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Leone Locatelli si racconta in questa intervista

Definire Leone Locatelli non è facile dato che corrisponde alle figure di saggista, curatore editoriale, direttore della collana “heroica.it” per Delos Digital, studioso di media e processi culturali, ricercatore indipendente, autore e fondatore del sito www.heroica.it, dedicato all’analisi dei personaggi femminili nella cultura pop. Sicuramente il suo libro (esclusivamente in edizione digitale) merita di essere letto perché vi si scopriranno interessanti riflessioni relativi ai messaggi che quello che potrebbe sembrare a prima vista un programma televisivo di evasione in realtà manda al pubblico: “Vita da Strega. Da Bewitched alle maghette giapponesi.”

L’intervista

Leone Locatelli come nasce l’idea di questo saggio?

Grafica Divina

Sono uno studioso di prodotti mediali e ho sempre avuto una predilezione per i personaggi femminili. Sul mio sito www.heroica.it unisco passione e ricerca pubblicando articoli, interviste e analisi sulle eroine della cultura pop. In concomitanza con l’inaugurazione del sito, mi sono ritrovato, quasi per caso, a rivedere diversi episodi di Vita da Strega, e ne sono rimasto affascinato.
Ho cominciato a fare ricerche su questa sit-com, leggendo un sacco di critiche di persone che la ritenevano anti-femminista per il fatto che Darrin impedisse a Samantha di utilizzare il suo potere.
Sul mio sito ho spesso riabilitato personaggi ingiustamente ritenuti anti-femministi (come nel caso della Cenerentola di Walt Disney): è proprio da qui che partono le analisi più interessanti. La mia formazione sociologica mi ha spinto a non fermarmi alla superficie, scoprendo che la questione era ben più complessa di quanto potesse sembrare.
In più, ho sempre pensato che si parlasse troppo poco dell’influenza che questa sit-com ha avuto sul mondo del fumetto e dell’animazione giapponese, quindi ho voluto approfondire anche quest’aspetto.
Ho cominciato a scrivere un articolo, che col tempo si è tramutato in un saggio.
Per Delos Digital dirigo infatti una collana di saggi legati al mio sito (heroica.it) e la scelta di inaugurarla con Vita da Strega è simbolica e beneaugurante, come scrivo in una nota riportata all’inizio del volume (clicca qui per leggerla). La magia di Samantha, metafora di quel potere femminile che esploderà nella Seconda Ondata femminista, esprime tutto il potenziale di questa collana di saggi, nonché la sua natura stessa: heroica.it, come Bewitched, porta in scena limiti e potenzialità della condizione femminile attraverso un involucro “pop”, leggero.

America – Giappone. Due mondi che paiono distanti sia per cultura sia per la storia. Come mai invece questo interesse? Non è strano visti anche i trascorsi storici?

Il Giappone è un paese di grandi contraddizioni e contrasti, primo fra tutti quello fra tradizione e modernità. Pur essendo profondamente nazionalista e chiuso in sé stesso, il Giappone non è mai stato immune all’influenza dell’Occidente per quanto riguarda la cultura pop. Pensiamo all’esempio più celebre: è risaputo che il “padre dei manga”, Osamu Tezuka, si sia ispirato a Bambi (1941) e ad altre opere di Walt Disney.
L’impatto degli USA nella cultura popolare del Dopoguerra è stato talmente forte, a livello mondiale, che anche il Giappone non ha potuto resistergli, con buona pace delle generazioni più anziane. Come scrivo nel saggio, le prima ragazze magiche venivano connotate come ragazze straniere al pari di Samantha, quindi come outsider rispetto alla cultura giapponese. Sally la maga, ad esempio, con il suo aspetto caucasico (che parte dal nome) e la volontà di inserirsi nella società umana, era un simbolo della graduale modernizzazione e “occidentalizzazione” del Paese del Sol Levante, una metafora delle novità importate dall’Europa e dagli Stati Uniti, che faticavano a prendere piede fra le fasce più conservatrici della popolazione così come la streghetta faticava ad ambientarsi sulla Terra.
Insomma: il rapporto del Giappone con l’Occidente può essere conflittuale, in molti casi, ma è innegabile che ci sia un collegamento sempre aperto. Ancor prima di Tezuka c’era l’illustratore Jun’ichi Nakahara, che dai languidi occhi di vetro delle bambole francesi ha forgiato l’intera ’estetica degli shoujo, i manga per ragazze, come ho scritto in un articolo sul mio sito. Queste influenze rimbalzano dal Giappone all’Occidente come una sorta di boomerang: il Giappone si ispira a Vita da Strega per le ragazze magiche e, a sua volta, l’Occidente si ispira alle ragazze magiche giapponesi con prodotti come W.I.T.C.H. e Winx Club o, se vogliamo tornare agli USA, Star Vs The Forces Of Evil e Steven Universe. Allo stesso modo, il concetto del kawaii (lett. “carino”) giapponese nasce da figure occidentali come i bambolotti Kewpie, creati dall’americana Rose O’Neill, e torna in Occidente con le recenti LOL Surprise. Insomma: è uno scambio continuo, che perdura ancora oggi.

