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“pop rock jazz…e non solo” Session Americana North East

Session Americana
North East
(Appaloosa Records-IRD

  La super-band statunitense zeppa di personaggi “doc” per molti versi storici (dal cantautore Ry Cavanaugh al batterista Billy Beard, sino a Jennifer Kimball del duo The Story) esplora nel suo settimo lavoro la musica americana del Nord-Est. E Nord-Est, negli States, significa in concreto il portato folk-autorale di Boston, Portland, Providence, del New England e dei figli di un’immigrazione più strettamente britannica; ma musicalmente significa anche forse l’America più “americana”, certo un’America in musica più originale e autoctona, rispetto a quella da subito contaminata, a Chicago o New Orleans, da suoni africani e celtici, dalle origini del blues o quelle del jazz.

Grafica Divina

Così il viaggio nel “North East” di Session Americana, compiuto come sempre con strumenti vintage di fascino impareggiabile, è un viaggio molto “on the road”, nella cultura del viaggio spazio-temporale stesso d’un Paese dalle mille frontiere, dalle mille culture e dai mille colori: che si esprimono nell’eredità nordestina – fatta anche di firme come quella di James Taylor, peraltro – in un continuo rimpallo d’autore fra melanconie ariose ed energie trattenute nervosamente, delicatezze rarefatte ed asperità terrigne.

Il viaggio della band nel CD si compone di ben 14 brani, fra i quali è interessante riscoprire “Dim All the Lights” di Donna Summer in versione minimal-folk o la strepitosa “Goodbye” di Patty Griffin; per tacere dell’ammaliante e densa “Coming Around Again” a firma Carly Simon, autrice di scrittura intrigante senz’altro da riportare all’attenzione. Ma è un viaggio talmente composito che è difficile, isolarvi la dolente “You’ll Never Get to Heaven”, che tocca i nervi scoperti d’un’area in degrado, più che sottolinearvi il vibrante canto di libertà e ricerca del bello che in modo umbratile e caustico sprizza fuori “Roadrunner”; e qua e là in esso le chitarre svisano e stratificano rock da eco folk o addirittura country, come capita per pagine ricche d’emozione tipo “Merrimack County” o “You Go Your Way”.

Forse però il brano che più riesce a far capire la forza e le molteplici sfumature di questa band, nonché la sua profondità di rilettura e modernizzazione rispettosa, è “The Night”: cantautorato alto dell’icona dell’indie rock Mark Sandman nel quale Session Americana può partire dalla base d’una scrittura da brividi, per dilatarla esplorandola con tatto e sospensione senza però rinunciare ad azzeccate, graffianti, moderne dissonanze. Sino a trasportare l’America di ieri in quella di oggi, o forse, meglio, a centrare l’America di sempre: fra paure e slanci, ideali e chiusure, eterna prigioniera di molte contraddizioni.

Forse “North East” è un CD per adepti, si potrebbe pensare. E per certi versi lo è; però forse, e proprio per quanto appena scritto, potrebbe funzionare molto bene come “guida” per chiunque. Chiunque volesse, poi, intraprendere in profondità un viaggio altro: dentro quello che Session Americana con intelligenza e gusto seleziona, e magari partendo proprio da un James Taylor, che ne vale sempre la pena…

Articolo di: Andrea Pedrinelli

Da ascoltare/guardare, “The Night” dal vivo:
https://www.youtube.com/watch?v=xadAplstXfE

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Critico musicale e teatrale, è giornalista dal 1991 e attualmente collabora con Avvenire, Musica Jazz, Scarp de’ tenis, Vinile. Crea format tv e d’incontro-spettacolo, conduce serate culturali, a livello editoriale ha scritto importanti saggi fra cui quelli su Enzo Jannacci, Giorgio Gaber (di cui è il massimo studioso esistente), Claudio Baglioni, Ron, Renato Zero, Vasco Rossi, Susanna Parigi. Ha collaborato con i Pooh, Ezio Bosso, Roberto Cacciapaglia e di recente ha edito anche Canzoni da leggere, da una sua rubrica di prima pagina su Avvenire dedicata alla storia della canzone.

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