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l’attesa è il nuovo album di Marco Rovelli

l’attesa è il nuovo album di Marco Rovelli, già cantante de Les Anarchistes, adesso giunto al sesto disco a proprio nome, con uno di questi finalista al premio Tenco, e poi vincitore della targa per il miglior album a progetto con l’album da lui curato Nella notte ci guidano le stelle.

l’attesa è un disco-libro: Marco Rovelli, infatti, oltre a essere cantautore è anche scrittore (ha scritto una ventina di libri). Ciascuna delle quindici canzoni del disco è legata a un concetto “etico” – Attesa, Amore, Divenir-altro, Metamorfosi, Meraviglia, Creazione, Corpo, Empatia, Cura, Utopia, Resistenza, Diserzione, Liberazione – e per ogni concetto c’è un dialogo fatto dall’autore con poeti, romanzieri, teatranti, filosofi, storici, attivisti, psicoanalisti, neurosci nziati.

Grafica Divina

l’attesa è il nuovo album di Marco Rovelli

Il disco ha sonorità elettriche lavorate da Paolo Monti, col suo potente chitarrismo e la sua capacità di costruire ambienti sonori sperimentati a lungo col suo progetto solista The Star Pillow e negli ultimi anni coi Bosco Sacro. Tra le canzoni, due sono state scritte insieme al romanziere Antonio Moresco e alla poetessa Maria Grazia Calandrone, e una musicata con Teho Teardo. Una canzone nasce da un testo inedito di Claudio Lolli. Due sono adattamenti italiani di canzoni fondamentali della storia del rock: Sympathy for the devil dei Rolling Stones e Hurt dei Nine Inch Nails. E c’è una cover: Fino all’ultimo minuto di Piero Ciampi, che ha vinto la targa che il premio Ciampi assegna alla miglior interpretazione di una canzone del cantautore livornese.

“Potremmo definire Marco Rovelli sia uomo del Rinascimento sia artista ciampiano: uomo del Rinascimento perché molteplici sono gli ambiti in cui si muove – insegnamento, scrittura e ovviamente musica; artista ciampiano perché ama un’espressività aliena da compromessi e pronta al documentato atto d’accusa. Ma di Ciampi Marco ha saputo anche cogliere la parte più fragile come dimostra la sua interpretazione di “Fino all’ultimo minuto” che Piero firmò insieme a Gian Franco Reverberi e che qui viene trasportata dal mare davanti a Livorno a un misterioso luogo di frontiera restando straziata e molto emozionante”.

(Motivazione della targa Ciampi).

Gli undici dialoghi sono con: una poetessa, Maria Grazia Calandrone; uno scrittore, Antonio Moresco; due filosofi, Felice Cimatti e Ubaldo Fadini; uno psicoanalista, Miguel Benasayag; un neuroscienziato, Vittorio Gallese; un regista teatrale, Armando Punzo; uno psichiatra, Peppe Dell’Acqua; uno storico, Alessandro Portelli; e due filosofi-attivisti, Bifo (Franco Berardi) e Silvia Federici.

Marco Rovelli è stato cantante e autore nel gruppo Les Anarchistes prima di intraprendere una carriera solista con l’album libertAria, insignito al Mei 2009 col premio Fuori dal controllo; poi Tutto inizia sempre, 2015, candidato al premio Tenco, Bella una serpe con le spoglie d’oro (Squilibri 2018) finalista al premio Tenco; e Portami al confine (Squilibri 2020). Ha ideato e curato l’album Nella notte ci guidano le stelle. Canti per la Resistenza che ha vinto la targa Tenco come miglior album a progetto.

Tra le molte collaborazioni e partecipazioni: Claudio Lolli, Blaine Reininger, Lee Ranaldo, Raiz, Giovanna Marini, Moni Ovadia, Teho Teardo, YoYoMundi, Mara Redeghieri, Angela Baraldi, Fausta Vetere, Pierpaolo Capovilla, Steve Conte, Il Parto delle Nuvole Pesanti, Gang, Nuovo Canzoniere Internazionale.

