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“Il cibo ribelle”, la nostra recensione

“Il cibo ribelle”, la nostra recensione. Sul cibo dovremmo sapere tutto. È ciò che ci tiene in vita da sempre ed è al centro dell’esistenza di ciascuno di noi, per un motivo o per un altro. Ce ne parla chiunque: medici e studiosi, cuochi veri o improvvisati, pubblicitari e soprattutto l’industria. Eppure non sappiamo troppe cose. La prima che abbiamo dimenticato è da dove arriva il cibo. Scaffali dei supermercati sempre pieni di qualunque cosa, senza più traccia dell’alternarsi delle stagioni. Viviamo un’eterna estate che ha tentato di cancellare dai nostri sguardi la vera origine del cibo: la terra con la quale non abbiamo più rapporti né ne abbiamo con chi la terra la lavora ogni giorno, magari da generazioni. Non conosciamo neanche più il sapore autentico di alcuni alimenti, per quanto sono stati trasformati e alterati. Le farine sempre più raffinate e alterate sono l’ombra di ciò che erano in passato, nell’agricoltura intensiva l’unico imperativo è produrre, massima resa con il minimo dello sforzo. I semi sono oramai brevetti in mano alle multinazionali.

“Il cibo ribelle”

Gabriele Bindi, giornalista e guida ambientale parte proprio dall’incontro con il mondo contadino e le produzioni locali e artigianali per raccontare la storia del riso e del mais, del grano, dei legumi, di verdura, frutta e cibi fermentati. E soprattutto la storia di uomini e donne che sono veri e propri custodi di conoscenze e sapori antichi. Ospita tra le pagine di questo denso volume le riflessioni di pensatori fondamentali del nostro tempo, da Franco Berrino a Vandana Shiva, da Salvatore Ceccarelli a Carlo Triarico.

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Il cibo ribelle
Il cibo ribelle

Un libro che è un invito a tenere gli occhi aperti, a rimanere curiosi, a coltivare relazioni e reti. Un invito a riappropriarsi di un potere fondamentale quello di scegliere cosa vogliamo mangiare e dunque, come direbbero gli antichi, chi vogliamo essere.

“Il cibo ribelle. Liberarsi dal cibo industriale, riscoprire i sapori e ritrovare la salute”
di Gabriele Bindi
con i contributi di Franco Berrino, Salvatore Ceccarelli, Carlo Triarico e Vandana Shiva
Terra Nuova Edizioni

Articolo di: Cinzia Ciarmatori

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