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90 anni di Sylvano Bussotti a Torre del Lago

Sylvano Bussotti, una delle figure più interessanti del panorama musicale e artistico contemporaneo, il primo di ottobre 2021 compirà 90 anni e la Fondazione Festival Pucciniano insieme a Maschietto Editore, Firenze gli rende omaggio con un evento che si terrà venerdì 20 agosto, alle ore 18:30, presso l’Auditorium Enrico Caruso – Festival Pucciniano Torre del Lago.

Fondazione Festival Pucciniano e Maschietto Editore per i 90 anni di Sylvano Bussotti

Il Maestro Giorgio Battistelli, compositore e direttore artistico del Festival, dialogherà con Renzo Cresti, autore del libro Sylvano Bussotti e l’opera geniale, Maschietto Editore, di prossima uscita (in libreria dal primo settembre 2021) e presentato in questa sede in anteprima. All’incontro parteciperà anche Rocco Quaglia. Per l’occasione, il Maestro Paolo Carlini, fagottista di chiara fama, che nell’ambito della musica contemporanea ha lavorato sia con Berio che con Bussotti, suonerà brani di quest’ultimo. Inoltre, a concludere i festeggiamenti, il pittore Mauro Corbani, in una performance artistica, realizzerà un dipinto ispirato a Sylvano e a suo zio, il pittore Tono Zancanaro.

Grafica Divina

Per accedere all’evento è necessario essere forniti di GreenPass.
Prenotazione obbligatoria: sofia@maschiettoeditore.com

Compositore e interprete, pittore, scenografo, costumista, scrittore, regista, attore, mobilissimo nella sua vicenda umana e artistica, Sylvano Bussotti dà vita a uno strepitoso “dialogo tra le arti” nel segno della corporeità, della libertà e dell’eros. Nel volume “Sylvano Bussotti e l’opera geniale”. L’Autore Renzo Cresti individua nell’infanzia fiorentina del piccolo Silvano e nel suo rapporto con lo zio Tono Zancanaro e il fratello Renzo, entrambi pittori, i semi che lo porteranno, grazie agli incontri con personaggi come Alberto Arbasino, Aldo Braibanti, John Cage e Carmelo Bene, Umberto Eco e Pier Paolo Pasolini a diventare il Sylvano conosciuto e amato in tutto il mondo. Oltre a un’iconografia familiare e artistica, coreografica, teatrale e musicale, il libro contiene una selezione delle partiture di Bussotti, vere e proprie opere d’arte, nelle quali la tradizionale notazione si alterna a una esperienza pittografica, che rende l’esecuzione aleatoria e ogni volta diversa, tanto che gli interpreti si trasformano, assumendo il ruolo di coautori.

Arricchiscono il volume uno scritto autografo inedito di Sylvano Bussotti sull’ideazione di bussottioperaballett, un’intervista a Rocco Quaglia, coreografo e ballerino, compagno, a cura di Renzo Cresti, di Sylvano dagli anni ’70, e un CD con brani di Sylvano Bussotti a cura e interpretati da Monica Benvenuti (cantante) e da Francesco Giomi (musicista elettronico e Direttore dello studio musicale “Tempo Reale”).

Sylvano Bussotti, nato a Firenze nel 1931, si è cimentato in un progetto di opera d’arte totale, che per lungo tempo ha avuto nome BOB (bussottioperaballet), firmando regie, scenografie, dipingendo e scrivendo libretti e liriche. Il suo catalogo è ricchissimo di incursioni in ambiti diversi, nel teatro come nel cinema, dove si ricordano soprattutto Rara Film, 1965-1969, vera summa dell’avanguardia del tempo e Apology, realizzato a Berlino nel 1972, cui vanno aggiunti almeno i divertenti clip realizzati per la Biennale in cui compare a fianco di Patty Pravo e Moira Orfei. Allievo tra gli altri di Luigi Dallapiccola, a Firenze, dopo gli incontri parigini con Pierre Boulez e John Cage, si rivelò però a Darmstadt con i Five Piano Pieces for David Tudor (1958), che poi saranno parte del lavoro che sancì la sua notorietà, dall’inequivocabile titolo Pièces de chair, presentato nel 1960 e decisamente volto a un’estetica del gesto musicale, di immediato impatto teatrale. Secondo le parole della musicologa Ivanka Stoianova: “per la produzione artistica di Bussotti la totale apertura è una caratteristica tipica e permanente”.

Di questi anni è anche il lavoro con Carmelo Bene per una serie di celebri concerti di poesia dedicati a Maiakovskij; la rappresentazione del gender in questa prospettiva diventa basilare e trova accoglienza nei suoi titoli più importanti, che si confrontano con testi di De Pisis, Pasolini e soprattutto di Aldo Braibanti, a cui è stato legato da una lunga amicizia. La Passion selon Sade è il lavoro che lo consacra ed è un successo di scandalo a Palermo, nel 1965, nell’ambito di un convegno del Gruppo 63, prima di una vasta tournèe internazionale che fissa per sempre l’icona della diva d’avanguardia Cathy Berberian, Justine e Juliette a un tempo, intenta a eseguire variazioni da un sonetto di Louise Labé, su uno sfondo operistico di inginocchiatoi, con un kapellmeister (il compositore stesso in abiti glam) che manovra con altrettanta disinvoltura la bacchetta d’orchestra o la frusta.

I costumi dorati, i gioielli e le parrucche iperboliche troveranno ben presto la via di “Vogue” dando a Bussotti una vasta notorietà anche in ambito extramusicale, in una decisa chiave di provocazione, come dimostrò anche un incontro tumultuoso con il mondo del Living Theater, in occasione di una soirèe memorabile a Bordeaux nel 1967. Nella produzione degli anni seguenti sarà evidente una commistione di echi rinascimentali e meccanismi di alea, in opere come Rara Requiem (1969), il bel lavoro biografico “a tema” per quartetto e orchestra I semi di Gramsci (1971), l’opera Lorenzaccio rappresentata ad Amburgo nel 1972, summa di ispirazioni da De Musset per narrare un mondo cromaticamente sovraccarico che nel disegno bussottiano di copertina associa come nel futuro Caravaggio di Derek Jarman un costume vagamente cinquecentesco e una motocicletta.

Nel 1973 sarà la volta del balletto Bergkristall dal racconto omonimo di Adalbert Stifter e in seguito de Le Racine, pianobar per Phèdre (1981), primo capitolo di una serie di interventi sul tema raciniano e il sontuoso Bal Mirò (1981). Nel 1988 ha presentato al Comunale di Firenze, L’ispirazione, tratto da un’idea di Ernest Bloch e messo in scena da Derek Jarman, che ha aperto lo spettacolo con frammenti crudeli da The Last of England, mentre la sua musa Tilda Swinton incarnava Futura, signora del Teatro e dello Spazio. Tra i suoi ultimi lavori, da citare almeno Tieste, presentato all’Opera di Roma nel 2000 e Silvano, Sylvano, andato in scena all’Auditorium nel 2009.

Renzo Cresti, già Direttore e docente di Storia della Musica presso l’ISSM Boccherini di Lucca, è autore e curatore di oltre quaranta libri, molti dei quali dedicati alla musica del Novecento e ai compositori contemporanei. Suoi scritti sono stati tradotti in varie lingue. Collaboratore di istituzioni nazionali e internazionali. Fra i suoi volumi recenti Musica presente, tendenze e compositori di oggi, (LIM, Lucca 2019). È direttore della collana Musica Presente Records.
www.renzocresti.com

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