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“pop rock jazz…e non solo” Saraluce

Saraluce
La fine non esiste
(album autoprodotto)

            Classe ’88, bresciana d’ascendenze (anche) catanesi, Sara Magra in arte Saraluce esordisce ufficialmente autoproducendosi questo primo album -quasi un concept, su un passaggio problematico della sua vita sentimentale- dopo tanti anni di gavetta dal vivo e un primissimo singolo: che però comunque non ha voluto includere nel disco d’esordio.

Grafica Divina

Ovviamente, trattandosi d’un debutto, su alcuni fronti la ragazza dovrà dimostrare nel tempo una sua cifra e della profondità convincente: specie confrontandosi, che prima o poi dovrà farlo, con temi diversi dall’amore.
Però promette bene, Saraluce, in questo suo iniziale viaggio sfizioso: condotto con una voce roca, sensuale, molto “vera” fra discreti episodi d’una scrittura che mira al pop d’autore, e a tratti vi si avvicina grazie a un poco usuale suo buongusto nel mescolare ironia e fisicità, prosaicità quotidiana e coloriture fantasiose.

Anche musicalmente il disco piace, specie per gli arrangiamenti azzeccati che alternano suoni ruspanti a mood elettronici e che consentono alle melodie di vagare nel pop -con qualche vena rock- in modo moderno, e soprattutto grintoso.

A parte un pezzo obiettivamente labile, “Un’ora ancora”, le otto canzoni di “La fine non esiste” ridanno poi di Saraluce anche tante sfumature, e spesso si rivelano pagine quantomeno interessanti: capita con l’orgogliosa “Fumarmi un po’ di te”, la decisa ed eterea “Sto risalendo”, il bell’indie pop teso e aperto di “Lasciami” che paga semmai un po’ troppo il testo: non eccelso.

Il meglio delle sue potenzialità comunque Saraluce lo esplora, ci pare, nel folk-indie-pop scuro e fascinoso di “Scarpe nuove”, nel pop melodico d’impatto (in stile-Elisa, suo dichiarato modello) di “Momento perfetto” e in quelli che potremmo definire i due estremi del disco, per molti motivi: “Tu e noi” e “Settembre”.

“Tu e noi” è probabilmente, degli otto del disco, il brano che meglio fotografa a oggi livello e qualità della ragazza: testo sfizioso, voce ferma, una solarità latente che conquista pur apparendo fra le quinte d’un mondo sonoro per lo più di struggimenti. Però “Tu e noi” è comunque una ballad, per quanto riuscita, anche furbetta. Mentre “Settembre” no, è tutt’altra faccenda.

“Settembre” è proprio una bella canzone, sospesa, autorale anche grazie a una scrittura con passaggi complessi e solo qua e là, punteggiata da guizzi d’impatto. I quali peraltro non toccano l’immediatezza “facile” voluta per il brano precedente, in compenso però fanno capire che Saraluce, continuando a lavorare bene come ha fatto in questo esordio, potrebbe davvero regalare una nuova, intrigante voce all’indie pop italiano; magari, pure una voce d’autore.

Articolo di: Andrea Pedrinelli

Da ascoltare/guardare, “Settembre”:
https://www.youtube.com/watch?v=Smfle9LUngI

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Critico musicale e teatrale, è giornalista dal 1991 e attualmente collabora con Avvenire, Musica Jazz, Scarp de’ tenis, Vinile. Crea format tv e d’incontro-spettacolo, conduce serate culturali, a livello editoriale ha scritto importanti saggi fra cui quelli su Enzo Jannacci, Giorgio Gaber (di cui è il massimo studioso esistente), Claudio Baglioni, Ron, Renato Zero, Vasco Rossi, Susanna Parigi. Ha collaborato con i Pooh, Ezio Bosso, Roberto Cacciapaglia e di recente ha edito anche Canzoni da leggere, da una sua rubrica di prima pagina su Avvenire dedicata alla storia della canzone.

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