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Carmen non esiste

Carmen non esiste – Carmen di Bizet, inaugurazione di stagione Teatro Regio di Parma. Dove non arriva la comunicazione di massa, ci pensano i teatri a proporre spunti di riflessione sulle tematiche di attualità. In maniera intelligente e come da sempre il teatro dovrebbe fare, ovvero coniugando svago e pensiero.Siamo al teatro Regio di Parma, che da tempo si distingue per scelte coraggiose e con una grande attenzione, mai noiosa, alle politiche giovanili.

Carmen di Bizet è il titolo che ha inaugurato la stagione 2022 e la regia è stata affidata a Silvia Paoli, da sempre impegnata a far lavorare il cast che il teatro le mette a disposizione e soprattutto, il suo pubblico. Con Paoli non basta accomodarsi in poltrona, lei impone attenzione nella sua regia scandita nota per nota.

Grafica Divina

Carmen non esiste – Carmen di Bizet, inaugurazione di stagione Teatro Regio di Parma

Nell’immaginario collettivo la figura femminile di Carmen, sarebbe l’esaltazione massima di libertà, la variante in gonnella del più temuto Don Giovanni. Ma di ideale narrato da un uomo, si parla. Di un essere mitologico presente nella letteratura ottocentesca e nei manuali di psicanalisi in tempi ben più moderni.Paoli fa un grande lavoro, partendo dalla novella di Mérimée, alla quale l’opera si ispira, e legge, nelle parole degli uomini che narrano di questa donna, la proiezione di una serie di paure, le più meschine che animo possa celare, incarnate in una donna.

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Carmen non esiste, è un’ossessione, probabilmente figlia di un maschilismo culturale tuttora dilagante anche se ben nascosto da quello stato di grazia dell’irresponsabilità personale. Il pubblico è disorientato poiché non abituato a riconoscere nelle scene Siviglia e trovando il protagonista (assoluto in questa lettura registica) già dall’inizio, circoscritto in una cella penitenziaria dove lui è tutto tranne che il carceriere. Scopriamo così che Carmen, ripulita e liberata (finalmente!) da ogni connotazione spagnola, altro non è che uno spettro, un’allucinazione dal bellissimo viso che ossessiona fino al delirio, un ragazzo sempliciotto dalle modeste prospettive probabilmente dettate da una madre che mai si vede ma che è sempre presente nei suoi sensi di colpa e convenzioni sociali che si ritrovano in Micaela, la donna giusta che una madre vorrebbe per il proprio figlio.

Paoli calca la mano e non ci sta a ridurre in simmetria i 2 personaggi femminili cardine: Carmen l’assatanata all’opposto della angelicata e asessuata Micaela, e propone una prospettiva più ampia che al pubblico spesso non piace perché durante tutto lo spettacolo, sebbene abbastanza spoglio nelle scene, è un susseguirsi di colpi di scena dove chi guarda non si orienta più in ciò che è o non è. L’unica certezza che abbiamo, così come in questa società, è quella di un uomo confuso, totalmente in balia delle sue pulsioni. Un adulto mai cresciuto come ci suggerisce la bellissima scena del core di voci bianche del teatro Regio di Parma, dove Don José marcia come un soldatino, a cavallo tra il gioco e il senso del dovere. Gli aspetti che la regista affronta sono talmente tanti che se mai le si dovesse trovare un difetto è proprio quello di non permettere al pubblico di elaborare e godere a totalmente della sua sofisticata lettura giocata su ben più di cinquanta sfumature di grigio.

La parte vocale è purtroppo penalizzata dal picco altissimo dei contagiati da Covid che ha costretto la produzione a variare in corsa il cast ma tutti mostrano grande impegno per un lavoro interpretativo non certo facile e con le parti da comprimariato costrette nel canto, dalla mascherina.
La direzione affidata a Jordi Bernacer, pecca di lentezza anche se certe atmosfere tetre e funebri come nel quarto atto, sono talmente suggestive da esaltare la tensione emotiva e comprendere ancor maggiormente la mente del sempre più ossessionato e intollerante al rifiuto, Don Josè. Quel “Tiens” finalmente sussurrato e non urlato, che Carmen porge all’uomo che cerca di allontanare, è poesia ed è anche quel tono di voce che ci fa comprendere di quanto questa donna che vive di fantasie degli altri, altro non è che una persona che vuole semplicemente decidere e vivere liberamente la propria esistenza e Martina Belli in questo ci riesce perfettamente.Coro e orchestra si dimostrano all’altezza della prova.La produzione, nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma, è in collaborazione con I Teatri di Reggio Emilia e verrà circuitata.

Ringrazio personalmente la direzione artistica e la sovrintendente Anna Maria Meo, da sempre attenti a dare voce a tematiche delicate quali la diversità, la discriminazione, l’inclusività.
Se qualcuno si stesse domandando se Carmen muore la risposta è sì. Così purtroppo succede nel testo ma soprattutto nella vita di tutti i gironi. Seppelliamo i cadaveri sotto la sabbia, non i nostri occhi ancora troppo pigri per voler vedere.

Articolo di: Susanna Alberghini

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