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Giulia Quaranta Provenzano, la fotografa d’arte e poetessa

Giulia Quaranta Provenzano, la fotografa d’arte e poetessa dell’infinito mettersi in discussione

Giulia Quaranta Provenzano è una giovane donna, trentadue anni a luglio, conosciuta in Italia e all’estero soprattutto per le sue tante pubblicazioni poetiche e per le sue preziose fotografie d’arte su tela connotate da una profondità e da uno scavo tematico, da un interrogarsi, sbalorditivi quale ne sia il focus della riflessione (ha scritto, però, anche diversi saggi e alcuni brevi romanzi con il Centro Editoriale Imperiese e la Aletti Editore). Apprezzata dalla Critica e dal pubblico, sente tuttavia di non essere soddisfatta di sé e di non essersi ancora realizzata né, soprattutto, inverata – scegliendosi. E se, voi lettori, vi state domando straniti il perché non potete assolutamente perdervi la lettura di quanto segue.

Grafica Divina

La ligure nasce esattamente il giorno previsto dai dottori, l’11 luglio 1989, facendo presagire quello che sarà uno dei tratti dominanti della sua vita: la ricerca continua di un’inesausta precisione e ancor di più di un’idealizzata quanto illusoria – dacché ognuno la riempie con le sovrastrutture che in parte ha ereditato e condizionano, se incapaci di prenderne distanza – perfezione che diventano per lei quasi un’ossessione. Dalla natura duplice, Giulia Quaranta Provenzano è curiosa di apprendere sempre nuove cose e migliorarsi nel confronto con ogni creatura vivente e no, col passato e coll’inesausto presente, a porsi senza sosta domande sulla prima persona e su quanto la circonda ma tuttavia, non di meno, è caratterizzata da un lato ombroso, amante del silenzio e della solitudine. 

A marzo 2019 qualcosa nell’imperiese però si spezza, la sua corazza va in frantumi incontrandosi-scontrandosi con il noto attore Giuseppe Morrone. Questi le sarà faro non solo nel percorso attoriale appena intrapreso, bensì molto di più allenatore emozionale. Giulia incontrerà nuovamente Morrone a luglio 2020 quando, nel successivo workshop per attori, la costringerà a prendere contatto e abbattere quel muro di apparente freddezza che l’ha resa prigioniera di se stessa, incapace di piangere e mostrarsi vera, forte ed altrettanto fragile agli altri. Un’anima coltivata con severità, quella di Giulia Quaranta Provenzano, che l’eccessiva cura del dettaglio e l’incapacità di perdonarsi qualsiasi “sbavatura” rendono rigida e di complicato accesso.

Attualmente colei che in arte è conosciuta come GQP, che sono le iniziale del suo nome, è addetta all’Ufficio Stampa per la Patty’s Art Gallery di Patrizia Stefani e alla rubrica musicale Oggi Musica di recente proprio dalla trentunenne ideata e portata avanti. La speranza – dichiarata da Giulia – è quella di riuscire a fare di entrambe le attività appena dette un lavoro, come altresì che la fotografia e la scrittura in generale divengano per lei professione …

Questa Passione per l’arte tutta è ovvero, ad oggi, per Giulia Quaranta Provenzano veleno e medicina ed è difatti la stessa ad affermare: “Sono insoddisfatta di me perché sono una bugiarda. Forse nemmeno nei miei scatti e nei mie componimenti sono del tutto sincera. Non riesco a riposarmi, tant’è che dormo poco e niente poiché proprio non mi riesce di non fare, fare e fare e pur rimango imperterrita un goffo blocco di marmo il cui bello restacelato all’interno visto che non mi lascio mai andare; alla ricerca spasmodica della luce giusta perdo quella che sarebbe la mia bellezza, la mia spontaneità frizzante e qualsiasi insita comicità contagiosa che invece so appartenermi (come fu un tempo). 

Né sicura e sensuale, né seducente, mai davvero, ché è impossibile laddove non si è morbidi, rilassati, se stessi e non ci si sente vivi, non si sorride da dentro. Tutta proiettata indietro, a rimuginare oppure troppo in avanti, a rincorrere traguardi e pormi mete a cuigiungere con aprioristica progettualità la mia mente, ogni giorno, è complice della più assurda voragine. L’azione, non il pensiero,  è ciò che conta –  cambiare è possibile, agendo, per contro al finora…”. 

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