Rava – Herbert
– Guidi
For Mario (Live)
(Album digitale – Accidental Records)
Il Mario del titolo era uno storico manager e cultore di jazz, Mario Guidi, scomparso a fine 2019: e il live “For Mario”, inciso durante un tour del 2016 cui egli aveva praticamente sempre presenziato, vuole oggi essere un atto d’omaggio a una bella persona, prima ancora che a un esperto braccio destro di grandi artisti; un omaggio di grande (e soprattutto nuovo, sfidante) jazz a cura del trio sperimentale formato da suo figlio Giovanni Guidi, pianista di vaglia, dal suo amico e assistito storico Enrico Rava, forse il più importante trombettista italiano di sempre, e da Matthew Herbert, loro decisivo sodale in quest’avventura inedita di campionamenti ed elettronica.
Che tipo di jazz si ascolta, in questi ampi frammenti live senza titolo divisi solo in “parti” e numerati dall’uno al cinque? Senz’altro, un jazz che guarda al futuro. E che ovviamente spiazza, mescolando non solo l’eredità acustica più matura del linguaggio jazzistico “classico” a fermenti elettronici, ma addirittura partendo da essi per le improvvisazioni.
Infatti i brani sviluppati sul palco dai tre artisti prendono sempre le mosse da una scelta di campionamenti realizzati da Herbert durante lunghe sessioni di interplay fra Rava e Guidi, campionamenti che su palco così diventano basi coloristiche ma soprattutto ritmiche su cui Rava e Guidi lavorano ex novo, con in più lo stesso Herbert a interpolarle ulteriormente e l’apporto esterno (ma decisivo) del musicista elettronico Hugh Jones, per i livelli e i missaggi secondo climax del momento dell’a dir poco innovativo combo.
Il disco che testimonia evoluzioni ed evoluzione (se ci consentite il gioco di parole) del trio Rava-Herbert-Guidi durante la tournée 2016, alla fine, ha però così l’impatto d’un viaggio circolare in nuove e anche spirituali potenzialità della musica jazz: giacché parte da un quasi silenzio colmo d’eco rielaborate elettronicamente, e si chiude sotto il traguardo d’un silenzio vero che però dopo un viaggio siffatto è silenzio pieno, vissuto, mosso, in buona sostanza vivo.
E certo, questa che si è formata sul palco nei momenti hic et nunc dell’incontro di tre talenti è musica che pretende, come del resto sarebbe piaciuto a Mario Guidi, oltre che musica che mira a nuove possibili frontiere; ma è anche musica che non si ferma alle ipotesi bensì prova a farne carne sonora, soprattutto musica che -a un ascolto attento, rispettoso, senza pregiudizi- dopo aver preteso e preso tanto, tantissimo restituisce.
Da un lato, regala una poco usuale capacità di far coesistere più mondi dentro un viaggio che diventa quasi subito anche introspettivo e interiore pure per chi ascolta; dall’altro, si fa musica che vellica le profondità dell’ascolto sino a farsi per certi versi sacrale, o come hanno già scritto alcuni recensori britannici “catartica” se non addirittura “trascendentale”.
Perché c’è di più, anche: è un viaggio, questo, che conduce alla musica nella sua alterità, nella sua purezza assoluta.
I tre riescono a tanto perché affrontano con pudore e misura la sfida dell’incontro senza paracadute fra acustico ed elettronico, senza banalizzarla condendola di pleonastici virtuosismi, facili eco, supponenti esagerazioni; così che “For Mario” diviene vera e propria dimostrazione tout-court della potenza delle sette note, nonché conferma di quanto esse possano darci -dolorosamente, terapeuticamente, persino misticamente- concedendo loro tempo, fiducia, anche silenzi e, suonando, come fanno Rava, Herbert e Guidi un approccio misto di curiosità e libertà da ogni pregiudizio.
Non conta molto dunque, stavolta, parlare diffusamente delle singole “parti” dell’opera: qui sono il viaggio in sé e dove ci fa arrivare ascoltandolo, che contano. Anche se certo “Part One” tra la frusta di Rava e gli sfarfallii di Guidi colpisce, “Part Three” esplode in interplay alto partendo da un incedere vagamente chopiniano fatto di slanci sofferti del fiato, atmosfere sospese del piano, scommesse sonore dell’elettronica, comuni sincopi inquiete che poi virano verso Satie e il futuro, e “Part Five” porta abbozzi di vario genere a farsi “quasi-song” astratta e toccante.
Ed anche i solismi qui contano pochissimo, sia quelli energici e coltissimi di Rava che quelli derivati dal nitore luminoso e sensibile del tocco di Guidi che quelli, aerei, visionari e spesso futuribili, che svela all’oggi l’elettronica di Herbert: i tre musicisti in “For Mario” sono al servizio del viaggio, del loro e del nostro ascolto, infine della musica in sé.
Certo bisogna darsi tempo e silenzio, per godere di questo album; ma ne vale la pena, eccome. Porta dentro di noi, e di lì nel potere squassante, irrinunciabile, d’una musica pura.
Articolo di: Andrea Pedrinelli
Da ascoltare/guardare, “Part Five”: