Ospite del nostro spazio dedicato alla cucina Andrea Berton, simpaticissimo e bravissimo executive chef pluristellato.
Andrea cucina per personaggi del calibro del principe Carlo d’Inghilterra ma non se ne pavoneggia perché li considera normali clienti come tutti gli altri.
Andrea Berton tu sei friulano?
Sì, sono nato a San Daniele, il paese del prosciutto crudo, il 20 maggio del 1970 ma mi considero milanese: a Milano vivo ormai da tanti anni e a Milano ho aperto il mio ristorante!
Da piccolino ti piaceva aiutare la mamma a preparare da mangiare?
No, ricordo però che quando avevo dieci, dodici anni papà mi portava spesso al ristorante e io rimanevo a lungo fuori dalla porta della cucina per scoprire tutti segreti dei cuochi.
E così è nata la tua passione per la ristorazione!
Sì, ho frequentato l’istituto alberghiero e subito dopo ho lavorato per quattro anni da Trussardi alla Scala, ho poi lavorato con il grandissimo Gualtiero Marchesi e come tutti gli apprendisti cuochi ho fatto esperienze all’estero: a Montecarlo, alle Maldive ma non solo!
Quale cucina straniera preferisci?
Quella giapponese così raffinata e quella peruviana: penso al “ceviche” con cernia, lime, cipolle rosse, peperoncino piccante e coriandolo: semplicissimo da farsi e buonissimo da mangiare!
Ami anche la cucina fusion?
No perché è una cucina inutile! Bisogna invece provare le ricette autentiche di ogni paese!
Cosa caratterizza la tua cucina?
Il brodo come protagonista non come alimento complementare!
Ricordo ancora una conferenza stampa di alcuni anni or sono in fiera a Milano alla fine della quale tu preparasti per noi giornalisti la trota in umido adagiata su un letto di polenta. Un’altra volta arrivarono in tavola i ravioli in brodo di cicale di mare ovvero il simbolo della tua cucina. Ora suggeriscimi un altro tuo piatto.
No, ti suggerisco invece di leggere “Non è il solito brodo”: un libro autobiografico in cui racconto venticinque anni trascorsi in cucina!
Intervista di: Marinella Chiorino
Foto di: Marco Scarpa