Come scrittore ha pubblicato una ventina di libri, tra cui Lager italiani, Bur 2006, Lavorare uccide, Bur 2008, e Servi, Feltrinelli 2009, Il contro in testa, Laterza 2012, La meravigliosa vita di Jovica Jovic (con Moni Ovadia), Eravamo come voi (Laterza 2015), La guerriera dagli occhi verdi (Giunti 2016) e Soffro dunque siamo. Il disagio psichico nella società degli individui (minimumfax 2023).

Attualmente va in tour con Paolo Monti (chitarra elettrica; il suo progetto solista, drone-ambient, è The Star Pillow) e Massimiliano Furia (batteria).

Un brillante esempio di canzone “alta” nei testi ricchi di significati importanti e non solo belli e poetici, in un canto di rara intensità. Un talento, un dispensatore di emozioni e “lezioni”, a suo modo un esteta. (Federico Guglielmi, Blow Up)

“una voce bellissima e potentissima” (Giovanna Marini) “Questa è poesia in musica” (Pippo Delbono)

“…performer versatile e strepitoso talento di cantante e ricercatore…” (Moni Ovadia) “fantastico!” (Carlo Rovelli)

Le prime recensioni di l’attesa

“Un’energia che scuote, fin dalla prima traccia. Una linea che coniuga rock e canzone d’autore, sperimentazione e tradizione, etica ed estetica. Un disco prezioso”.

Laura Bianchi, Mescalina

“Nuova musica d’autore che dovrebbe avere radici nella grande scuola italiana degli anni Sessanta e Settanta, e che invece tradisce senza troppi complimenti. Ogni disco di Rovelli, dunque, non é un semplice album ma un progetto nel senso più vero e profondo. […]. Un rock su cui i testi si appoggiano con agio e libertà grazie anche alla collaborazione di Paolo Monti, che il cantautore ritrova dopo la rivisitazione della tradizione popolare italiana dell’album Concerto d’amore, e la cui chitarra ancora una volta non é un muro contro il quale l’ispirazione di Rovelli sbatte, ma una materia porosa che la ingloba e si fa tutt’uno”.

Fulvio Paloscia, Repubblica

“Marco Rovelli è un anarchico costituzionale ed è questo, tolto da utopie novecentesche, il dresscode contestatario che più gli calza per l’attitudine rock delle sue canzoni e la militanza civile dei suoi testi e dei suoi libri. […]. Portami al confine e Concerto d’amore sembrano comporre con l’attesa una sorta di trittico correlato all’ispirazione beckettiana che pervade il nuovo album. […]. C’è di più e non sorprende conoscendo la capacità creativa e sperimentale di Rovelli di trascendere la stessa musica e i modi di produzione tanto da riscoprire con l’attesa la possibilità di poter squadernare la potenza dei testi delle canzoni in un vero e proprio libro”.

Fabio Francione, il manifesto

“L’album mette insieme cantautorato e rock elettrico, con tutti i suoi arrangiamenti curati dal bravissimo chitarrista Paolo Monti (The Star Pillow, Il Bosco Sacro). […].

Un album bellissimo, un disco da consultare, un libro da suonare, contenuti per riflettere e pensare. Merce rara nel panorama della musica italiana attuale. Fortemente consigliato.”

Giancarlo De Chirico, Extra Music Magazine

“un lavoro sontuoso, sia per quanto riguarda i testi che per le musiche e gli arrangiamenti […]. Un disco di altissimo spessore artistico”

Giuseppe Ciarallo, Left

“La parte musicale offre momenti poetici scritti, abbracciati dalla ripetitività ossessiva delle chitarre post-rock, cosa che per esempio sento maggiormente in La finestra, ma anche nella title track, o dalla delicatezza sognante del suono e dalla parte ritmica che si prende e si perde nel tempo metrico dello scritto come in brani tipo: Gardenia, La scelta e Questo corpo. Tutti episodi magici e carichi di emozioni. Le liriche di ogni brano sono splendidamente folk ed italiane, i concetti sono diretti seppur metaforici e creano un luogo dove sentirsi meno soli in questo Mondo maltrattato.

[…].

Musicalmente “L’Attesa” risulta più da ascolto alle prime luci dell’alba proprio per far sì che abbia l’attenzione che gli spetta.

Qualcuno dice che la musica sia ormai finita ma è in questi lavori che invece a me viene da pensare che ancora una volta è una delle nostre poche forme di salvezza.”

