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Intervista a Giovanni Amighetti, uno dei promotori di Ahymé

Intervista a Giovanni Amighetti

Ciao Giovanni! Sei fra i promotori di Ahymé – Festival Interculturale dell’Integrazione, un festival ideato insieme al musicista Bessou GnalyWoh, il presidente dell’Associazione “Colori d’Africa – APS”. Da dove nasce l’idea di organizzare questo festival? Raccontaci l’incontro con Bessou GnalyWoh.

Ho incontrato Bessou una prima volta a fine anni ‘90 quando ero in tour con Ayub Ogada ed abbiamo fatto tappa a Parma. Lui era entusiasta di quel lavoro, poi ci siamo rivisti anni dopo ad una premiazione e mi ha proposto di collaborare ad un potenziamento artistico delle attività di Colori D’Africa. Così nel 2019 é nata la prima edizione di Ahymé Festival con la collaborazione del Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma e della Fondazione Cariparma. Ahymé in lingua Bether significa “andiamo insieme” ed il festival ha infatti presentato un percorso comune e collaborativo di musicisti soprattutto africani quali Ray Lema, i Mokoomba o Gasandji ed europei. L’edizione 2020 anche a causa delle restrizioni Covid dopo qualche evento annullato ed il concerto di Gabin Dabiré si é concentrata soprattutto su musicisti residenti in Italia.

Grafica Divina

Oltre a Bessou GnalyWoh all’interno del progetto sono coinvolti altri musicisti come Daniele Durante, Franco Mussida, Moreno “Il Biondo” Conficconi, Angela Benelli e Fiorenzo Tassinari. Come nascono queste collaborazioni e come sono stati scelti gli artisti che si sono avvicendati sul palco?

Avendo avuto l’invito di presentare “Incontri sul Palco” dell’Ahymé Festival dalla Cina ci siamo concentrati su musicisti che storicamente rappresentassero alcune delle anime della musica italiana. Quindi dal prog rock di Franco Mussida, alla musica da ballo romagnola di Conficconi e Tassinari, alla Taranta di Daniele Durante e Francesca della Monaca sino a certa classica contemporanea con Angela Benelli. Abbiamo poi creato anche situazioni totalmente inedite sul palco, come il brano “Andantino con brio” dove la formazione con me, Angela e Moreno “il biondo” Conficconi e la composizione sono state create sul momento. Con Moreno e Fiorenzo ci conoscevamo da una nostra produzione arvmusic della musica anni ’30 di Secondo Casadei di qualche anno fa, che aveva avuto un ottimo riscontro ed aveva riaperto un percorso “rispettabile” del liscio romagnolo nell’immaginario collettivo. Con Daniele Durante avevo iniziato una stretta collaborazione negli ultimi anni per trovare vie diverse alla Taranta salentina ed al forte cantautorato delle sue canzoni, Angela Benelli é una violinista classica con la quale ho un percorso di creazione istantanea dal disco “A classical improvisation” con Tiziana Ghiglioni, mentre Franco Mussida ha proposto di presentare lo spaccato work in progress dei suoi nuovi brani in quel dato momento.

Da musicista immagino che tu abbia vissuto tutte le problematiche legate al Covid-19. La musica e l’arte hanno sofferto più di altri settori. Com’è stato salire su un palco, a fianco di altri musicisti, in un momento in cui la musica era totalmente ferma?

È stato un bel momento, un momento di incontri e vitalità in mesi in cui il settore era stato bloccato. C’era quindi molta energia, positività e voglia di far bene.

Parlaci del futuro di Ahymé: ci saranno altre edizioni? Magari “a porte aperte” e con un pubblico pagante?

Sì, Ahymé tornerà a fine settembre 2021, ma non posso ancora svelare il programma.

All’interno di Incontri sul Palco, il docufilm dell’edizione 2020 di Ahymé non c’è solo musica ma anche dialoghi e scambi. Pensi che questa esperienza ti abbia arricchito come musicista e come persona?

Sì, resta sicuramente il ricordo di un momento molto particolare, ma anche la possibilità di interagire in una giornata in modo creativo con diversi stili musicali pur restando in questo caso in ambito soltanto italiano mi ha lasciato la voglia di approfondire anche questo percorso. Infatti da Ottobre usciremo con alcuni dischi sul tema realizzati allo studio Esagono di Rubiera.

Da qualche giorno ci ha lasciato Daniele Durante. Vuoi condividere un aneddoto o semplicemente un ricordo legato a questo grandissimo musicista?

Di Daniele ricordo soprattutto il legame umano, la capacità di vedere dentro le persone, le cene, i dialoghi su diversi aspetti della vita anche extra-musicali. E suonare il crescendo di synths in “Solo Andata” mi metteva sempre i brividi. Una grande persona che ha lasciato anche un’eredità di connessioni umane da lui create.

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