The Good Lobby non è una contraddizione in termini perché lobby non è un concetto negativo, lo è diventato.
Lobbying infatti significa partecipare, dare il proprio contributo ad un processo decisionale.
Perché e quando dunque ha assunto un’accezione tutt’altro che “buona”?
Alberto Alemanno e “The Good Lobby”
I motivi sono di natura culturale, mediatica, politica e sociale: lobby è diventato sinonimo di interesse, di gruppo occulto che opera per manipolare.
Per restituire dignità ad un termine dalle enormi implicazioni per le comunità civili è nata nel 2015 a Bruxelles The Good Lobby, un’associazione fondata da Alberto Alemanno, autore, saggista, avvocato, giurista e attivista, per “promuovere una nuova comprensione e pratica del lobbying, per ristabilire un equilibrio nell’accesso al potere nei sistemi democratici”.
Giorgio Gaber diceva che libertà è partecipazione e Alberto Alemanno che lobbying è partecipazione, possiamo dunque concludere che lobbying è libertà?
Probabilmente sì, se proseguiamo nella lettura di questo saggio edito da Tlon, dedicato al potenziale della coscienza civile collettiva e al principio dell’eguaglianza politica.
Il digitale e la partecipazione light
La partecipazione sembra ormai a portata di dito: basta un click ed esprimiamo consenso e dissenso, applaudiamo e abbracciamo, lanciamo cuori ed espressioni perplesse, firmiamo petizioni per cause a cui teniamo.
Cosa accade dopo il nostro gesto digitale? In genere nulla, se non sentirci ancora più profondamente consumatori e consumatrici anziché cittadini e cittadine, con un aumentato senso di insoddisfazione.
In un momento in cui siamo chiamati come specie umana a grandi sfide trovare il modo di fare la differenza non è più solo un diritto, ma un dovere.
La partecipazione civica e la politica dal basso
Come possiamo dunque tornare a sentirci parte attiva di una società che sembra essere rimasta civile e democratica solo nella definizione?
Tornando a fare lobbying nel senso più puro del termine, recuperando la capacità e possibilità di informare i decisori pubblici degli effetti delle loro scelte sulle popolazioni che rappresentano o che devono tornare a rappresentare.
Utilizzando proprio gli strumenti digitali e i social network che sembrano averci ridotti a pigri e compulsivi consumatori di notizie e informazioni e che ci rendono invece in grado di raggiungere chiunque e di comunicare annullando alcune delle limitazioni dello spazio-tempo.
Alberto Alemanno e Tlon Edizioni ci dotano dunque con The Good Lobby di un antidoto alla frustrazione e all’impotenza, indicando una via per impiegare i nostri talenti come cittadine e cittadini “lobbisti buoni” (o “buoni lobbisti”!).
The Good Lobby
Alberto Alemanno
Traduzione di Priscilla Robledo
Tlon Edizioni
Recensione di Cinzia Ciarmatori
E per saperne di più ecco il link all’associazione The Good Lobby