Home Da non perdere Un mare di porti lontani

Un mare di porti lontani

Un mare di porti lontani – Omaggio di verità a chi tende le braccia ai naufraghi del Mediterraneo è il potente film del regista fiorentino Marco Daffra che “smentisce i luoghi comuni sulle navi umanitarie” (Avvenire). Il film presenta le testimonianze di capitani, marinai, medici, infermieri, macchinisti, interpreti e mediatori culturali, nonché quelle del dr. Pietro Bartolo, “il medico di Lampedusa” che visitò 350mila sbarcati in 30 anni, e di Padre Bernardo Gianni, Abate di San Miniato a Monte.

Un mare di porti lontani

Presentato in anteprima a Firenze, alla presenza di Marco Tarquinio, già direttore di Avvenire, da Monsignor Gian Carlo Perego, Arcivescovo di Ferrara e presidente della Fondazione Migrantes, e da Valentina Brinis, portavoce Open Arms, il film inizia adesso il suo tour internazionale toccando città come a Roma, Vienna, Zurigo, Ginevra, Parigi, Bruxelles; ed anche a Bogotà, Città del Messico, Guadalajara e Tijuana, centro nevralgico della emigrazione sudamericana, ossia in città di paesi dove il tema delle migrazioni è molto sentito. A Firenze il film tornerà il 22 aprile, sempre allo Spazio Alfieri, alle ore 19. Le altre date già in programma sono il 9 aprile alle 21 al cinema La fiaba dell’Isolotto; l’11 aprile alle 21 al cinema Italia di Pontassieve, il 18 aprile alle 21 al Cinema Santo Spirito di Ferrara, il 2 maggio alle 21 al CRC dell’Antella (Fi) e il 4 maggio alle 21 a Greve in Chianti.

Grafica Divina

Nel 2023 Marco Daffra e la sua cinepresa hanno navigato da Carrara a Siracusa per più di mille chilometri sulla nave Open Arms. Daffra è poi volato in ricognizione di naufraghi con Pilotes Volontaires. Il regista ha infine intervistato tanti protagonisti a Lampedusa, centro nevralgico degli sbarchi di migranti, come testimonia il monumento  “Porta di Lampedusa – Porta d’Europa”.

Tra le interviste, spiccano quelle del dottor Pietro Bartolo, “il medico di Lampedusa” e eurodeputato, e quella di Padre Bernardo Gianni,  Abate di San Miniato a Monte.

Dice Bartolo, che visitò 350mila sbarcati a Lampedusa: “Si parla ancora di “emergenza sbarchi” quando invece da decenni c’è un fenomeno strutturale. Hanno criminalizzato i migranti. Dicono: sono alieni, vengono a rubare il lavoro, c’è l’invasione, portano malattie. Hanno propagato “un’informazione tossica” che diffonde pregiudizio e rancore. Dicono questo perché non hanno mai visto negli occhi il terrore di queste persone. Allora bisogna fare una contro narrazione, raccontare la verità.”

“San Bernardo di Chiaravalle – osserva Padre Bernardo Gianni nel film – diceva che la misura dell’amore è non avere misura. E così sento di poter dire su un altro versante analogo all’amore, la misura del salvare è non aver misura. Qualsiasi legge, disciplina, regolamento che intenda contenere questo impeto del cuore che fa grandi le persone che si dedicano al salvataggio di vite altrui (….) è davvero un attentato alla dignità.”

L’azione umanitaria è ora ostacolata da leggi e ingiunzioni perentorie che impongono alle navi umanitarie “porti lontani” anche oltre mille chilometri e molti giorni di navigazione – ulteriori giorni in mare che gli scampati, già stremati e in cattive condizioni sanitarie e psicologiche, devono subire, spesso nel maltempo.

La “politica dei porti lontani” è aggravata dalla proibizione di soccorsi plurimi, da processi, multe, blocchi delle navi in porto, e da sanzioni draconiane e spesso illegittime contro gli equipaggi delle navi umanitarie. Questa politica ha sottratto al soccorso più di 300 giornate-nave nel solo 2023. Quante vite avrebbero potuto essere salvate, se invece le navi umanitarie fossero rimaste operative a Sud dell’Italia, là dove sono più necessarie?

Come ha scritto Avvenire “il film smentisce i luoghi comuni sulle navi umanitarie”, accusate di favorire l’immigrazione clandestina e di complicità con i passatori marittimi, spesso con argomentazioni che in tribunale si rivelano inconsistenti, come nel caso delle navi Ocean Viking, Sea Watch 5, Humanity 1,  e come nel clamoroso maxiprocesso alla nave umanitaria Juventa, nel quale la stessa accusa ha richiesto l’assoluzione, dopo 8 anni di udienze, 3 milioni di euro di spese, il sequestro e la rovina della nave, e la perdita di più di 2000 giornate-nave di soccorso. In effetti, le navi umanitarie hanno sbarcato ultimamente meno del 10% dei superstiti, mentre la grande maggioranza degli sbarchi si deve ai meritevoli soccorsi di Guardia Costiera, Guardia di finanza, Marina militare e navi commerciali, nonché a imbarcazioni autonome.

In 30 anni le morti di migranti accertate in Mediterraneo sono 50mila, ma in realtà sono ben di più perché è testimoniato che molte imbarcazioni, con migliaia di migranti, sono partite ma mai arrivate. Per fortuna, però, molte più vite sono state salvate, un grande miracolo che continua a ripetersi ogni giorno grazie anche ai volontari che “tendono le mani ai naufraghi del Mediterraneo”, persone che il documentario di Marco Daffra ci permette di conoscere e di ascoltare, dando così voce ad una verità che dovrebbe essere gridata ma che, purtroppo, viene travisata.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.