Come far saltare un oleodotto. 1995. COOP1 di Berlino. È i primo dei summit annuali delle Nazioni Unite sul clima. I delegati sono stati costretti a scappare dal retro: attivisti vestiti da alberi, fiori e animali sono arrivati con cinquecento pullman e si sono incatenati ai cancelli. Non è servito a niente, nei successivi venticinque anni è ststa liberata più anidride carbonica che nei settantacinque anni precedenti.
Come far saltare un oleodotto
Tra gigantesche estrazioni di combustibile fossile, i milioni di tonnellate di lignite scavata, l’abbattimento di foreste e villaggi e la costruzione di immensi raccordi anulari il “capitalismo fossile” non sembra avere battute d’arresto. Le classi dirigenti non sembrano essere toccate da nessuno dei segnali di gravità crescente: gli alberi in fiamme, le isole che sprofondano, gli uragani, la perdita dei raccolti in tutto il mondo.
Nel 2019 il movimento per il clima stava invadendo il mondo con scioperi e mobilitazioni di grande successo, la pandemia li ha cancellati in un attimo. Nel nord del Pianeta i movimenti per il clima hanno avuto diverse fasi, hanno coinvolto in modi diversi moltissimi paesi eppure i risultati ottenuti sono praticamente pari a zero.
Durante la presidenza di Obama decine di migliaia di manifestanti, campagne capillari e alcune delle più grandi manifestazioni organizzate fino a quel momento sembravano prossime a dare dei frutti. Poi è steto eletto Trump si è tornati al punto di partenza. Greta Thunberg e i Fridays for Future e Extinction Rebellion hanno portato per le strade di molte città milioni di attivisti. Tutte le manifestazioni sono sempre state pacifiche.
È la strada giusta?
Si chiede Andreas Malm professore associato di Ecologia umana all’Università di Lund in Svezia. Il tema del pacifismo strategico è complesso e delicato. Non appena vengono adottate tecniche violente i movimenti sociali perdono rispetto e sostegno, il “loro pubblico” si allontana in massa e rimangono frange periferiche incapaci di fare la differenza. Eppure quello che è sucesso a Minneapolis subito dopo l’assassinio di George Floyd con la folla che ha preso d’assalto la stazione di polizia dimostrerebbe il contrario.
La maggior parte delle dimostrazioni del movimento Black Lives Matter sono state pacifiche, ma hanno dato luogo anche a eventi di conflitto, scontri e devastazioni. Analizzando le battaglie vinte nel corso della storia si evidenzia che accanto al movimento non violento di massa c’è stato qualcuno in grado di elevare il livello dello scontro quando necessario e mai come per il cambiamneto climatico i rischi per l’umanità sono stati così grandi. Per questo Andreas Malm ci ricorda che “da millenni, la storia è piena di Golia abbattuti da una fionda”.
Articolo di: Cinzia Ciarmatori
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