Laura Pausini si lascia andare ad alcune confidenze un po’ più intime di quello che siamo abituati a vedere, durante la conferenza stampa di ieri pomeriggio, in diretta su Zoom, per parlare della sua nomination agli Oscar.
Abbiamo avuto il piacere di partecipare.
Ecco qui l’intervista
Raccontaci un po’ questa emozione…
Io non so cosa ha di particolare la mia vita. Da quando ho vinto Sanremo 28 anni fa, mi chiedo continuamente perché proprio io! E da quel giorno è nato in me il desiderio di non accontentarmi mai. Sono disciplinata come un’atleta. A volte mi sento così piccola di fronte alle cose così grandi che mi succedono. A volte mi chiedo “Ma sei sicura di volerti prendere questa responsabilità?”. E non riesco mai a dire di no! A volte tutto questo mi spaventa. Ho imparato tanto in questi 28 anni, ma ho sempre le stesse paure di allora.
Il principio di cantare è lo stesso di quando facevo pianobar, solo che ci sono tante cose intorno che non conoscevo prima di vincere Sanremo.
Ogni volta che mi spavento, io mi butto, sennò è finita!
Dopo l’eventuale Oscar?
Mi chiedo “Cosa c’è dopo gli Oscar?” Forse c’è il pianobar e la mia mansarda di Solarolo, dove cantavo e ogni tanto i vicini suonavano alla porta per chiedere di abbassare il volume.
A me avere la nomination, invece di farmi sentire figa, mi fa venire più ansia! Perché dopo la gente si aspetta di più e anche io mi aspetto di più da me stessa.
Ansia da prestazione?
I primi anni non capivo perché succedesse tutto a me. Io sono nata con questa voce e non mi sembra. Mi do da fare per tutto quello che posso fare con questa voce. È un lavoro lungo, bellissimo, complicato. Nasco fragile e impaurita, però i traguardi mi danno la voglia di spingere sull’acceleratore.
Però quando arriverai agli Oscar non sarai la prima che passa. Ci arrivi dopo un lungo lavoro…
Mi sono dovuta un po’ istruire per capire che le star sono persone che hanno un talento. Per incontrare le star ci ho dovuto un po’ lavorare. Ma per assurdo, l’ansia mi viene quando parlo con gli italiani, non con le star internazionali. Ancora oggi quando mi chiama Pippo Baudo c’ho un po’ di ansia! Anni fa sono andata da una psicologa perché mi sentivo in colpa ad avere questa cosa così grande.
Se vinci?
Se dovessi vincere… Ovviamente ci sto pensando… Dico “Cavolo, vuoi vedere che è finita?”. Perché dopo non c’è altro premio! Ci sono solo le Olimpiadi, ma io odio tutto quanto è sport! Mi piace guardarlo, ma non praticarlo. È tutto così gigante in questo momento in cui siamo chiusi in casa… Non so come viverla questa cosa…
Hai sentito la Loren?
Sì, ci siamo sentite. Mi sento piena di riconoscenza nei suoi confronti, perché mi ha scelto lei. È una grande emozione, lei tiene molto a questo messaggio che lancia. La canzone è la sua voce che parla.
Parlaci del testo in italiano…
La prima versione era in inglese. Edoardo (Ponti, il regista, ndr) mi ha chiesto qualche frase in italiano. Diane stessa (Warren, la compositrice, ndr) mi ha chiesto di provare a farla in italiano. Io e Niccolò Agliardi siamo stati quasi un mese dietro a questo testo. È stato difficile, perché la metrica doveva rimanere uguale all’inglese. Ci tenevamo tantissimo a mantenere lo stesso significato. Lo abbiamo scritto in agosto, c’era la riapertura dopo il lockdown e ho pensato che non avesse più senso questo senso. Invece purtroppo sì.
Questo risultato è il frutto di una lunga costruzione?
