Home Da ascoltare “Pop, Rock, Jazz… e non solo” Vanessa Tagliabue Yorke

“Pop, Rock, Jazz… e non solo” Vanessa Tagliabue Yorke

Ospite della rubrica di Andrea Pedrinelli “Pop, Rock, Jazz… e non solo”:
Vanessa Tagliabue Yorke
Diverso lontano incomprensibile (Artesuono)

Vanessa Tagliabue Yorke: “Diverso lontano incomprensibile”

Per “Diverso lontano incomprensibile”, la cantante e compositrice Vanessa Tagliabue Yorke ha portato a compimento anni di studi ed esperimenti sia a livello vocale che a livello di scrittura, mirando a proporre nuove possibilità armoniche -mescendo la tradizione con spunti orientali e mediorientali, la Francia del Novecento o il Free Jazz- sia un utilizzo innovativo della voce -i cui timbri lei vuole guardino anche, tramite l’uso di vari idiomi, ad approcci ritmici, sviluppi melodici e accenti molto diversi da quelli che ascoltiamo per solito.
Un progetto ambizioso, dunque: che Vanessa sintetizza nel termine “diverso” in quanto “non reitera forma e consuetudini del nostro far musica”, approfondisce nel termine “lontano” perché mira insieme a comunicare qui e ora e a far pensare ad un Altrove e a un futuro, e però sente quale “incomprensibile” solo perché fuori da ogni territorio sinora seminato, e non -beninteso- in quanto impossibile da capire.

Grafica Divina
Vanessa Tagliabue Yorke

Il punto è: questo progetto, tanto colto e complesso, è riuscito?

E la risposta è positiva, anche sul piano del godimento dell’ascolto; al netto di qualche eccentricità che probabilmente era inevitabile (“Alf Leila Wa Leila” pare un brano tradizionale tout-court, in cui non s’avverte il portato della ricerca dell’artista) e d’un paio di brani (“Monkey Improvisation”, “Zebra”) che paiono velleitari tentativi di trovare una nuova grafia compositiva e vocale senza riuscire però a raggiungere null’altro che esercizi di stile.

In linea di massima, però, “Diverso lontano incomprensibile” affascina. E qua e là fa ben intravedere complessità e originalità del percorso osato a più livelli da Vanessa; richiamando in chiave moderna se non contemporanea spunti di jazz d’antan, Free Jazz ed eco colte, che si sviluppano però dentro atmosfere diverse o tramite spunti che ne dischiudano potenzialità “altre” dalle solite; e in due passaggi forse più difficili dell’album ma senza dubbio da lodare, “Indonesiana” e “Grazie degli incubi”, si ha pure un riscontro intrigante del tentativo dell’interprete di sfruttare le migliaia di potenzialità d’un accordo solo, proposto di continuo ma mutandone le alterazioni, o di proporre micro-concerti grossi… futuribili, nel dialogo fra le note raggiunte col canto e quanto da esse poteva sviluppare la band.

L’album di Vanessa Tagliabue Yorke, suonato con la sua ottima Yorkestra ed ospiti classici ad archi e clarino, su brani composti e/o arrangiati dall’autrice, usa inoltre la parola -in più lingue- a rinnovare il fraseggio jazzistico portandolo dentro l’interculturalità del Duemila, mesce cultura jazz e non solo a sperimentazione d’immenso coraggio, impone all’ascolto l’apertura mentale di affrontare contemporaneamente più mondi e più epoche, restando però incisivamente concentrati su una contemporaneità sonora che guarda anche al domani, cui qua e là propone percorsi davvero fascinosi.

I pezzi

Si parte nel CD con un viaggio molto composito, che dall’elettronica passa per Skrjabin e mostra un canto-strumento fra gli strumenti con dei botta e risposta davvero anomali: è la traccia “Indonesiana” cui si è già accennato sopra. Poi, a parte qualche pausa già citata e l’astratto minimalismo jazz-world music di “Con Khi”, sono diversi i passaggi che colpiscono nella tracklist.
Fra essi la frastagliata “Leon”, che apre e chiude continuamente orizzonti sonori sia antichi che inediti, il piglio classico sviluppato fra cantato orientale e muscolatura jazz di “Skrjabin”, gli sviluppi infiniti d’un accordo solo ben tenuti però sotto controllo -sempre tramite il jazz- da “Grazie degli incubi”, la potenza dell’usare la voce in modo “altro” e al contempo dello sviluppare la composizione in maniera alternativa che emerge dalle ultime due tracce, “T.G.T.T.” e “I’ll Be Seeing You”.
E forse il brano che meglio esemplifica, almeno per concetti essenziali, il lavoro poderoso quanto coraggioso di Vanessa Tagliabue Yorke in questo CD è “Mlyana”, continuo gioco di equilibri fra una vocalità sperimentale palesemente addestrata a dimensioni colte e un tessuto ritmico e improvvisativo che abbina a essa eco gustose della storia del jazz: osando dunque accostare pagina scritta e libertà, sperimentazione e innovazione stando pure in bilico fra mondi, culture, epoche, linguaggi; e quasi senza farsene accorgere, alla fine creando ipotesi nuove su cui lavorare sia per gli interpreti che per gli autori della musica del Duemila.

Articolo di: Andrea Pedrinelli

Da ascoltare/guardare: “Mlyana”

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