Home Da leggere “Pop, rock, jazz… e non solo” Luca Dirisio Bouganville

“Pop, rock, jazz… e non solo” Luca Dirisio Bouganville

Luca Dirisio
Bouganville
(Music Ahead/Believe/Self)

            È un bel ritorno, quello del cantautore Luca Dirisio dopo otto anni di silenzio: periodo certo lungo, ma evidentemente servito a resettare nell’artista non soltanto l’ispirazione, ma anche la scelta precisa di scrivere solo per l’esigenza d’esprimersi e oltre le mode, con un dichiarato piglio etico che il nuovo album conferma coi suoi dieci inediti, resoconti di vita quotidiana o riflessioni sui valori che comunicano in modo deciso, orgoglioso e con una semplicità che non fa mai rima con banalità.

Grafica Divina

Il titolo dell’album, dedicato a una pianta, è stato stimolato a Dirisio dalla lettura delle opere di Raymond Carver, storico scrittore americano del Novecento: il quale descrive, racconta Luca, la Bouganville come “pianta amortale, che d’inverno si finge morta per poi risplendere di vita e colori in estate”. E così evidentemente si sentiva anche l’artista, che con questa rentrée ha voluto pure prendersi un’esplicita rivincita: verso chi l’ha criticato, contro chi l’ha dileggiato pensandolo fuori dai giochi, nei confronti di chi avrebbe voluto vederlo accettare compromessi per rimanere visibile, sì, ma a tutto discapito della sua musica

“Bouganville” è un disco breve ma incisivo, non di rado profondo e graffiante, palesemente onesto nella misura in cui lo si avverte sentito: e con colori musicali che -per usare l’immaginario evocato dall’autore nel titolo dell’opera- danno l’idea d’un giardino semplice ma bello, colorato di fiori di campo “normali” ma affascinanti, i fiori… del pop.

Il brano più bello del CD è forse l’ultimo, l’autobiografico “Niente”: un gioiellino piano-archi-voce d’un raccontarsi scoperto, intenso, rivelatore d’una scrittura melodica ricca di belle intuizioni quanto d’una sensibilità acuta sul piano della scrittura testuale; e peraltro “Niente” ribadisce, a suggello del percorso dell’album, l’orgoglio di far musica solo partendo da quanto si è come persone, senza vendersi e senza perdersi.

Però “Niente”, in verità, è quasi una bonus track per come si distanzia dall’insieme, in media meno autorale e più fragrantemente pop, del disco. Nel cui centro spicca semmai “Carta da stracciare”, nervoso e battente inno contro la mediocrità dilagante, canto coraggioso, puntuto e bello (nonché condivisibile) del ricercare purezza in un mondo sporcato dalla cultura dei cosiddetti “vincenti”.

Sembra davvero ideale colonna sonora delle persone perbene, “Carta da stracciare”; e convincono molto pure “Come mare a settembre” (carezzevole e pulita love song), “Orsa Maggiore” per la moglie Didì (sfiziosa, commossa, a tratti poetica) e la fiaba metropolitana melanconica ma danzante “Whisky”, storia vera dell’amicizia con un vagabondo senzatetto osata fra banjo e violino con stile lieve ed arguto che ricorda il piglio del compianto cantautore romano Stefano Rosso.

La scaletta di “Bouganville”, disco di qualità media buona e impatto sicuro, è completata anche da altri episodi validi; dall’iniziale “La mia gente” dedicata all’Abruzzo, vigoroso pop di ritmica tesa centrato sui valori, alla piacevole canzone d’amore “Occhi negli occhi”.

Mentre in un paio di altri episodi le intenzioni non si sposano fino in fondo, con gli esiti:  perché “Roma” vuol cantare il degrado della città eterna ma convince solo nel refrain di denuncia/esortazione al riscatto intenso e coinvolto, le strofe paiono ritmicamente poco centrate; “Il tuo cuore non esiste” ragiona sulle troppe ragazze che si perdono inseguendo il distorto ideale odierno di femminilità, ma lo fa in modo un po’ criptico che nuoce al suo incedere musicale scuro e graffiante; e “Stare bene”, bell’incitamento a tornare alla semplicità, pur essendo giocosa in modo voluto e con gusto melodico ben più solido, non riesce a elevarsi del tutto dalla banalità che oggi dilaga, con finti guizzi di profondità, nel repertorio d’autori sopravvalutati ma modesti, furbi più che originali, per intenderci quelli come Tommaso Paradiso.

Luca Dirisio non è di tal fatta: possiede ironia, compone senza ammiccare al già sentito degli anni Ottanta, e sa graffiare meglio. Dunque fa bene a essere orgoglioso di quel che è, e di quanto per lo più scrive. Con questo disco poi dimostra d’esserci ancora, e di poter dire ancora la sua nel pop d’autore, eccome: in modo lieve, forse, ma non trito, e con idee musicali convincenti nonché soprattutto oneste.

Andrea Pedrinelli

Da ascoltare/guardare, “Carta da stracciare”:
https://www.youtube.com/watch?v=wjoWRcsokpM

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Critico musicale e teatrale, è giornalista dal 1991 e attualmente collabora con Avvenire, Musica Jazz, Scarp de’ tenis, Vinile. Crea format tv e d’incontro-spettacolo, conduce serate culturali, a livello editoriale ha scritto importanti saggi fra cui quelli su Enzo Jannacci, Giorgio Gaber (di cui è il massimo studioso esistente), Claudio Baglioni, Ron, Renato Zero, Vasco Rossi, Susanna Parigi. Ha collaborato con i Pooh, Ezio Bosso, Roberto Cacciapaglia e di recente ha edito anche Canzoni da leggere, da una sua rubrica di prima pagina su Avvenire dedicata alla storia della canzone.

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