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Intervista a Andrea Rizzolini, Campione Italiano di Mentalismo

Andrea RizzoliniCampione Italiano di Mentalismo e autore dello spettacolo teatrale INCANTI

A soli 17 anni sei diventato Campione Italiano di Mentalismo. Da dove nasce la tua passione?

Grafica Divina

Mi sono appassionato all’illusionismo a 10 anni grazie ad uno speciale su David Copperfield registrato da mio nonno nel ’94. Nel corso degli anni, poi, sono arrivato a specializzarmi nell’ambito del mentalismo come naturale conseguenza dei miei altri interessi per il teatro, la lettura e, soprattutto, la filosofia: ambiti in cui la parola ha un ruolo centrale. D’altronde, ho sempre subito il fascino delle parole, della loro capacità di influenzarci, di cambiare il modo in cui vediamo la realtà e, di conseguenza, il mondo che ci circonda. Ed è proprio questa – dal mio punto di vista – la peculiarità del mentalismo: a differenza dell’illusionista classico che utilizza scatole truccate, specchi e botole per creare le proprie illusioni, il mentalista utilizza le parole creando narrative parallele e complementari ma al contempo contrastanti e divergenti i che conducono il pubblico ad esiti apparentemente impossibili. 

Sei scrittore e direttore di “INCANTI”, lo spettacolo teatrale che ti vede salire sul palco insieme ad altri 5 tra i più premiati illusionisti italiani: Dario Adiletta, Francesco Della Bona, Niccolò Fontana, Filiberto Selvi e Pietro Venesia. Come vi siete conosciuti e com’è nata l’idea di mettere in scena questo spettacolo?

Lo spettacolo è nato nel contesto della preparazione ai Campionati del Mondo di Magia che si sono tenuti l’anno scorso a Quebec City, Canada, ma si è presto evoluto in qualcosa di molto più complesso, di molto più profondo. Oggi, per noi, lo spettacolo è un manifesto del fatto che in Italia è possibile presentare l’illusionismo in modo diverso, liberandolo dagli stereotipi e dai pregiudizi di cui troppo spesso è vittima, per mostrare le capacità espressive di questo linguaggio artistico. Con il testo che ho scritto e il lavoro sulla regia dello spettacolo che sto portando avanti, mi sono proposto di evidenziare le affinità, tematiche e stilistiche, che insistono tra l’illusionismo e altre arti ritenute “maggiori” come la prosa, la danza e la musica. Durante lo spettacolo, infatti, ogni performance è introdotta da un monologo tratto da un grande testo teatrale (come “La Tempesta” di Shakespeare, “Lo Zoo di Vetro” di Tennessee Williams, il “Faust” di Goethe, etc.). Ciò che per me, sin da subito, è stato interessante in questa operazione è stata proprio l’affinità tra i temi accostati da questi grandi autori e le performance che noi presentiamo sul palco, arrivando addirittura, in certi casi, a completarsi vicendevolmente. 

Dopo il successo ottenuto a Milano con ben 11 repliche sold out al Teatro Franco Parenti, “Incanti” arriva a Roma con due importanti date al Teatro Sala Umberto, il 16 e il 17 maggio. Nuova location, nuovo allestimento. Quali saranno le novità?

Dal successo del Teatro Franco Parenti lo spettacolo è cresciuto molto. Abbiamo lavorato ad un riallestimento pensato per presentare lo spettacolo in teatri più grandi, supportando la parte drammaturgica con una produzione che prevede un disegno luci apposito, effetti scenici di vario genere e una colonna sonora originale. Alla Sala Umberto sarà la prima volta che presenteremo davanti un pubblico questa nuova versione dello spettacolo e siamo molto ansiosi di capire come reagirà il pubblico. 

Dopo gli spettacoli a Milano e a Roma, quali sono i progetti per il futuro?

L’anno prossimo abbiamo in programma di portare “Incanti” in oltre 10 città italiane e stiamo lavorando per portare lo spettacolo all’estero, in Francia e negli Stati Uniti. Parallelamente al lavoro su “Incanti”, sto lavorando alla scrittura e alla creazione di alcuni nuovi progetti, alcuni dei quali spero che vedranno luce l’anno prossimo. Voglio cercare di contaminare il linguaggio dell’illusionismo con altre forme d’arte, come l’arte installativa, la cucina, la performance… per me è di fondamentale importanza mostrare la fecondità di questo linguaggio, esplorandone i limiti e i confini. 

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