Pesto alla Genovese. Vi occorrono 70 grammi di basilico genovese DOP. Staccate le foglioline e ponetele in un colino. Sciacquatele sotto l’acqua corrente fredda. Asciugatele strofinandole delicatamente in un canovaccio. In un mortaio di marmo mettete due spicchi di aglio sbucciati e privati dell’anima. Con un pestello di legno lavorateli fin quando diventano una crema morbidissima. Aggiungete 50 grammi di pecorino sardo DOP, 50 grammi di parmigiano reggiano, 30 grammi di pinoli e un pizzico di sale. Continuate a pestare. Infine mettete un po’ di olio EVO. Continuate a pestare sin quando avrete ottenuto una morbidissima crema. Il pesto è pronto.
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Pesto alla Genovese
Ora in una pentola mettete a bollire l’acqua salata. Quando l’acqua bolle versatevi 100 grammi di patate a tocchetti, 100 grammi di fagiolini spuntati ma interi, 250 grammi di trenette. Dopo dieci minuti scolate il tutto e versatelo in una zuppiera in cui avrete prima messo tre cucchiai di acqua di cottura. Portate in tavola.
Altre due antichissime e tradizionalissime ricette sono la lasagna e le trofie entrambe sempre al pesto. I “crostini Thai” sono invece post colombiane per via del pomodoro. Su fette di pane casereccio abbrustolito spalmate il pesto mischiato a morbidissimo formaggio di capra. Decorate con fettine di pomodoro.
Sugli scaffali del supermercato troverete barattolini di pesto anche nella versione “gentile”, ovvero senza aglio.
Esiste il campionato mondiale di pesto suddiviso in tantissime tappe.
Anni or sono ho partecipato alla tappa milanese classificandomi… ultima: comunque mi divertii davvero un sacco!
Il basilico (verde) insieme alla mozzarella (bianca) e al pomodoro (rosso) formando il tricolore simboleggiano la gastronomia italiana: basti pensare alla pizza margherita e all’insalata caprese entrambe con mozzarella, pomodoro e basilico, condite con olio EVO.
Il basilico nasce in India 5000 anni or sono. È una pianta annuale alta circa 50 centimetri. Ricca di fibre e omega tre si rivela preziosissima per la salute del cuore, degli occhi e del fegato ed è altamente digestivo.
Articolo di: Marinella Chiorino
Foto di Ugo Negrini