Sit-com e anime che in realtà sembrano solo voler divertire lo spettatore dicono scherzando la verità come Arlecchino?

Decisamente. La sit-com, grazie all’enfasi su situazioni comiche e surreali, riesce a dipingere senza filtri i cambiamenti di un’epoca, a rappresentare lo spirito del tempo o perfino ad anticiparlo, presentando idee e punti di vista che altrimenti non potrebbero mai andare in onda. È così che argomenti tabù come l’emancipazione femminile e il matrimonio interrazziale – a cui l’unione fra Samantha e Darrin è stata spesso associata – possono andare in onda, abilmente mascherati, nel prime time dell’America conservatrice degli anni ’60. Mi piace pensare a Samantha come a una femminista sotto copertura, titolo che si addice bene anche al mio sito: la cultura pop può lanciare messaggi importanti, influenzando l’opinione pubblica e cambiando la storia.

Tremate tremate le streghe son tornate non è quindi solo un caso sia lo slogan femminista?

Le femministe della Seconda Ondata si riferivano alla caccia alle streghe, la persecuzione di donne che divergevano dalla norma patriarcale, anche solo per il fatto di prevalere su un uomo nell’ambiente pubblico, e quindi dovevano essere “messe al rogo”. La rilettura di Samantha come strega-femminista viene fatta a posteriori, ma appare quantomai azzeccata: nel contesto storico del 1964, anno di debutto della sit-com, la magia di Samantha riflette un nuovo potere socio-politico femminile che non può più essere represso, tanto da scoppiare nella Seconda Ondata femminista.

Se pensiamo all’America (al di là dei due film citati Ho sposato una strega e Una strega in paradiso) subito ci vengono in mente Vita da Strega e Strega per Amore. In Giappone le maghette sono molte di più. Con quale criterio sono state scelte quelle riportate nel saggio?

Sally e Lamù le ho scelte perché sono stati i primi esemplari di streghetta e di fidanzata magica negli anime. Come spiego nel saggio, il manga di Akko-chan (Stilly de Lo specchio magico) è uscito qualche anno prima dell’anime di Sally, ma Stilly è una ragazza che si ritrova ad avere poteri magici, mentre Sally è una strega di nascita, quindi più facilmente associabile a Samantha. Inoltre, l’anime è uscito proprio sulla scia del successo di Bewitched in Giappone.
Poi, come dicevo, ho scelto Lamù perché ha dato vita a un altro genere, quello della mahou kanojo (“fidanzate magiche”), e Belldandy di Oh Mia Dea! perché è un grande classico di questo genere e si prestava molto bene al confronto con Bewitched, che infatti cita nella opening dei suoi OAV degli anni ‘90.

Sono cambiati gli stilemi e le idee tra le sit-com stregonesche americane e i lavori giapponesi?

In generale, parliamo di figure magiche femminili che si fanno specchio di un periodo caratterizzato da grandi cambiamenti sociali sia in Giappone, sia negli Stati Uniti, pur con le dovute differenze. Nel mio saggio metto in luce i punti in comune, più che le divergenze, ma ovviamente si tratta di due culture diverse.
Anche il target di riferimento traccia una serie di differenze fondamentali: negli USA, Bewitched e I Dream Of Jeannie erano rivolti a tutta la famiglia, mentre in Giappone il genere majokko nasce sulla scia del fascino che il personaggio di Samantha esercitava sulle bambine, mentre il genere delle “fidanzate magiche” si rivolge a maschi adolescenti e giovani adulti, quindi presenta un punto di vista maschile ancora più marcato rispetto al prodotto statunitense.

C’è su tutte una strega preferita?

Provo un affetto particolare per Samantha, ma aggiungo che mi sono molto divertito a scrivere di Mary Poppins: ho trovato somiglianze non scontate, fra le due, anche se quest’ultima non è propriamente una strega.
Per quanto riguarda gli anime, dei personaggi che ho trattato la mia preferita è Belldandy, ma se devo fare un discorso generale, direi che la mia ragazza magica preferita è Sailor Moon, che eleggo a rappresentante di tutte le guerriere sailor.
Quello è un fenomeno a sé: oltre ad aver curato la mostra “Sailor Moon, 25 anni in Italia” in collaborazione con il MUFANT di Torino, parlerò delle guerriere sailor anche in uno dei prossimi saggi della mia collana.
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Articolo di: Luca Ramacciotti

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