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Chiara Serafini ci racconta come Guarire dalla vulvodinia

Incontriamo Chiara Serafini istruttrice di pilates, hata yoga, ginnastica posturale e operatrice in sofrologia autrice del libro Guarire dalla vulvodinia edito da Edizioni Mediterranee.

Il libro: La vulvodinia è una malattia ginecologica caratterizzata da dolore cronico a carico della vulva e dei tessuti che circondano l’accesso alla vagina. Pur essendo una patologia frequente (colpisce circa il 12-15% delle donne), la vulvodinia viene spesso diagnosticata tardivamente perché sottostimata e percepita come difficile d’affrontare. Non a caso, a lungo, la vulvodinia è stata classificata come “malattia psicosomatica” o, addirittura, “psicogena”. La sua eziologia è ancora sconosciuta, ciò significa che il meccanismo che la porta a instaurarsi e cronicizzarsi non è noto e, al momento, le terapie si concentrano sulla cura dei sintomi oppure, come nel caso di questo manuale, su approcci naturali e olistici. Prefazione di Stefano Manera.

Grafica Divina

Quanto è conosciuta la vulvodinia?

1La Vulvodinia è più che altro una sconosciuta. Sconosciuta ai più. ‹‹Che?›› Mi sento a volte rispondere quando pronuncio il titolo del mio libro. Eppure quando inizio a parlare di dolore cronico, di disfunzioni pelviche o dolore alle anche, di sintomi neuropatici quali dolore o sensazioni di punture di spilli nella zona perineale, taglietti, bruciore o fuoco, appare che le persone siano più familiari con questi temi di quanto si pensi. Conosco donne che si sono autodiagnosticate leggendo qua e là sul web. A volte guardando la mia pagina YouTube. La Vulvodinia è sconosciuta ai più anche in ambito medico, per questo la situazione di molte donne può diventare drammaticamente cronica, proprio a causa di una mancata diagnosi tempestiva. Fu quello che successe a me. La mia diagnosi arrivò undici anni dopo i primi sintomi. 

Chiara serafini quando hai deciso di dedicarle un libro?

Erano anni che coltivavo il desidero di non perdere la mia storia nel tempo. All’ inizio era un desiderio legato all’ idea di conservare delle memorie per me, su sintomi, azzardate diagnosi, decine di tentativi di cure. Conservo tanti appunti che raccolgono il tracciato della mia disperazione. Poi, quando ho imboccato la via della guarigione, il desiderio è mutato, si è trasformato in volontà di incoraggiare chi pensa che non ci sia una via di uscita a credere in una diversa realtà, in un risultato raggiungibile di benessere, anche dopo molti anni bui. Ed è allora che ho preso la decisione. E questo è il cuore del libro. Il metodo, le tecniche, le pratiche, le esperienze, gli atteggiamenti, il mindset che hanno delineato il mio percorso di guarigione. 

Nel tuo testo proponi molte tecniche e degli esercizi per affrontarla. Tutte le donne possono farli?

Tutte le tecniche sono strumento per una esplorazione di “sé” o del “sé” per meglio intenderci. Questo tema risulta di più facile comprensione se parliamo di meditazione.  Ma anche il rilassamento profondo può essere affrontato in questa prospettiva così come le tecniche di respirazione. La novità è che pure

l’ esercizio fisico è strumento, nel metodo Mo.Co.CHI®, per una viaggio interiore e interno, nelle proprie fasce muscolari, nella fascia tissutale, nelle proprie percezioni e nelle proprie attivazioni, appunto. Un viaggio per sperimentare, durante un movimento, all’ interno di sé, qualche accadimento diverso dal precedente spostando l’attenzione (e quindi convogliando l’energia) in un determinato punto e con una intenzione di attivazione ben precisa. Da questa prospettiva, rispettando i limiti (nel libro vengono date indicazioni, per esempio, di restare su proposte di rilascio profondo se non si è pronti alla proposta di un esercizio fisico o di entrare gradualmente in quest’ultimo) e cavalcando le potenzialità strettamente personali di ognuno, le pratiche sono certamente per tutti.

C’è un modo per prevenirla?

Un modo per prevenirla può essere solo quello di considerare lo stare bene come un percorso mente-corpo-anima, che non è solo un approccio di guarigione, ma forse, più di tutto, dovrebbe essere uno stile di vita. L’ aver separato gli affari dello spirito dagli affari della materia ha creato terreno fertile per tutta una serie di problematiche che sono tipiche dell’ epoca moderna. Fortunatamente, la psicosomatica sta recuperando questa integrazione tra mente e corpo. Parte (ancora piccola in vero) della medicina sta guardando con occhio attento al ruolo delle emozioni nei percorsi curativi. I ritmi quotidiani moderni, l’ambiente che ci circonda, i materiali con cui si fanno i vestiti, il cibo che mangiamo, l’ acqua che beviamo, lo stress di un ritmo di vita ben diverso da quello di qualche decennio fa, sono fattori della modernità che possono avere un peso importante sullo sviluppo e, quindi, sulla prevenzione della malattia. Oggi la scienza medica pone molta attenzione anche sul tema del microbiota intestinale, fattore importante che, a mio modesto avviso, non può neanche questo fare storia a sé, perché è di nuovo integrato in una mente, in un corpo e in un’ anima. Si dice che l’ intestino sia un secondo cervello. Io avrei detto anche il primo cervello, quello che “se sta bene lui stanno bene tutti”. La cosa fondamentale rimane sempre una: non esiterebbe quel lui senza il tutti. Dobbiamo andare oltre la visione separatista. Non so se sono stata chiara: possiamo anche assumere un probiotico ma in quale sistema mente-corpo-anima in grado di farne buon uso o meno lo stiamo collocando?  L’ approccio rivelato nel libro può costituire una riflessione e un mezzo di prevenzione a ben guardare. 

Chiara Serafini cosa vorresti per questo libro?

Il mio desiderio per questo libro?   La più larga diffusione possibil, ovviamente.  L’ imminenza di una ristampa.   Traduzioni in lingua estera affinché possa raggiungere le mani di più persone possibili disposte a rimboccarsi le maniche per riafferrare una vita di qualità che sembri persa.  Che diventi manuale di futuri corsi di formazione Mo.Co.CHI® Credo infine che possa costituire un supporto solido alle figure mediche o sanitarie che stiano seguendo una paziente che soffre di Vulvodinia.  

Ringraziamo Chiara Serafini 😉

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