Il disagio della post modernità di Zygmunt Bauman, Editori Laterza
A sessantacinque anni dalla stesura e la pubblicazione de “Il disagio della civiltà” di Sigmun Freud la libertà individuale è la regina incontrastata della nostra epoca, il suo valore più alto.
Ma dove nasce il sogno della purezza, la necessità che abbiamo di vivere in un mondo dominato dall’ordine e dalla pulizia? Quanto ordine e pulizia sono legati? Quanto i dipendenti? Perché siamo preda di queste ossessioni? Da Freud a Foucoult, da Duglas a Sartre, ci immergiamo in teorie e simboli pronti a raccontarci qualcosa di profondo e spesso nascosto in ognuno di noi.
E poi il concetto di “straniero” inteso nelle varie società, l’analisi del modo in cui viene creato in base alle proprie peculiarità attraverso le singole mappe cognitive, estetiche e morali del mondo vissuto in cui è impossibile non imbattersi in individui che non si rifiutano di rispettare le divisioni da cui dipende una vita ordinata.
E ancora Orwell e il suo “stivale militare” Canetti e “le uniformi assassine”, il concetto di morale e la sua nascita, la giustizia, le riflessioni sul significato dell’arte e l’arte del significato, la cultura come una cooperativa di consumatori, la verità della scienza e quella dell’arte.
Il disagio della post modernità è uno dei libri forse più importanti di Zygmunt Bauman, maestro di pensiero riconosciuto in tutto il mondo. Un saggio indispensabile per chi ha la necessità di indagare questo nostro presente così complesso è pieno di contraddizioni.
Articolo di: Lucrezia Monti