In streaming su Zoom, Ermal Meta ci ha raccontato i dettagli della sua partecipazione al 71° Festival di Sanremo, evento ormai alle porte!
Abbiamo partecipato, insieme ad altri giornalisti, e realizzato così la nostra intervista.
“Un milione di cose da dirti” è il pezzo di Sanremo
Ermal Meta è uno dei 26 cantanti protagonisti del 71° Festival di Sanremo, in gara con il brano “Un milione di cose da dirti” (testo di Ermal Meta, musica di Ermal Meta e Roberto Cardelli), una canzone d’amore, una «semplicissima canzone d’amore», dal sound essenziale, pochi accordi per raccontare qualcosa di personale ma capace di risuonare anche a livello universale.
A dirigere l’Orchestra del Festival di Sanremo per Ermal Meta è il maestro Diego Calvetti.
Nella serata di giovedì 4 marzo, Ermal, accompagnato sul palco dalla Napoli Mandolin Orchestra, interpreterà “Caruso”, celebre brano del 1986 di Lucio Dalla.
Ermal torna sul palco di Sanremo dopo aver trionfato nel 2018 con il brano “Non mi avete fatto niente”, cantato insieme a Fabrizio Moro e presentato anche all’Eurovision Song Contest a Lisbona. L’anno precedente, Ermal era già salito sul podio del Festival di Sanremo con il brano “Vietato Morire”, vincendo anche il Premio della Critica Mia Martini e il Premio per la miglior cover (per la sua interpretazione di “Amara Terra Mia”).
L’intervista
Come definiresti il nuovo album in uscita il 12 marzo?
Non sono rimasto all’interno di un genere. Ho cercato di metterci dentro tutto quello che ho provato e ascoltato. Sperimentando suoni e strumenti diversi, ho risultati diversi.
Puoi spiegare il titolo dell’album, “Tribù Urbana”?
Il titolo mi è venuto in mente quando ho finito di ascoltare tutte le canzoni. La tribù è l’anima che unisce le persone. Fisicamente la tribù urbana non esiste.
Con quale spirito vai a Sanremo? Visto che l’altra volta hai vinto e visto che l’appetito vien mangiando…
(Nel 2018, con “Non mi avete fatto niente”, con Fabrizio Moro, ndr)
Visto che l’appetito vien mangiando, diciamo che non vado lì per fare una scorpacciata! Ci vado con uno spirito totalmente diverso. Qualcuno certo potrebbe pensare “Va lì perché vuole vincere di nuovo”. Invece a me, sinceramente, non interessa. Vado perché al momento il palco dell’Ariston è l’unico palco su cui si può salire.
“Vado perché al momento il palco dell’Ariston è l’unico palco su cui si può salire”
Parliamo della canzone…
È una canzone d’amore verticale. Parte e cerca di salire.
Nella serata delle cover, hai scelto “Caruso” di Lucio Dalla. Perché proprio quella?
Ho scelto “Caruso” perché tutti me lo hanno sconsigliato! (ride) Io sono fatto così e preferisco andare contro i consigli e misurarmi con i miei limiti. Un giorno mi sono messo al pianoforte e ho fatto “Caruso”. È sempre molto difficile accostarsi a certe canzoni, che hanno una certa melodia. Volevo un arrangiamento con dei mandolini e sarò sul palco con quattro elementi della Napoli Mandolin Orchestra. Sarebbero dodici, ma sul palco ne possono salire solo quattro.
Sei legato a Napoli?
Sento un legame molto forte con Napoli, ma non c’è una ragione chiara per questo. Non lo so spiegare. Che poi io sono albanese! Tifo Napoli!
Preferisci i duetti con le cover o i duetti con i pezzi in gara, come nel Sanremo di Baglioni?
Preferisco la serata con le cover, perché sono canzoni conosciute anche dai sassi e chi ascolta si concentra sull’esibizione e sull’interpretazione. Se ci fosse stata la serata con ospite e pezzo in gara, avrei voluto Tiromancino o Samuele Bersani.
Qual è il tuo messaggio che lancerai dal palco di Sanremo?
Non ho messaggi particolari da lanciare. Ci vado per un proposito squisitamente musicale. Cercherò di cantare bene la mia canzone e la cover. Spero che chi mi ascolta si possa emozionare con me. Non ho altri messaggi da dire.
Secondo te qualcuno trarrà un beneficio, in fatto di ansia, dall’esibirsi in un Ariston vuoto?
Non lo so perché non conosco così bene i miei colleghi. Non conosco la loro emotività. Credo che in questo Sanremo la vera difficoltà sia per i conduttori. La mia solidarietà va a loro, che condurranno davanti a nessuno.
Il virus quanto ti ha messo i bastoni tra le ruote?
Il Covid ha cambiato il volto del nostro mondo. Ne usciremo diversi e saremo cambiati. Sì, mi ha messo i bastoni tra le ruote, ma ho anche avuto il tempo di concentrarmi su quello che stavo scrivendo.
Hai progetti cinematografici sui prossimi video che farai?
Ho sempre pensato che i video fossero una questione estetica e non gli ho mai dato peso più di tanto. Invece vedo che l’estetica del video sta diventando importante, perciò ho iniziato a curare di più quella cosa. Mi sono svegliato un po’ in ritardo, forse! (ride)
Nell’album c’è un pezzo che si chiama “Gli invisibili”. Sembra che tu abbia acuito di più la tua sensibilità di vedere gli ultimi, quelli di cui nessuno canta. È così?
