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“La luce che brilla sui tetti”, ne parliamo con l’autrice MariaGiovanna Luini

Appena uscito per Tea La luce che brilla sui tetti, il nuovo romanzo di MariaGiovanna Luini, medico, senologa, narratrice, saggista e sceneggiatrice. Dopo Il male dentro edito da Cairo nel 2013 e molti saggi torna con un nuovo appassionante romanzo ambientato in un grande ospedale Milanese…

Ecco cosa ci ha raccontato in merito…

La tua protagonista de La luce che brilla sui tetti è Lucilla Natoli è una donna molto amata e molto odiata…  Due facce di una stessa medaglia?

Grafica Divina

Credo che Lucilla susciti passioni, e le passioni per loro natura contengono interpretazioni opposte. È una donna che difficilmente passa inosservata, non tanto per caratteristiche fisiche ma per un carisma misterioso e per l’empatia quasi eccessiva. Ha anche momenti di ira e critica nei confronti degli altri che la mettono in situazioni difficili, ha una sensualità inspiegabile che neanche lei conosce davvero. È molto presente e sfugge nello stesso istante. Insomma, Lucilla non può essere definita buona ma neanche cattiva, è passione e controsenso, mette insieme alcuni opposti (pensiamo alla medicina convenzionale e alla pranoterapia, o alla bisessualità): per questo è amata e odiata. Ammesso che amore e odio siamo sentimenti (emozioni) tra loro distinguibili in modo netto, e ne dubito.

Il romanzo è pervaso dall’amore in molte delle sue espressioni… In quanti modi si può amare?

L’Amore è uno. È il motore e la causa prima, il segreto della guarigione e la ragione per vivere. L’Amore è ciò che siamo ed è talmente centrale, primario e basilare da assumere decine di caratteristiche differenti solo in apparenza: amore filiale e/o materno (paterno), amore passionale, amore per un’idea, per un ideale, amore tra amici, amore bisognoso (in realtà non esiste bisogno in amore, ma siamo umani e va considerato), amore possessivo oppure no, amore incondizionato e tanto altro. Non volevo stilare un elenco ma l’ho fatto, in realtà sono sfumature accentuate o lievi di un unico perfetto sentimento che è la base di tutto, anche della scrittura di un libro o della risposta a domande come queste. Si ama anche quando si crede di no, l’errore è illudersi di sapere come si debba amare cioè cosa sia il prototipo dell’amore: non esiste, quel metodo universale e corretto di amare, esiste l’amore che è la più multiforme, adattabile, incomprensibile, inafferrabile forma di vita. Amano perfino i più cinici (o apparenti tali), solo che si divertono a non accorgersi.

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Lucilla convive più o meno serenamente con un dono… Privilegio o condanna?

Privilegio, non ho dubbi. Anche quando intuire prima e oltre diventa doloroso o difficile, anche quando il dono porta a vedere il quadro più ampio senza la possibilità di fare alcunché per modificarlo. Anche quando il dono porta a sapere, intuire, sentire ciò che spaventa o fa temere. Un dono. Nessun dono è dato senza la capacità potenziale di reggerlo.
Lucilla Natoli ha il dono di intuire, di vedere, di sentire oltre la realtà fisica: non è stato facile per lei accettarlo e non è facile affrontare alcune precognizioni se le sembrano negative, ma ha la forza per usare nel modo migliore ciò che sa e soprattutto ha scelto di curare le persone, cioè aiutare chi soffre. Questi doni sono molto utili quando si decide di metterli al servizio degli altri, senza nulla togliere alla preparazione scientifica.

Come lei sei un medico, una senologa, e contemporaneamente pratichi la medicina integrata. Nonostante si siano fatti molti passi in avanti perché i detrattori di questo tipo di approccio diventano sempre più aggressivi?

Non so, non vedo detrattori aggressivi perché scelgo di non guardarli. Forse è solo una questione di maggiore facilità comunicativa: chi ha aggressioni verbali da fare trova sempre spazio in internet (e non solo lì: l’andazzo marketing di tanti media è aggressivo per fare audience, e ciò è male perché contribuisce a peggiorare la già profonda condizione depressiva della società). Sono medico, ho due specializzazioni e un master di secondo livello universitario in chirurgia mammaria, ho pubblicato su riviste scientifiche con impact factor e nelle terapie energetiche (Reconnective Healing, Reconnection) ho voluto studiare anni e ottenere certificazioni complete prima di applicare le tecniche: quando noto i detrattori prima valuto quale preparazione abbiano, se non ne hanno non entro nella discussione, è inutile. Un dibattito fruttuoso deve avere l’apertura mentale di tutti i partecipanti ma anche una certa base culturale su cui contare. Andrebbe fatto anche con i medici che parlano in pubblico o sono pubblicizzati come dei: andare a vedere quale preparazione abbiano e quanto effettivamente abbiano pubblicato su riviste scientifiche internazionali sull’argomento di cui si dicono esperti.
Nella medicina olistica esiste gente che decide di essere esperta perché ha letto qua e là o ha seguito mezzo corso, oppure perché si è fidata della cosiddetta controinformazione medica: di solito è questa la gente aggressiva, chi non concorda con la medicina olistica ma è preparato usa toni e argomenti molto pacati e diventa piacevolissimo dibattere.

Una fascia sempre più ampia di persone si avvicina per contro alle cure non convenzionali, nuova consapevolezza?

Non sempre. Un insieme di pessime figure di alcuni medici e universitari almeno a livello comunicativo, l’ondata New Age e la possibilità di trovare in internet informazioni non controllate e neanche credibili. Poi certo, per fortuna esiste anche una maggiore apertura mentale: le persone sono molto più disponibili a verificare l’ignoto, a chiedersi se ciò che oggi la medicina ancora non conosce possa integrarsi con le cure convenzionali. Esistono medici che non abbandonano il loro percorso scientifico ma aprono i loro orizzonti, studiano, soprattutto vogliono sapere come curare meglio il corpo e la mente di chi si affida a loro. L’apertura esiste ed è bellissima, così come è bellissima la grande curiosità verso approcci di cura non convenzionali: è importante che non si cada nelle illusioni e che non di parli mai di medicina alternativa, ma di medicina integrata.

Sicuramente con la tua protagonista hai molti punti in comune, cosa vorresti di lei che invece non hai?

Niente. Potenzialmente ho tutto ciò che mi serve, altro arriverà giorno dopo giorno usando al meglio le mie energie. I miei protagonisti hanno sempre caratteristiche che vengono fuori nel tempo, con la scrittura.

Tu e Lucilla potreste essere amiche?

Sauro e io potemmo essere amici, Andrea e io potremmo essere amici, potrei essere amica perfino di Raganelli (il chirurgo toracico del romanzo) anche se a volte ha la logica di una certa parte dei cattedratici universitari stampata nel DNA ed è una logica che trovo patetica. Lucilla e io potremmo essere gemelle, ma con identità e passioni erotiche molto, molto diverse.

Intervista di: Elena Torre

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  1. […] L’Amore è uno. E’ il motore e la causa prima, il segreto della guarigione e la ragione per vivere. L’Amore è ciò che siamo ed è talmente centrale, primario e basilare da assumere decine di caratteristiche differenti solo in apparenza: amore filiale e/o materno (paterno), amore passionale, amore per un’idea, per un ideale, amore tra amici, amore bisognoso (in realtà non esiste bisogno in amore, ma siamo umani e va considerato), amore possessivo oppure no, amore incondizionato e tanto altro. Read more…. […]

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