Home Da ascoltare “Pop, Rock, Jazz… e non solo” Fabrice Pascal Quagliotti

“Pop, Rock, Jazz… e non solo” Fabrice Pascal Quagliotti

Fabrice Pascal Quagliotti
Parallel Worlds

(Intermezzo/The Orchard)

Ci voleva il lockdown, per convincere Fabrice Pascal Quagliotti a dare alle stampe un album da solista che fissasse il percorso personalissimo dentro la forza della musica di uno dei più grandi sperimentatori ed esperti di tastiere elettroniche del nostro tempo.

Grafica Divina

Storico membro dei Rockets, band capostipite del cosiddetto Space Rock (e tuttora in attività), Quagliotti ha “approfittato” del tempo sospeso causa pandemia per regalarci un viaggio coloratissimo dentro la musica: mettendo l’elettronica al servizio di profondità e spessore della sua cultura musicale, che nell’opera si dipana convincente in un continuo evocare mondi, sonorità, epoche, dentro un sound comunque personale, originalissimo, e per nulla monotematico. Anzi: quasi da one-man-orchestra.

Nei suoi “mondi paralleli” dedicati al grande Ennio Morricone, l’artista transalpino ha saputo coniugare un’attenzione raffinata al nitore tecnologico di sonorità fascinose, con partiture di buona grana compositiva, un piglio ritmico di lievità mai però banale, l’arte di fare dei vari mondi scelti veri e propri vasi comunicanti: ma sempre con gusto e misura.
E già che c’era, Quagliotti s’è concesso due “avventure”.

La prima, quella di lavorare col collega Frederick Rousseau, uno che nel tempo ha collaborato con Vangelis e Jarre e che qui, con Fabrice, propone una “Friends” di classe e soprattutto una “Strange Loop” molto stimolante, dal notevole mood. La seconda, più affascinante ancora, una vera e propria sfida alle nostre banalizzanti convenzioni d’ascolto, chiamare un Dj -il milanese Axel Cooper- e proporgli di realizzare un tappeto ritmico sì nello stile della dilagante trap, ma su cui inserire suoni veri e melodie effettive. E il risultato di questa sfida, il brano “Walk Away”, dovrebbe essere messo in cornice. Nella misura in cui dimostra che il problema della musica oggi di moda non è il genere, bensì la mancanza di conoscenze, capacità, ispirazione di chi quella musica la fa. Quagliotti possiede e cultura e idee, dunque “Walk Away” è un gioiellino: trap o non trap, le cui ovvietà manco si avvertono nel suo pezzo.

È comunque tutto il viaggio di “Parallel Worlds”, che ammalia e convince.
Dai bei sviluppi di “Alchemy” all’alternanza fra eco classiche e squarci futuribili di “Renaissance”; dalla sognante e quasi prog -un prog però gradevolmente ispido, davvero originalissimo- “Tovarisch Gagarin” alla psichedelia quasi trance -e gustosamente rock- di “Mezcal”.

Si potrebbero poi citare la splendida, elegante, trattenuta “Princess”, d’un romanticismo di classe sublime, oppure l’orientaleggiare non banale di “Japanese Tattoo”; o ancora la tensione dark dell’intrigante “So Long Major Tom”, dedicata da Quagliotti alla memoria del grandissimo David Bowie.

Forse però la pagina che da sola vale l’acquisto di “Parallel Worlds” è “Harem”: brano sotto il quale sta una denuncia esplicita del millenario sessismo culturale dell’Occidente che Quagliotti sa gridare in musica strumentale, attraverso ficcanti, intelligentissimi, emozionanti contrasti sonori d’ombre e luci, lavorando solo sulle sue tastiere.

Davvero dunque quasi valeva la pena d’aspettare un lockdown, per godere l’arte di Quagliotti libera da certe briglie certo necessarie all’ormai enorme storia dei Rockets: e “Parallel Worlds”, per gli amanti dell’ascolto “vero”, com’è giusto fornisce pure due opzioni.
Ovvero il CD e il doppio vinile, trasparente oppure nero: tutti a tiratura limitata e numerata, il CD con ampio (e bel) libretto, i vinili con due tracce bonus in più. Che poi sono le versioni “binaural mix” dei brani scritti ed eseguiti -in sommo duetto- con Rousseau.

Da ascoltare, Fabrice Pascal Quagliotti Parallel Worlds (Intermezzo/The Orchard).

Articolo di: Andrea Pedrinelli

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Critico musicale e teatrale, è giornalista dal 1991 e attualmente collabora con Avvenire, Musica Jazz, Scarp de’ tenis, Vinile. Crea format tv e d’incontro-spettacolo, conduce serate culturali, a livello editoriale ha scritto importanti saggi fra cui quelli su Enzo Jannacci, Giorgio Gaber (di cui è il massimo studioso esistente), Claudio Baglioni, Ron, Renato Zero, Vasco Rossi, Susanna Parigi. Ha collaborato con i Pooh, Ezio Bosso, Roberto Cacciapaglia e di recente ha edito anche Canzoni da leggere, da una sua rubrica di prima pagina su Avvenire dedicata alla storia della canzone.

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