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Nell’occhio del labirinto il caso Tortora


Il titolo esatto di questo testo teatrale è in realtà “Nell’occhio del labirinto” apologia di Enzo Tortora. Io invece trovo che il “Caso Tortora” sia l’identificativo più appropriato per un caso di malagiustizia che ha dato vita ad una delle peggiori pagine della storia del nostro paese.
Questo lavoro teatrale andrà in scena presso il Teatro della Cooperativa prodotto dalla stessa Cooperativa ed in prima nazionale dal 31 gennaio al 5 febbraio a Milano. È sostanzialmente un monologo scritto da un giovane emergente di nome Chicco Dossi ed affidato alla recitazione di un altro giovane e talentoso Simone Tudda e racconta la vicenda giudiziaria di Enzo Tortora.

Nell’occhio del labirinto

Ciò che sorprende di questo lavoro è l’esigenza che due giovani hanno avvertito di divulgare, di raccontare qualcosa di totalmente sconosciuto alla loro generazione. Infatti questa pagina, una delle più buie è scivolata nell’oblio perchè nessuno ha più parlato del caso Tortora dopo la sua morte e dopo la fine di questo terribile inciampo.
Altrettanto sorprendente la domanda che si pone l’autore, dopo essersi accorto di una semplice targa più di commemorazione che di toponomastica in memoria di Enzo Tortora, sul come mai questo evento relativamente recente fosse noto alla generazione precedente ma non alla sua.

Grafica Divina
Nell'occhio del labirinto
Nell’occhio del labirinto

Tortora viene prelevato durante una notte a Roma, è un personaggio pubblico e all’apice del successo. Conduce una trasmissione molto seguita sulle reti nazionali; un appetibile capro espiatorio per dare lustro alla carriera di magistrati, che come racconta il testo di questo lavoro, erano èiù che altro smaniosi di dare prova dell’arresto di un “nome grosso” con capi di imputazione che andavano dall’associazione camorristica allo spaccio di droga. Accuse infondate, senza prova alcuna, mai verificate da una magistratura più attenta allo scoop giornalistico. Blitz antimafia che vengono venduti alla stampa ancor prima del loro verificarsi. Il tutto a danno di una persona corretta, per bene che nulla aveva a che fare con gli ambienti camorristici.


Questo è il perno su cui si basa e si dipana il monologo che narra di questa triste vicenda, perché il caso Tortora non rappresenta solo un esempio di malagiustizia. E’ anche la storia di un uomo che dall’alto della sua posizione ha deciso di farsi simbolo, di vivere la sua tremenda vicenda in prima persona, di seguire personalmente l’Odissea di interminabili processi, di udienze, di tribunali e farsi portavoce di una battaglia per una giustizia giusta anche per coloro che a differenza di lui non possono parlare. Non dimentichiamo che Tortora ha dovuto subire anche l’umiliazione del carcere da innocente!! Un mostro dalla doppia faccia!
Narrazione, dialogo, resoconto storico in prima o in terza persona, sono le fasi che si alternano in questo lavoro teatrale, provare a scavare nell’intimo dell’uomo Tortora fino ad immaginare come possa essersi sentito interiormente nel momento del suo arresto.
Enzo Tortora muore la mattina del 18 maggio 1988 nel suo appartamento di via dei Piatti, a Milano, stroncato da un tumore, finalmente da uomo libero. E’ triste constatare la beffa che il destino ancora una volta gli ha riservato: la morte dopo la libertà riconquistata con tante sofferenze subite ingiustamente. Ecco perché la sua vicenda non può e non deve rimanere una targa su un muro del centro di Milano, un trafiletto sui giornali nell’anniversario della morte o un brutto ricordo.

Ho un ricordo personale di Tortora; un giorno passato insieme durante un viaggio a La Spezia nel periodo in cui collaborava con un’emittente privata. Durante il viaggio lo intervistava mia moglie allora per conto di un giornale per ragazzi. Posso confermare che era una persona squisita, un signore e un attento professionista perfino nella scelta del linguaggio! Certo in quella sola occasione non è nato un rapporto di stretta confidenza ma è sufficientemente emersa la personalità, la vera essenza di un uomo assolutamente corretto e per bene. Via dei Piatti ha rappresentato per mia moglie il luogo di una successiva intervista e per me il luogo vicinissimo al mio lavoro. Ogni giorno passando avanti a quel numero civico il ricordo andava a quella giornata. Un ingiusto destino!
Condivido con l’autore di questo lavoro l’idea che questa storia debba essere raccontata affinché di casi Tortora non ce ne siano mai più. Una brutta vicenda che non deve rimanere un ricordo che appartiene per caso solo alla generazione che l’ha condivisa.
E a titolo di riflessione riporto la frase pronunciata da Enzo Tortora: “Io dovrei concludere dicendo: ho fiducia nella giustizia. Rimbalzo la domanda: avreste fiducia voi?
Io vi dico: sono innocente! Lo grido da tre anni, lo gridano le carte, lo gridano i fatti.
Io sono innocente, e spero nel profondo del cuore che lo siate anche voi.”

In scena al TEATRO DELLA COOPERATIVA – via privata Hermada 8 – Milano-

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Collaboratrice di numerosissime testate, tra cui Topolino e Corriere dei Piccoli, è stata direttrice responsabile di piccole testate e autrice di tre biografie (Julio Iglesias, Adriano Celentano e Nazionale Italiana Cantanti); traduttrice dal giapponese delle poesie di Murasaki Shikibu (973/1014) e Izumi Shikibu (976/1033). Ama la moda, l’enogastronomia, lo spettacolo, il design, i viaggi, la medicina e la cultura ebraica.

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