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Quasi amici in scena al teatro Manzon di Milano

Tratto dal film di  Eric Toledano e Olivier Nakache “Quasi amici” sarà al Teatro Manzoni di Milano fino al 28 gennaio prossimo. Sul palco una coppia formidabile: Massimo Ghini e Paolo Ruffini.  Due bravi professionisti amici anche nella vita.

È uno spettacolo che tratta il tema della disabilità non solo fisica e dell’amicizia in modo “politicamente scorretto”ed anche con spietatezza, come hanno tenuto a sottolineare entrambi i protagonisti di questa storia; perché entrambi hanno il diritto di essere anche spietati nel vivere la loro “diversità” .

Grafica Divina

Due persone, due mondi lontanissimi che  si incontrano per caso, ma che alla fine si trovano e si compensano fino a diventare assolutamente indispensabili l’uno nella vita dell’altro per poter proseguire il proprio cammino. Una crescita per entrambi  che si sviluppa nel corso della loro storia comune, un dare l’uno all’altro che  sarà lenitivo alle ferite inferte a loro dalla vita,  un turbinio di emozioni inaspettate che coinvolgerà il pubblico che vorrà condividere, senza pregiudizi, con loro questa storia. La disabilità trattata con”normalità”; non finto pietismo, anche con spietatezza, affinché la disabilità non finisca per essere emarginazione!

Quasi amici

E i nostri protagonisti, pur ignorandolo, possiedono un dono che ognuno può donare all’altro: la leggerezza quella che da loro la capacità di percorrere il proprio cammino di vita.   Man mano che la storia procede, lo spettatore assisterà a un’educazione alla vita e alla cultura e un’istruzione alla leggerezza. È  difatti l’assenza di leggerezza, più̀ che la malattia, che tiene ancorato sulla sedia Philippe; la sua pesantezza della vita. E Driss, l’altro uomo  che ha fatto della sua leggerezza un modo per non occuparsi di nulla, di scansare ogni problema, ogni profondità, ogni disagio. Una leggerezza che lo porta a risolvere tutto con il corpo, quel corpo che invece per Philippe rappresenta la sua pesantezza;  imparerà invece una leggera profondità della vita.

Chi ha visto l’omonimo film francese “Intouchables” conosce la storia di Driss (Paolo Ruffini)il badante “scorretto” di Philippe Pozzo di Borgo (Massimo Ghini), ricco signore costretto su di una sedia a rotelle a causa di una caduta dal parapendio.  Philippe è un  uomo molto agiato, ricco, molto ricco, intelligente, affascinante; un uomo che vive di cultura e con la cultura vive, che si muove e conquista e soddisfa il proprio ego narcisistico con il cervello più che con il corpo. L’ altro è un uomo che entra ed esce di galera, sin da ragazzino, svelto, con una sua intelligenza vivace e una cultura fatta sulla strada,  decisamente smart. Un uomo che preferisce porre il suo corpo avanti a tutto e lasciare il cervello quieto nelle retrovie. Un corpo che, da subito, ha cercato di farsi strada nelle periferie degradate. Un predatore che in realtà è una preda delle proprie debolezze. 

Alla fine Philippe avrà perso la gravità e imparato la leggerezza e Driss, la leggera profondità che non lo fa più volare.  Philippe sarà un punto di riferimento importante e la loro amicizia, servirà per vivere ed essere uomini un po’ più̀ consapevoli della meraviglia della vita e perché no, per ridere finalmente.

Articolo di Ugo Negrini

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