Due album per scoprire un talento (anzi due), un linguaggio, un percorso
Marcello De Carolis, classe ’91, è il talento comune ai due dischi: chitarrista diplomato al Conservatorio di Potenza, virtuoso di grande qualità, nitore, tocco insieme leggero e consapevole; il linguaggio è quello della chitarra battente, strumento a dieci corde per solito confinato nell’area folclorica se non strapaesana, che però ha delle potenzialità notevolissime anche sul fronte della musica colta e contemporanea; il percorso è quello fatto dallo stesso De Carolis con la propria chitarra battente, sino a sdoganarne le potenzialità in duo con il suo Maestro Francesco Loccisano (il secondo talento, nel disco “Venti”), e sino a collocarla nell’ambito colto col primo album mai pensato di composizioni classiche pensate per chitarra battente, alternate a composizioni moderne che ne ridessero le contemporaneità possibili (avviene nel disco “The Eclectic Beating”).
Marcello De Carolis “The Eclecting Beating”
In “The Eclecting Beating”, come segnalano le ampie e importanti note di copertina di Angelo Gilardino, De Carolis “rigenera” il proprio strumento. Anche facendolo dialogare “classicamente” con archi e fiati orchestrali, ampliandone le carte sonore in duetto con la chitarra classica, dilatandogli i mondi possibili tramite l’uso di ukubass, cajon, un flauto che ora rimanda al flamenco ora al prog.
L’album s’apre con la prima composizione orchestrale mai pensata per chitarra battente, legni e ottoni, dal medesimo Gilardino: e i quattro movimenti del “Concerto di Matera”, a tratti di fascino stravinskyano, fanno subito percepire come la chitarra battente possa essere una risorsa in più, di taglio modernissimo, per composizioni contemporanee. Soprattutto, lo strumento esce molto bene dal terzo movimento, l’Allegretto, e dal quarto, Vivo e capriccioso, che ne esaltano le molteplici sfaccettature possibili.
Poi nel CD ecco un altro brano firmato Gilardino, “Albero solitario”, il primissimo mai composto appositamente per lo strumento di De Carolis in assoluto, al di là del suo uso nelle feste e nelle danze tradizionali. In “Albero solitario” s’affianca alla chitarra battente una seicorde classica, e le due voci s’intersecano, sostengono, sviluppano, dando vita a un suono chitarristico unico, indimenticabile.
Indi, la “nuova” voce della chitarra battente viene messa alla prova da De Carolis con la scrittura contemporanea popolare pensata per lo strumento da Francesco Loccisano, suo Maestro: e se in “Clizia” il risultato -anche estetico- è comunque di rara efficacia, è in “Argento” che risalta proprio la modernità del sound dello strumento, il quale con altri in appoggio (ukubass, cajon, percussioni) diviene stimolo e stimolante al contempo.
“The Eclectic Beating” si chiude poi con un brano dello stesso De Carolis, “Gocce”, molto elegante e molto “jazz”, dispari, quasi distorto, che apre ulteriori prospettive di contemporaneità alla chitarra battente. Come però del resto già fa la bella, sorprendente rilettura dello standard del compianto Chick Corea “Spain”, in cui al quartetto già in azione per “Clizia”, “Argento” e la stessa “Gocce” s’aggiunge un flauto: capace d’accendere scintille addirittura oltre il jazz, e verso il rock progressive.
Marcello De Carolis con Francesco Loccisano “Venti”
Ma se è da conoscere l’elegante, colto eppure immediato capolavoro solista di De Carolis, va conosciuto anche il suo magnifico “Venti” in duo con Francesco Loccisano, nel primissimo disco di due chitarre battenti sole.
In scaletta “Venti” annovera originali di Loccisano rielaborati per sfruttare la doppia possenza potenziale dell’incontro in musica, più il tradizionale “La tarantella di zio Nicola” elaborato ancora da Loccisano nientemeno che con Eugenio Bennato.
E il risultato del dialogo-scontro fra due virtuosismi su uno strumento sin troppo spesso banalizzato o violentato nel folclore più ovvio, è l’apertura della chitarra battente ai suoni del mondo. Fra eco mediorientali e ottocentesche, Sud Italia di ieri e Sud Italia di domani, grandi maestri che noi conosciamo poco (sublime in merito il pezzo-dedica “Amico Brozman”) e le tradizioni lucane e calabresi, “Venti” è un viaggio in poderoso crescendo che conquista in più passaggi: su tutti forse “Il volo dell’angelo”, “Scilla”, “Ai padri”, “Via dal tubo”.
Due virtuosi
Se insomma gradite conoscere un nuovo grande virtuoso (anzi due), un linguaggio che ancora non è conosciuto e sfruttato come meriterebbe (ma qui sì, però), e un percorso alto quanto capace di coinvolgere e appagare sia emozione che estetica dell’ascolto, beh: questi due album di Marcello De Carolis con la sua chitarra battente fanno per voi.
Recensione di: Andrea Pedrinelli
Da ascoltare/guardare: “Clizia” (da “The Eclectic Beating”)
https://www.youtube.com/watch?v=3mRbcPAo6uA