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“La via della cura” quella di MariaGiovanna Luini

MariaGiovanna Luini si definisce: “Autrice. Medico di varia umanità: olistica, psicoterapia e medicina psicosomatica, oncologia”, ma basta parlare un po’ con lei per capire che è molto di più.
Da qualche mese in libreria “La via della Cura. Ventitré passi per superare le prove della vita e ritrovare l’equilibrio edito da Mondadori, un libro importante i cui temi abbiamo voluto approfondire insieme all’autrice.

Ecco cosa ci siamo dette!

Hai scritto romanzi, saggi poi hai imboccato una nuova via… Galeotta fu Ildegarda?

Grafica Divina

Ildegarda ha avuto molta pazienza con me: ha aspettato che fossi meno legata a un’identità che per qualche anno è stata utilissima e preziosa, ma ora è cambiata. È progressivamente nato un essere più aderente alle mie radici, a ciò che sono nella manifestazione scelta per questo incarnazione. Succede a tutti, continuamente, di scoprire che il vestito umano dell’altroieri non sia lo stesso di oggi. La traccia di base per me è sempre stata intuire, cercare, studiare le vie di cura per l’anima e per il corpo, ovvero la fiamma interiore capace di scatenare un processo di guarigione anche fisico. Non mi è mai bastato acquisire specializzazioni mediche e chirurgiche per riparare, anche se con metodi eccellenti, corpi o parti di corpi: mi attraeva, mi chiamava potentemente l’essenza delle persone che chiedevano il mio aiuto. Cosa c’è dentro, quali meccanismi stanno agendo, hanno agito e agiranno? Ecco perché i libri hanno seguito la mia evoluzione: dico la mia e provo a comunicare energia. Spero di scrivere libri vivi, che diano concretamente una vibrazione di cura o di sollievo o di curiosità e ispirazione. Magari anche quando non piacciono e stimolano critiche: le critiche sono energia viva! Disfarsi della rigidità di un approccio iperscientifico è esattamente come disfarsi dell’approccio di negazione totale della scienza: i rigidi sull’esclusività della scienza sono identici a coloro che si illudono che la medicina alternativa risolva tutto, facce di una medesima realtà. Ho capito che la Cura ha un lato misterioso che passa attraverso il sentire. Ho dovuto imparare ad ascoltarmi e ad ascoltare, a intuire, a fidarmi di queste intuizioni. E ho deciso di usare i miei libri per raccontare finalmente le mie idee, intime e convinte, su ciò che possa essere la Cura. Ormai lavoro nella Cura da più di ventisei anni: è un periodo che inizia a essere significativo.Ildegarda è la mia guida: con gli unguenti e i rimedi che ispira, con le suggestioni che non derivano solo dagli scritti che sono stati tramandati, dalla sua musica, dalle visioni, ma anche dall’energia reale, misteriosa e tangibile della sua presenza quando la chiamo per chiederle consiglio. Ildegarda c’è e io le sono immensamente grata.

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Tu sei un medico, una studiosa, una terapeuta, una instancabile ricercatrice spirituale a te le persone si rivolgono per guarire, ma cos’è la guarigione?

Ognuno ha o può raggiungere un proprio stato di equilibrio, di armonia interiore e psicofisica: è dinamico, basato su codici che dipendono da ogni vibrazione del suo sistema. Guarire è percorrere il proprio sentiero, diventando consapevoli che qualcosa di armonico stia accadendo. Il processo mette insieme razionalità, inconscio, mistero, aiuti professionali (quando necessari), consapevolezza. Da quando sono approdata alla specializzazione in psicoterapia psicosomatica ho acquisito la certezza che la guarigione sia un simbolo, l’espressione di un archetipo che dipende dalla situazione e comunque non è definitiva. I simboli degli organi e degli apparati, delle emozioni e della razionalità, di ciò che ha parole e di ciò che è muto creano ciò che oggi siamo: guarire è muoversi, raggiungere un altro livello energetico più armonico. A volte il corpo fisico cerca la guarigione da un disequilibrio interiore dando il segnale della malattia, che è quindi un simbolo da ascoltare, cogliere, usare come guida. In termini pratici: la guarigione è una consapevolezza interiore che si raggiunge, anche grazie a un percorso medico convenzionale o psicoterapeutico o di medicina integrata/olistica, che spesso riesce a diventare anche fisica.

Durante il tuo lungo percorso c’è stato un momento in cui hai “sentito” che eri sulla strada giusta?

Il passaggio fondamentale è stato decidere di smettere di ribadire a ogni passo che la medicina convenzionale per me resti importante e e strategica nella Via della Cura: è così, la uso e la studio continuamente, ma non mi fermo a questo e sono stanca di doverlo ripetere. Non mi basta un solo punto di vista, anche se di eccellenza scientifica, e non basta per curare. Pazienti, medici e infermieri sanno benissimo che la salute non è la somma di parti corporee che funzionano bene: c’è molto altro. Quando ho iniziato a lasciare andare i limiti, gli obblighi di immagine rigidi sull’iperspecializzazione scientifica il respiro si è allargato. Dovere essere sempre impeccabili secondo un ruolo che il mondo ci chiede dimezza le nostre capacità: prima o oi si perdono i doni che si hanno. E non ho l’intenzione di andare in quella direzione. Ho sentito che stavo camminando finalmente sulla mia strada la prima volta che ho sentito forte e chiaro che accanto avevo (e ho) aiuti misteriosi con cui interagivo istintivamente, e le soluzioni da loro sussurrate funzionano moltissimo. Se accettiamo di diventare ciò che siamo gli aiuti arrivano.

All’interno del libro c’è anche un bellissimo capitolo dedicato agli animali… Con quali occhi dobbiamo guardarli?

Come anime che si sono incarnate per mostrarci l’istinto nella sua purezza, le emozioni non filtrate, il sacrificio per amore, la perfezione di agire senza l’intromissione eccessiva della razionalità. L’amore incondizionato a loro riesce, ma anche la sopravvivenza con una lotta che non è mai per partito preso o per aggressività: è solo per mantenersi, per non morire.

Tanti anche gli esercizi pratici per “spronare all’azione”?

Ritorniamo alla mia volontà e speranza di scrivere libri vivi. Abbiamo bisogno di capire ciò che leggiamo e di metterlo in pratica, l’aiuto secondo me dovrebbe sempre avere un risvolto pratico. Ogni capitolo verte su un’azione che potremmo adottare per uscire da una crisi, da un lutto, da un cambiamento, da uno stress, e alla fine del capitolo stesso ho scritto esercizi pratici che possono sostenere, stimolare, facilitare il cammino per raggiungere quel miglioramento. Parlare, tacere, danzare, perdonare, usare le mani… Gli esercizi stimolano parti di noi che sono fisiche ed emotive, abbreviano il percorso di autocura. La Via della Cura per me si basa su: “Ho capito, ma cosa possiamo FARE?”. Ildegarda faceva la cura, anche quando componeva la sua meravigliosa musica. Fare la cura vale anche in psicoterapia: mi piace prescrivere esercizi ai miei pazienti, trovo che alcuni esercizi agiscano meglio dei farmaci sulla psiche, almeno nella maggioranza dei casi. Poi è chiaro che io prescriva anche farmaci, quando necessari: è la meravigliosa d’opportunità che deriva dall’essere un medico. Ogni tappa del mio percorso serve, ogni dettaglio, ogni istante di studio che ho affrontato: è bellissimo riscoprire dentro di me la medicina nel suo senso più alto e globale.

Intervista di: Elena Torre

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