In streaming su Zoom, Aka 7even ha raccontato qualche dettaglio della sua partecipazione al 72° Festival di Sanremo, con il pezzo “Perfetta così”, classificatosi 13°.
Abbiamo partecipato insieme ad altri giornalisti e realizzato così la nostra intervista.
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L’intervista
Arisa – con cui hai duettato per la serata delle cover – ti ha dato qualche consiglio?
Mi ha consigliato di stare tranquillo. E io ho consigliato a lei di stare tranquilla! (ride)
Il tuo pezzo “Perfetta così” è autobiografico?
Sì, è autobiografico, perché ho avuto un momento in cui non mi accettavo, né a livello estetico né caratteriale. C’è stato un cambiamento, ma so che devo imparare ancora tantissimo.
Come hai scelto la cover?
Ho scelto “Cambiare” di Alex Baroni perché è un pezzo che mi ha accompagnato fin dall’infanzia. È stata la prima canzone che ho cantato. Quest’anno è il ventennale dalla scomparsa di Alex, spero di averlo omaggiato nel modo giusto.
Hai scritto un libro…
Sì, scrivere “7 vite” è stato come una seduta psicologica. Ho dovuto riprendere il passato con la mente lucida. È un’idea nata parlando con i miei amici.
Spesso ti associano a Justin Bieber. Prima o poi farai coreografie come lui?
Assolutamente sì! Nel prossimo tour ci saranno!
Come si fa per amarsi veramente?
Amarsi è un percorso lungo. Lo realizzi in un secondo, ma c’è un percorso lungo da fare per arrivarci. Quando realizzi di stare bene con te stesso, anche gli altri stanno bene con te.
“Quando realizzi di stare bene con te stesso, anche gli altri stanno bene con te”
A Sanremo ti abbiamo visto diverso da Amici…
Diciamo che ad Amici c’era Aka che stava diventando Luca e a Sanremo c’era Luca (Aka 7even si chiama Luca Marzano, NdR). Sul palco di Sanremo mi sono sentito Luca e spero che questo sia arrivato. Sono salito sul palco sereno e tranquillo, con la voglia di dare il massimo.
Hai sentito la responsabilità di quel palco?
La responsabilità la sento sempre, anche nella vita di tutti i giorni, perché so di lanciare sempre un messaggio. Vorrei che dalla musica le persone prendessero una specie di terapia.
Il futuro?
Farò il tour e poi vedremo.
Qual è il tuo genere musicale?
Non amo etichettarmi, ma direi pop.
Cosa pensi di FantaSanremo?
È stato un modo per divertirmi e smorzare l’ansia.
Cosa serve per fare successo?
Serve essere se stessi, essere veri, scrivere di ciò di cui si ha consapevolezza di sapere.
Come gestisci l’adrenalina?
La scarico tutta sul palco.
Cosa fai prima di salire sul palco?
Cerco di respirare e di isolarmi.
Un’anticipazione sul prossimo album?
Il prossimo album, che sarà il secondo, sarà ancora più versatile del primo.
NOTA: Le domande dell’intervista sono state raccolte durante la conferenza stampa tra le domande poste dai giornalisti che hanno partecipato.