Sara Fontana, Impatto Sonoro

“L’attesa è il suo disco da rocker. Magari autoriale, ma pur sempre convintamente rocker, grazie anche al non piccolo aiuto degli amici Paolo Monti alla chitarra e Massimiliano Furia alla batteria. Se Rovelli ha sempre detto di avere Iggy Pop come padre spirituale, qui siamo più dalle parti dei Waterboys, dei Thin White Rope o dei Pixies e di tutto un suono ricco di tensioni e passioni che rese bella la musica di fine ‘900.

Grazie anche a una voce sempre più sicura dei propri mezzi, Rovelli recupera questa enfasi non enfatica (o più semplicemente potremmo parlare di carica emotiva) e la utilizza per creare canzoni vigorose e in più occasioni trascinanti.

Sarebbe bello se L’Attesa fosse uno dei punti di partenza per una tendenza in grado di riattivare in noi capacità sopite come quella di ragionare emozionandoci.”

Antonio Vivaldi, TomTomRock

“Una canzone d’autore cruda, talvolta con toni epici, il suono è elettrico, scabro, con frequenti tonalità blues e uno sguardo costante al post punk dei Sonic Youth e all’alt rock più ruvido. Un lavoro affascinante e altamente evocativo nella sua completezza artistica”

Antonio Bacciocchi, Radiocoop

“l’ascolto delle storie, delle esperienze e dei racconti sonori di Marco sono intensi, l’impianto è quello di una musica notturna ed evocativa, la voce accende luci sulla figura del cantore ed intorno l’atmosfera. La musica di Marco Rovelli e della sua partita può essere toccante e da brividi. […]. La voce di Marco incanta ed inganna, in una Ferita che duole, omaggio aperto alla Hurt di Trent Reznor prima e di Johnny Cash poi. L’intero album sembra disseminato di una strana inquietudine che a tratti cozza con la serenità e la pace con la quale canta Marco Rovelli, quasi fermo sopra alle macerie”

Vasco Viviani, Sodapop

“Anche nel fare musica Marco Rovelli connette mondi, ad esempio quello di Caterina Bueno e quello della generazione cresciuta col punk, ma non solo: qui ci sorprende con l’adattamento di “Hurt” dei Nine Inch Nails (“Ferita”) e quello di “Sympathy for the devil” dei Rolling Stones. […]. E l’album risuona di nuovo della presenza di Paolo Monti coi suoi paesaggi elettrici (“io e Paolo siamo un condividuo musicale”, scrive Rovelli). “Noi, Chisciotte” ritorna, tanto diversa dalla versione del 2015 perché è la misura della strada percorsa con l’amico: non è solo nel contenuto, ma anche nella storia che si portano appresso, che i brani dell’album raccontano la relazione e l’incontro”

Massimo Giuliani, Free Zone

“C’è una canzone che da sola varrebbe l’acquisto del disco, ci riferiamo alla title-track non solo per i versi che in poche pennellate rendono magnificamente l’atmosfera che si respira nella città di Palermo, ma anche per il modo in cui il testo, insieme alle musiche con in evidenza il violoncello di Lara Vecoli e la chitarra di Paolo Monti, rendono il senso di spossatezza e irrequietudine che coglie un attendere che sembra evocare lo stato esistenziale del sottotenente Drogo. Non che il resto sia da meno, quelle di Rovelli sono canzoni che svelano la loro profondità ascolto dopo ascolto. […].

Rovelli canta con intensa partecipazione emotiva, con pathos e sentimento, si percepisce il suo totale coinvolgimento, mentre vanno lodati i bellissimi arrangiamenti e la bravura dei musicisti coinvolti a partire dal chitarrista Paolo Monti degli Star Pillow e Bosco Sacro che disegna splendidi paesaggi sonori per i versi delle canzoni, districandosi fra post rock, psichedelia e blues”.

Ignazio Gulotta, Distorsioni

“Canzoni immerse in un’elettricità torbida, nervosa, livida, specchio delle inquietudini, delle crisi di identità e degli echi di guerra che stringono in una morsa il tempo presente […]. Una preziosa e articolata architettura”

Alessandro Hellmann, Rockerilla

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