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Ospite del nostro format musicale Silek

SILEK – UNDICI (autoproduzione)

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Grafica Divina

UNDICI, il nuovo disco di Silek. Un progetto musicale adulto, reale, ruvido, ampio e complesso, con le radici nell’hip hop ma immerso in sonorità che partono dal Rap, per spaziare tra la Dancehall, il Boom Bap e l’elettronica, con rime sporche, l’amore per gli incastri, testi sociali e scrittura intima. Disco che alterna momenti di riflessione a brani d’impatto, attraverso un rap tecnico, intenso e diretto. Composto da 13 tracce, prodotti da Silek stesso, oltre che da Nevo. Al microfono si alternano altre voci che contribuiscono ad arricchire ulteriormente il racconto: Paupers in “Tic Tac” (Tempo Riddim), Radio in “Post”, Boa in “Ombre”, Paradox (NY) in “Underdog”.  Il disco è stato registrato e masterizzato da Nevo presso UNDERDOGS Studio a Padova. 

Quando hai iniziato a fare musica?

Il primo contatto con la musica è stato all’età di 7 anni con il violino, strumento che ho studiato per qualche tempo. Dopo questa fase finita per motivi contingenti, al di la del semplice ascolto, il mio rapporto con il “far musica” è ricominciato da molto più grande, verso i 20, scrivendo le prime rime, con ignoranza sublime, ma con una fotta incredibile. Il violino, lo spartito, il solfeggio hanno avuto un gran senso quando è stato il momento di andare a tempo con le parole.

Con quali artisti sei cresciuto?

Sono cresciuto con musica diversa, ma sono un cultore e amante dell’ Hip Hop. Ho sempre ascoltato tantissima musica, fin da molto piccolo, grazie anche a i miei genitori che portavano a casa molti dischi meravigliosi, da De Andrè a Stevie Wonder o Prince. Se vado a ritroso prima dell’esplosione della fissa del RAP ho ascoltato tantissimo, rock, grunge e ogni crocevia di questi generi. I dischi che ancora oggi adoro e mi rimangono sono di generi diversi, per esempio In Utero dei Nirvana, Blood Sugar Sex Magic dei RHCP ma ovviamente tutta la discografia del Wu tang e dei Cypress Hill. Amo la musica elettronica, così come i CinematicOrchestra. 

Come nasce la tua musica? Quali sono le tue fonti d’ispirazione? Frullo le cose che ascolto, le impasto, in maniera molto libera, mi faccio influenzare da tutto e da niente. Sono abituato a portare ogni stimolo e contaminazione nella mia composizione, così è stato per la mia storica formazione (DOZHENS) e così rimane in maniera molto naturale. FREE.

Di cosa parla la tua nuova avventura musicale?

Di me, della società, di me in rapporto alla società. UNDICI è un disco spesso critico, ma senza giudizio, senza pulpito, è il racconto di una persona che dal suo appartamento vede il mondo fuori e vive il mondo dentro e in nel momento di concepimento dell’ album sia il fuori che il dentro erano abbastanza incasinati.

Qual è il messaggio che vuoi mandare con la tua musica?

In realtà nulla, scrivo per me, più che mai oggi. I miei temi sono visioni personali, delle volte critiche, delle volte viaggi introspettivi. So che alla fine affronto molti temi sociali, ma se devo dire la verità, non è che mi metto li dicendomi ora scrivo queste cose così chi ascolta capirà questo o quello e cambierò il mondo; credo che alla fine sia un dialogo con me e forse il messaggio lo mando a me stesso. 

Cosa hai deciso di raccontare con il tuo progetto?

Questo progetto mi vede alla produzione di 9 tracce su 13. Parte dalla musica, non dalle parole. Quando poi ho focalizzato il beat, la sonorità, il groove, mi spingevano in direzioni differenti rispetto allo scrivere. Altre basi mi sono state proposte e ho scelto in base alla totalità del progetto, per trovare un equilibrio di colori.

Sono molto influenzato in negativo dalla situazione sociale e politica, vengo colpito molto dalle situazioni attuali di cui ogni giorno leggiamo, quindi in maniera naturale finiscono nella scrittura. In questo progetto volevo fare del rap fatto bene, trovare delle soluzioni differenti rispetto al mio modo precedente, essere più comprensibile, più chiaro, quindi c’è palesemente una scrittura a tempi alterni, molto “ermetica” se vogliamo metaforica o poetica, altre volte molto cruda, diretta, senza rischio di non essere capita. Volevo banalmente comunicare maggiormente. Ho raccontato me, col senno del poi, un me che stava vivendo un periodo di passaggio e lo ha fotografato.

Qual è il momento in cui hai scoperto che avresti voluto intraprendere la strada della musica? Come dicevo prima la musica mi ha preso fin da piccolo e quando dopo il primo periodo quel violino che avevo in mano suonava discretamente credo che mi sia stato chiaro che il mio rapporto con la musica sarebbe durato per un po.

Quali sono i generi in cui spazi nella tua produzione? Voglio che sia chiaro e si senta una forte radice Hip Hop, però poi coloro tutto con ogni forma di contaminazione che pesca da qualsiasi altro genere senza precludere possibilità.

Cosa significa lavorare nella musica oggi?

Per me non è un lavoro, visto che non ci ho mai preso una lira, (forse una lira si). Non lo so come sia “lavorare” con la musica. So cosa vuol dire “Fare musica”. Oggi è molto impegnativo, tutto cambia in fretta, tutto fluttua e stanca molto in tempi brevi, un disco è vecchio in pochi mesi, quindi insomma un gioco al massacro. Fare musica è un tassello, ma non basta, devi fare comunicazione, devi essere iperattivo con i social, il grosso impegno è a livello mediatico.

Cosa ne pensi dei social e del web in generale come mezzo per farsi conoscere? Appunto..io nel web ci lavoro, lo conosco, lo vivo da molti anni tutto il giorno, probabilmente prima di molti altri, il web e le sua dinamiche le insegno anche, ne ho profonda consapevolezza, credo sia utile e prezioso su tante cose, ma è stato sfasato il piano di realtà. Vedere il 15enne che si fa la storia su IG e parla ai fan, che fa il gangster, fa il bullo, fa ridere e anche un po di tristezza. Utile a farsi conoscere, si, ma se in piazza urlano tutti, alla fine non si ascolta nessuno davvero. C’è troppo rumore.

Cosa non deve mai mancare in un brano che ascoltate e in uno che scrivete? L’emotività

Cosa pensi dei talent show? Nulla, guardo solo serie e non so nemmeno bene cosa succeda in un talent oggi. Ognuno fa i percorsi che crede e se crede che mettersi a giudizio di chi ti dirà se sei o non sei a livello, se hai o meno l’ X factor, boo forse è un po poco rispetto a una visione più ampia della creatività e a un diritto di espressione che non è ne giudicabile e non per forza deve rientrare in una dinamica di massa o se vogliamo dire POP. Esiste anche il Punk.

Dicci dieci cose che ti piacciono e dieci che ti fanno arrabbiare. Sono anziano, mi arrabbio poco e mi piacciono meno di 10 cose. Amo la libertà e il rispetto, odio ogni forma di costrizione, di discriminazione, di ottusità. Amo la creatività in ogni sua forma.

Prossimi appuntamenti dal vivo? Mi piacerebbe dire che sto preparando il tour e sarò ovunque, in realtà no, sto preparando delle date, ma tutto in fase di definizione, vediamo.

Progetti? Mi piacerebbe suonare il più possibile in giro, poi prima o poi forse mi verrà voglia di fare un disco nuovo, ma per ora no, a livello compositivo sono in pausa.

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