un passo indietro.

Sono state davvero preziose le interviste che mi hanno rilasciato Mario Monicelli, Dino Risi, Ettore Scola e Franco Giraldi, un vero e proprio valore aggiunto per il volume. Grazie alle loro voci ho scoperto che chiunque l’abbia incontrata, ci abbia lavorato un po’ si è innamorato di lei. Faceva questo effetto.

C’è nel cinema italiano una sua erede?

Non credo, è stata davvero unica. Il contesto era diverso, il nostro cinema lo era.

Credo che sia ancora un modello per molte attrici, non solo italiane. Ma credo anche che sia irraggiungibile.

Intervista di: Elena Torre

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