Io sono mia moglie dal 14 al 19 marzo al teatro Elfo Puccini di Milano. Tradotto, diretto ed interpretato da Michele Di Giacomo, è lo spettacolo che tratta il tema dell’identità attraverso la storia vera di Charlotte Von Mahlsdorf donna transgender sopravvissuta al nazismo e poi al regime comunista a Berlino recuperando e collezionando mobili ed oggetti di antiquariato, salvandoli dalle case degli ebrei deportati, dalle macerie delle bombe durante la seconda guerra mondiale e poi dalle abitazioni confiscate dalla Stasi.
Io sono mia moglie
Tratto dal testo dello scrittore americano Doug Wright e vincitore del premio Pulitzer nel 2004, “Io sono mia moglie”vuole essere un simbolo di libertà e lotta, tra luci ed ombre, attraverso i suoi personaggi; oltre venti per l’esattezza che l’attore Michele di Giacomo, unico e grande in scena, interpreta, dirige e presenta per la prima volta sul palcoscenico in Italia.
Lavoro pubblicato da Wright nel 2002 ha ottenuto un grande successo in America ed in Europa. E’ un’indagine affascinante, singolare, del personaggio di Charlotte. Un monologo in cui un solo attore ripercorre la vita della protagonista e dei personaggi coinvolti negli eventi che hanno segnato la vita della protagonista stessa, attraverso le interviste che l’autore, anche lui personaggio in scena, ha registrato e che rivive durante gli incontri con Charlotte.
La scena si svolge in una stanza ingombra di scatole di scarpe colme di nastri. Ci sono anche diversi oggetti.
“Non mi sembra possibile che lei possa esserci. Lei non dovrebbe nemmeno esistere”! Così scrive Wright a Charlotte con tutta l’incredulità di un uomo che domanda e si domanda come Charlotte possa essere sopravvissuta in abiti femminili in un momento così tragico della storia del novecento, in un periodo così cruento e persecutorio.
“I am my own wife”, titolo originale di questo lavoro è in effetti una storia vera. Un’ossessiva ricerca dell’autore volta a comprendere chi sia davvero Charlotte, la persona che ha di fronte, la cui esistenza, se reale e concreta, rappresenta comunque una vittoria sulla storia. Charlotte collezionista compulsiva, ha realmente preservato la cultura di quel tragico periodo. Oggetti preziosi con cui da vita al Grunderzeit Museum che diventa poi anche punto di riferimento nascosto per la comunità omosessuale di Berlino Est.
Aquesto punto ci si chiede .” Ma chi è davvero Charlotte?” Se lo chiede lo spettatore, ma anche lo stesso autore si pone questa domanda. Charlotte è Lothar Berfelde, il ragazzo che un tempo è stata oppure è semplicemente un’eroina? E’ forse una spia della Stasi o una menzognera? Il suo travestimento è un modo per nascondersi o viceversa serve a mostrare la parte più vera di sè?
Lo spettacolo è un gioco continuo di maschere che generano domande che lasciano allo spettatore la possibilità di rispondere e dare la sua libera interpretazione.
Articolo di: Ugo Negrini