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Leggende Metropolitane

Il 24 gennaio a Milano è stato proiettato in anteprima per la stampa il film “Leggende Metropolitane”, un viaggio affascinante e ironico nel cuore dell’hinterland milanese che segna il promettente esordio di Stefano Meloncelli nella regia.

Il film ci catapulta nella vita di tre improbabili anti-eroi: Gigi, interpretato da Diego Paul Galtieri, un falso invalido affascinante e pigro; Sandro, il nervoso impiegato del Comune, interpretato da un impeccabile Mattia Travaini; e infine Chico, il bidello dalle relazioni complicate, interpretato da Fabrizio Marchegiani. Insieme a loro un elegante attore professionista, Edoardo Costa, nella parte di Mario, nel ruolo di un falso miliardario.

Grafica Divina

Leggende metropolitane

Ciò che rende “Leggende Metropolitane” un esordio interessante è la sua acuta critica sociale espressa attraverso l’ironia che permea ogni scena. Meloncelli riesce a far emergere le contraddizioni della vita quotidiana, evidenziando con arguzia i piccoli drammi e le assurdità che caratterizzano le vite dei protagonisti, incapaci di reagire alla vita. La trama si sviluppa principalmente nel bar del paese, diventato il palcoscenico principale delle loro vicende, tra partite a carte, chiacchiere e molto alcool.

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Il personaggio meglio riuscito è senza dubbio Sandro, interpretato con maestria da Mattia Travaini, che riesce a catturare l’essenza del suo personaggio in modo vibrante e autentico. La colonna sonora è un altro punto di forza di “Leggende Metropolitane”, arricchendo l’esperienza visiva con brani inediti che si integrano armoniosamente con il contesto narrativo. Le immagini catturate con il drone nell’hinterland milanese aggiungono uno strato visivo straordinario, mostrando un degrado che si tramuta in bellezza, luoghi spesso trascurati, ma carichi di storie da raccontare.

In definitiva, “Leggende Metropolitane” cattura l’attenzione dello spettatore con la sua satira sociale tagliente e una cura estetica che contribuisce a rendere il film un’esperienza coinvolgente anche se a tratti un po’ troppo lenta nello sviluppo narrativo. Stefano Meloncelli dimostra di conoscere quello di cui parla, di essere stato un osservatore attento e di avere ancora molto da dire, non vediamo l’ora di vedere quale altra storia affascinante ci offrirà in futuro, magari uno spin off di uno dei personaggi.

Lucrezia Monti

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