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“Pop, Rock, Jazz… e non solo” L’Albero e il suo “Solo al sole”

L’Albero
Solo al sole
(Santeria Records / Audioglobe)

Andrea Mastropietro alias L’Albero

La via contemporanea al cantautorato storico, che non è poi frequentatissima (ahinoi) ma comunque a volte regala guizzi intriganti, è ben in evidenza nel nuovo album di Andrea Mastropietro alias L’Albero, polistrumentista e soprattutto cantautore che dichiara esplicitamente il proprio amore per la tradizione italica del saper mescere bene musica e parole.
Anzi: la sua dichiarazione d’intenti è davvero magnifica, nel libretto del suo nuovo CD “Solo al sole”; specie quando dice “La maggior parte delle canzoni italiane di oggi serve solo a specchiarsi nello stesso specchio dove tutti fanno la fila per mostrarsi, uno specchio sporco che riflette solo un’immagine prestabilita”. E lui, invece, vuole “Esser tutto, tranne che copie”.

Grafica Divina

“Esser tutto, tranne che copie”

E in effetti omologato non è, il suo percorso sornione, intelligente, a tratti scintillante, che declina la canzone d’autore in modo volutamente pop e puntando su una gustosa e raramente banale lievità. Certo, forse dovrebbe (o meglio: dovrà) sviluppare un poco la sua scrittura, L’Albero, per innestarsi al meglio nella scia d’una vera canzone d’autore italiana; a volte la sua lievità è fin troppa, certi brani sono simpatici e puliti ma leggerissimi (vedi “Tutto Ok”), altri si aprono bene ma non affondano il colpo come sembrerebbero poter fare da un istante all’altro (vedi “Volo 573”).
Però, appunto, intanto L’Albero possiede una propria originalità, merce ormai rara, resa pure più croccante da arrangiamenti smaglianti colorati -come si usa ormai troppo poco- da ottimi fiati; inoltre l’artista possiede una bellissima voce, molto particolare, che sa adoprare anche oltre i confini del pop e si apprezza bene in pagine quali “Oh mia diletta!” o “Parlami di te”; infine, l’insieme che ne esce è comunque sognante quanto intrigante, lieve ma in modo nobile, certo d’una firma da rifinire quanto però già da tenere bene a mente per il futuro.

Le prime cinque tracce

Il meglio, “Solo al sole” lo dà comunque al principio.
Ovvero nelle prime cinque tracce, ché poi un poco il tutto si slabbra, o forse è proprio l’attuale “mood” autorale che non produce a lungo un ascolto convincente in toto. Comunque sia, l’inizio è ottimo. Bella “Solo al sole”, di fragranza pop, cultura e leggerezza, contenuti e slanci; valida e divertita la love-song “Quando viene sera”, dal convincente impianto melodico; elegante e assorta “Oh mia diletta!”, che fa pensare al miglior pop d’autore degli anni Settanta -quello di personaggi da rivalutare tipo Filipponio o Michele Pecora- aggiungendovi però belle e moderne eco jazzate.

Il culmine L’Albero lo tocca nel brano “Dalida”, dedicata alla grande cantante italo-francese come al suo partner Luigi Tenco, che possiede spunti lirici di gusto e bel piglio musicale di solare melanconia; e soprattutto nella mossa, intrigante “Cenere”, che musicalmente si muove tra pop ed eco di rock distorto e liricamente vola alto, pur fingendo giocosità, tra valori di peso e musica che salva.

Detto che in scaletta figurano anche due strumentali (solo uno sul vinile) che però nulla aggiungono né tolgono alla fantasia intelligente de L’Albero -per quanto la beatlesiana “Noia e illuminazione” abbia più pretese de “Il mattino ha l’oro in bocca”, che pare un mero spunto non elaborato-, “Solo al sole” si chiude con un brano intrigante come l’insieme, “Parlami di te”, che dell’autore conferma interessanti pregi e attuali limiti.

Ovvero idee testuali valide e anche sapide, che però qua e là procedono a sprazzi, e melodie non male, cui però a volte gioverebbe uno sviluppo maggiore.
Ma L’Albero si farà, a giudicare da questo album. Ché le radici, quelle ci sono.

Articolo di: Andrea Pedrinelli

Da ascoltare/guardare: “Cenere”
https://www.youtube.com/watch?v=8xpOAGkPfOY

L’Albero
Solo al sole
(Santeria Records / Audioglobe)

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Critico musicale e teatrale, è giornalista dal 1991 e attualmente collabora con Avvenire, Musica Jazz, Scarp de’ tenis, Vinile. Crea format tv e d’incontro-spettacolo, conduce serate culturali, a livello editoriale ha scritto importanti saggi fra cui quelli su Enzo Jannacci, Giorgio Gaber (di cui è il massimo studioso esistente), Claudio Baglioni, Ron, Renato Zero, Vasco Rossi, Susanna Parigi. Ha collaborato con i Pooh, Ezio Bosso, Roberto Cacciapaglia e di recente ha edito anche Canzoni da leggere, da una sua rubrica di prima pagina su Avvenire dedicata alla storia della canzone.

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