Mentre la crisi climatica fa sentire sempre più i suoi effetti in tutto il mondo – quello del 2020 è stato il settembre più caldo mai registrato, un altro record che non avremmo voluto- gli studenti e i giovani di Fridays For Future (FFF) sono tornati in piazza proprio mentre in Europa e in Italia si discute (e decide) del mondo che sarà lasciato loro.
Per l’Europa e per l’Italia, infatti, la costruzione di un futuro sostenibile e a “zero carbonio” passa inevitabilmente dalla capacità di indirizzare in questo senso le risorse che, con l’emergenza Covid, sono state messe a disposizione a livello nazionale e comunitario (uno dei fondi europei si chiama Next Generation, non a caso). Purtroppo corriamo il rischio che gli sforzi per costruire una ripresa verde vengano fagocitati dal trasformismo e da interessi economici a breve termine al posto di avere un orizzonte più ampio, inclusivo e sostenibile, e che si rimanga ingabbiati nel modello basato sui combustibili fossili. Il danno sarebbe climatico e ambientale, ma per i giovani anche economico e sociale.
Un segno di speranza viene dalla decisione di ieri del Parlamento Europeo di porre l’obiettivo di riduzione del 60% delle emissioni entro il 2030 all’interno della Legge sul clima. Anche se per essere coerenti con la traiettoria indicata dalla comunità scientifica per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, il target dovrebbe essere ancora un po’ più alto (-65%) si tratta di un passo nel verso giusto.
Come dimostra un recente studio di REF-E, anche volendo considerare gli indicatori classici di crescita, la sostenibilità, e in particolare la coerenza e l’accelerazione delle politiche e delle iniziative per la decarbonizzazione dell’economia e a favore del clima, potrebbero notevolmente accelerare la ripresa economica. Secondo la ricerca, infatti, gli investimenti in decarbonizzazione sono la chiave per la ripresa economica post-Covid in Italia a livello macroeconomico. L’impatto economico sarebbe imponente, anche secondo gli schemi classici. Il buon utilizzo dei fondi comunitari aumenterebbe il Pil del 30% entro il 2030 e il tasso di occupazione dell’11%, con un forte miglioramento delle opportunità per i più giovani.
Ma la transizione vera, che va abbastanza veloce per far fronte alla crisi climatica e, nel contempo, giusta, sarà possibile solo con il coinvolgimento di tutti e tutte. Specie di coloro che raccoglieranno i frutti di quel che si fa e si decide oggi. Il WWF ritiene importantissimo, quindi, che i giovani si mobilitino in prima persona per scongiurare la catastrofe climatica e anche l’ingabbiamento nel passato, quello dei combustibili fossili.