Il viaggio musicale dell’Ensemble Sangineto Edizioni Folkest Distribuzione IRD
Coloro che si trovano a visitare l’Italia spesso restano stupiti dalla grande varietà di tradizioni locali presenti da Nord a Sud. Le differenze sono palpabili non solo a livello regionale, ma anche su piccola scala, in città che distano l’una dall’altra pochi chilometri. Chi vive in provincia sa bene quanto una semplice ricetta culinaria posso avere avere una grande quantità di varianti. Questa diversità, che è a tutti gli effetti ricchezza, è presente anche nella musica, e l’Ensemble Sangineto, con il suo album Le Grand Tour – Canti e Incanti dalle Alpi al Mediterraneo, propone al pubblico un vero e proprio elogio al mondo delle canzoni tradizionali del Belpaese.
Ho ascoltato la raccolta con molto piacere, e ciò che mi ha colpito di più, oltre all’abilità dei musicisti, è ciò che ha portato alla realizzazione di questo album. Non si tratta semplicemente di riproporre canti tradizionali famosi, quanto invece di effettuare un’operazione di ricerca per trovare i brani più adatti per comporre la raccolta di Le Grand Tour Vol. 1.
Ensemble Sangineto
L’attenzione per i dettagli e il grande impegno sono ben evidenti ascoltando ogni singola traccia, ognuna delle quali è legata a doppio filo a una specifica regione italiana. Un altro elemento che ho apprezzato è la capacità di far coesistere tra loro caratteristiche provenienti da tradizioni musicali molto differenti tra loro. I brani messi in musica dall’Ensemble Sangineto sono stati rivisitati alla luce di sonorità molto distanti dal Mediterraneo, come quelle tipiche di alcune zone delle isole britanniche. Per certi versi è stato un azzardo, ma che ha permesso di offrire a chi ascolta un risultato unico nel suo genere.
L’Ensemble Sangineto è un trio composto da musicisti molto preparati, ognuno dei quali utilizza determinati strumenti musicali. Questa varietà è dei motivi per cui Le Grand Tour Vol.1 merita di essere ascoltato.
A seconda del brano si può notare una maggiore presenza dell’uno o dell’altro strumento, così da poter ottenere la massima espressività. Se dovessi scegliere vi direi che ad avermi convinto di più è l’arpa celtica di Adriano Sangineto, forse proprio perché durante l’esecuzione dei brani ha il sapore di un innesto, un’innovazione in grado di trasformare i canti tradizionali, senza tradirne lo spirito. Sarebbe ingiusto non nominare gli altri due componenti del trio, Caterina Sangineto e Jacopo Ventura, che hanno saputo caratterizzare ogni singola canzone con la loro esperienza.
Se è vero che i tre musicisti sono tecnicamente impeccabili, non si può non ammettere che la loro capacità più grande sia quella di trasformare la musica in qualcosa di più intimo e profondo. Ogni brano stimola la fantasia e l’immaginazione, oltre ad avere il potere di richiamare i ricordi verso una cultura popolare che in un modo o nell’altro ha fatto parte del vissuto di tutti noi. L’effetto nostalgia si mescola alla voglia di viaggiare e di riscoprire questo curioso mondo antico che ancora sopravvive in tutto lo Stivale.
Come avrete dedotto da queste righe la mia opinione su questo album è più che positiva. Il mio consiglio è di ascoltare più e più volte ogni singola canzone, con lo scopo di poter cogliere anche la minima sfumatura.
Matilde Alfieri