La costruzione non è per i risultati o i premi. È un lungo lavoro. A volte leggo “Chissà che team che c’ha dietro la Pausini!”. Purtroppo la Pausini ha un team che fra un po’ non la sopporterà più perché rompe le scatole! Io ho rotto le balle infinitamente a tutti i paesi del mondo per far conoscere il mio lavoro. A un certo punto mi hanno detto “Costi troppo, hai troppe persone che ti seguono”. Bene, allora viaggio senza manager. Mi sono adattata alle condizioni. Ho dovuto fare un lungo lavoro dentro di me, ho paura di sentirmi speciale. Ma devo rendermene conto, perché sennò o piango sempre o mi sento una merda!
Ma tu hai lavorato sodo!
Io ho lavorato sodo, ma tanti miei colleghi lo fanno! Sento sempre di dovermi spiegare perché proprio io. Non può essere solo fortuna! Non posso essere fortunata da 28 anni!
A chi dedichi questa nomination?
Normalmente non mi preparo discorsi per eventuali vittorie. Mi viene da dire però che questo discorso, se vinco, è l’ultimo, il più importante e lo farò al mio babbo. Perché ho cominciato con lui a casa. Lui ha fatto per tanti anni il musicista e cantante e quando ero adolescente ha deciso di lasciare le orchestre e fare pianobar con un socio. Lui studiava le canzoni a casa, a me piaceva guardarlo che provava in garage e l’ho conosciuta lì la musica. Avevo 8 anni. Lui non mi ha mai detto che dovevo cantare, ma ha aspettato. Il giorno del mio ottavo compleanno gli ho chiesto in regalo un microfono e lì è iniziato qualcosa di unico. Il mio sogno era fare pianobar da sola. Non pensavo a Sanremo, perchè ragazzi io sono di Solarolo! Volevo cantare e riuscire a fare pianobar come femmina, perché in quel momento erano tutti uomini. Questa nomination la dedico a quell’uomo lì. Che mi ha insegnato che quando sono da sola con il microfono, anche se sono in uno stadio davanti a migliaia di persone, è la stessa cosa del pianobar. Solo che ci sono più persone che mi aiutano e più soldi!
I tuoi genitori seguono il tuo lavoro?
Sì. Quando faccio qualcosa, appena finito scrivo subito ai miei genitori. Se mio padre non mi scrive mentre sto cantando, vuol dire che ho cantato male. Mia madre giudica trucco, parrucco e mi rimprovera se dico le parolacce.
Hai detto che non ami lo sport. Ti alleni?
Faccio tapis roulant e un lavoro aerobico. Prima del tour mi alleno, perché sul palco mi piace muovermi libera.
I social?
I primi anni dei social, i commenti negativi li vivevo malissimo! Adesso quelli che mi danno fastidio li cancello, li banno e ciao!
Ora poi tutti possono fare tutto. Uno non sa cantare e fa il cantante e questa cosa non mi va giù, ma devo capire come gestire questa cosa. La mediocrità è la rovina generale dell’essere umano.
“Io sì (Seen)” candidata come miglior canzone originale
Con il brano Io sì/Seen (Atlantic/Warner) Laura Pausini è candidata dall’Academy Awards agli Oscar 2021, il premio del cinema più ambito del mondo.
A quindici giorni esatti dalla vittoria dei Golden Globes, riconoscimento celebrato con una straordinaria esibizione sul palco del 71° Festival di Sanremo, è arrivata ieri la notizia della nomination del brano agli Oscar 2021 nella categoria Best Original Song.
Ancora una volta un incredibile traguardo per la regina della musica italiana e per il brano Io sì/Seen, nato dalla collaborazione con la pluripremiata compositrice statunitense Diane Warren (undici nomination agli Oscar), Bonnie Greenberg (music supervisor di film come Tutto può succedere, Il matrimonio del mio migliore amico, What women want e The Mask) e per il testo italiano coscritto con Niccolò Agliardi.
Io sì/Seen è l’original song del film prodotto da Palomar per Netflix The life ahead/La vita davanti a sé con la regia di Edoardo Ponti, pellicola incentrata sul tema dell’accoglienza, dell’integrazione e della condivisione che segna il grande ritorno alle scene di Sophia Loren.
NOTA: Le domande dell’intervista sono state raccolte durante la conferenza stampa tra le domande poste dai giornalisti che hanno partecipato.