Ho fatto un viaggio negli Stati Uniti e ho scattato tante foto agli homeless (senzatetto, ndr). Ho parlato con loro. Hanno belle storie che nessuno ascolterebbe mai. Sono loro gli invisibili. Ho immaginato un esercito di invisibili che poi diventano supereroi. La canzone parla di questo.
Ti sei mai sentito invisibile?
Mi sono sentito invisibile quando facevo l’autore per canzoni cantate da altri. Quando veniva loro chiesto come era nata quella canzone e rispondevano pur non sapendo nulla di come era nata, perché l’avevo scritta io! Questo mi faceva stare male e per questo poi ho deciso di cantare io stesso le mie canzoni!
Un altro pezzo dell’album, “Stelle cadenti”: hai avuto la tentazione di portare quello a Sanremo?
Sì, l’ho avuta. Ma sono andato a Sanremo diverse volte e mai con una ballad. Per questo non ho scelto “Stelle cadenti”.
“Non ho messaggi particolari da lanciare. Ci vado per un proposito squisitamente musicale”
Perché nell’album “Tribù Urbana” non ci sono collaborazioni?
C’è una collaborazione, ma non è sul disco. Ma non posso dire di più. Volevo fare qualcosa di controcorrente, in questa epoca di featuring. Ultimamente ne vedo troppi! Ho fatto una cosa fuori dal disco, ma di puro stampo artistico.
Ti fa tristezza vedere che si va su Marte e al contempo si discute ancora di parità, omofobia, aborto, eccetera?
Mi fa una tristezza infinita. Per quanto riguarda i sogni siamo avanti anni luce, ma per quanto riguarda ciò che veramente conta siamo nel Medioevo! C’è una strada ancora lunga da percorrere in questo senso. Quando la diversità non viene capita e accettata, c’è una grande sofferenza. Per questo ho scritto “Nina e Sara”.
Perché hai scelto “Un milione di cose da dirti” per Sanremo?
Il disco ha un’anima un po’ roccheggiante. Io ho attraversato il punk, l’hard rock, il periodo con i capelli lunghi. Quel tipo di suono mi è rimasto dentro. Ho scelto “Un milione di cose da dirti” perché non sono mai andato a Sanremo con una ballad.
È una canzone immediata?
No, non arriva subito, ci mette un po’. Nasce da un blocco emotivo che ho attraversato. L’ho scritta in dieci minuti, l’ho praticamente vomitata! Ho tirato fuori il testo parlando a qualcuno che in quel momento non c’era. L’ho scritta in un momento di grande solitudine.
Ti tieni in forma?
Ma de che? (risata generale) No, ma ho la scusa che stavo lavorando al disco, che mi permette di non sentirmi in colpa! Faccio corsa, pilates, quando non ho impegni musicali.
Sei attaccante o difensore?
Citando un collega, mi sento un po’ mediano! (ride) Io dico sempre: “Messi si nasce e Gattuso si diventa”! Ma Gattuso ha alzato una Coppa del Mondo e Messi no. Questo vuol dire che la volontà batte il talento.
“No satisfaction” in radio e in video
È attualmente in radio il nuovo singolo “No satisfaction”, disponibile anche negli store digitali.
È online anche il video ufficiale. Il video sposa la stessa filosofia del brano: l’essere o l’apparire da sempre divide l’umanità e impegna filosofi e talk show più o meno accreditati, per analizzare come spesso ci si sente – non sempre a proprio agio – con occhi che vedono ma non guardano. La regia di Andrea Folino mette a nudo sia il protagonista che le persone che lui incrocia nel suo cammino che si riempie di dubbi ad ogni passo.
L’album “Tribù Urbana” esce il 12 marzo
Venerdì 12 marzo esce “Tribù Urbana”, il nuovo attesissimo album di inediti di Ermal, già disponibile in pre-order e contenente 11 brani inediti, tra cui “UN MILIONE DI COSE DA DIRTI”, brano in gara al 71° Festival di Sanremo, e il singolo attualmente in radio, “NO SATISFACTION”.
“Tribù Urbana” (pubblicato su etichetta Mescal e distribuito da Sony Music) arriva a tre anni di distanza dall’ultimo album in studio, “Non Abbiamo Armi”, ed evidenzia l’altissimo livello di scrittura dell’artista, sia quando dà voce ai sentimenti, sia quando racconta il mondo attraverso storie di vita, guardando negli occhi uno ad uno i componenti della Tribù Urbana, attraverso suoni e parole che diventano i colori distintivi di questo nuovo progetto di Ermal Meta.
La tracklist di “Tribù Urbana”:
“Uno”
“Stelle cadenti”
“Un milione di cose da dirti”
“Il destino universale”
“Nina e Sara”
“No Satisfaction”
“Non bastano le mani”
“Un altro sole”
“Gli invisibili”
“Vita da fenomeni”
“Un po’ di pace”
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NOTA: Le domande dell’intervista sono state raccolte durante la conferenza stampa tra le domande poste dai giornalisti che hanno partecipato.
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FRANCESCA MICHIELIN E FEDEZ
Brava CINZIA DONATI. ci regali sempre articoli con stile inconfondibile ??????al prossimo artista da intervistare. ?
Grazie Antonella! Mi fa piacere incontrare i tuoi gusti 🙂 Alla prossima intervista! :-*