Ajugada Quartet Hand Luggage
(Filibusta Records)
È un vero e proprio mosaico di emozioni, questo album che segna il debutto d’un quartetto di virtuose mai sopra le righe, tutte protagoniste ma senza protagonismi, capaci di composizioni coraggiose (e complesse) con la tipica leggerezza femminile, una leggerezza seria e intelligente.
Antonella Vitale (voce), Danielle Di Majo (sax e flauto), Gaia Possenti (pianoforte) e Giulia Salsone (chitarra) si conoscevano e frequentavano da tempo; Di Majo e Possenti avevano già formato un duo, Giulia e Antonella condividevano più o meno lo stesso portfolio di collaborazioni.
Così, presa coscienza di cultura e sensibilità musicale comuni, hanno deciso di formare questo quartetto: che hanno voluto intenso e di suggestioni acustiche, con la firma sonora molto precisa del rinunciare alla ritmica e quella estetica -altrettanto raffinata- di spaziare fra stili e patrimoni delle sette note concentrandosi sul “come” porgerli in originalità, ovvero su interpretazione, orchestrazioni e improvvisazioni quali chiavi d’un loro personale modo di far musica.
E il risultato è comunicativo quanto -come già accennato- certo non facilissimo d’impatto: ma proprio nella misura in cui privilegia la profondità, il cesello, l’intuizione alta al già sentito il loro disco colpisce molto; permette d’esplorare confini sonori variegati con garbo ma incisività (ed anche questa apparente contraddizione è molto femminile…), e spinge l’ascoltatore a guardarsi dentro.
Riuscendo nella non facile impresa di creare un linguaggio di linguaggi, diremmo: il linguaggio delle Ajugada Quartet che è un mosaico eccellente e riconoscibile di mille suggestioni derivate da altri linguaggi.
Il disco delle Ajugada si snoda dai puntinismi cristallini ribaditi da fascinosi micro-groove di “Jo Jo” sino all’adulta “song” striata di sax e accarezzata dall’armonica ospite di Juan Carlos Albelo Zamora intitolata “Il regalo”: che oltre a essere una delle tante composizioni originali delle quattro artiste a spiccare, è anche una di quelle dotate di testo inedito, molto bello in questo caso nonché attualissimo, centrato com’è sul senso fondante e l’importanza della persona.
Sono begli inediti però anche “Livingstone”, in cui il tema del viaggio (reale e interiore) è detto in parole e musica con fisicità emozionata e sospensioni introspettive maiuscole, o “Swinging Ago”, brano agile, intrigante, diremmo quasi sexy: con gran gusto.
Poi ci sono variegate e interessanti cover, nel CD, da “Kind Folk” di Kenny Wheeler, quasi biglietto da visita del combo per la sua sonorità unitaria che non rinuncia ai portati delle singole “voci”, insieme suadente e disturbante, sino al bel mix fra il Brasile di Egberto Gismonti e l’Argentina di Fito Paez che chiude l’opera con due prospettive miscelate in intensità e, ancora una volta, personalità.
Ma forse il brano che più convince è l’inedito che ancora non abbiamo citato, “Vento di terra”, di mood brasiliano e svisi latini, con un altro ospite eccellente, il percussionista Neney Santos, ad aggiungersi al sound collettivo che qui privilegia un sax magnificamente abrasivo e un pianoforte nervoso quanto sensuale.
Davvero brave, insomma, le Ajugada: la Vitale che volteggia e scuote fra vocalità impervie e scat, la Possenti col suo tocco pianistico nitido e pulito capace d’intriganti esplorazioni, la Salsone con una chitarra intensa, moderna, che ora sviluppa ora accompagna ora contrasta ora si lancia in soli molto belli, e la Di Majo coi suoi fiati dosati, coraggiosi, capaci di stridere come di commuovere.
Non male, insomma, per essere un debutto e (speriamo) solo un primo “bagaglio a mano” da portare dalle anime delle musiciste ai cuori di chi ascolta.
Articolo di: Andrea Pedrinelli
Da
ascoltare/guardare, “Vento di terra”:
https://www.youtube.com/watch?v=wz8FwhA8Iac