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Un breve incanto, intervista a Marco Riccòmini

In libreria per La nave di Teseo Un breve incanto. Dizionario semiserio del mercato dell’arte” di Marco Riccòmini. Anche nel mondo dell’arte si nascondono “falsi amici”. La Primitive Art non è quella dei cavernicoli, per esempio, e il medium non è quel veggente da cui farsi predire il destino. Con Scale si intende “proporzione” (oppure, se proprio non ne capite il senso, quelle da salire nella conoscenza delle lingue per evitare brutte figure).

E per ben orientarci in questo mondo facciamo quattro chiacchiere con l’autore Marco Riccòmini!

Marco Riccòmini quali sono le principali insidie nel mondo dell’arte?

Grafica Divina

Avete presente quella pubblicità di un’agenzia di viaggi che sorrideva dei vostri guai in un angolo sperduto del globo per non aver prenotato con loro? Entrare nel mondo dell’arte o, più precisamente, nel mondo del mercato dell’arte, senza una guida fidata comporta più o meno gli stessi rischi di ritrovarsi nel mezzo di una “selva oscura” avendo perso la diritta via, per dirla con Dante. Le insidie si nascondono ovunque. Faccio un esempio: se in un’asta o in una galleria vedo un quadro antico che mi piace devo, anzitutto, sincerarmi della sua attribuzione, ossia se è davvero di quel maestro per il quale lo vendono. E va tenuto presente che le case d’asta non si assumono la responsabilità dell’attribuzione di un Old Master (come è scritto nelle condizioni di vendita)… Se, invece, l’opera è moderna, devo essere sicuro che non si tratti di un falso e che la sua provenienza sia legittima. E, anche qui, non sempre case d’asta e gallerie hanno tutte le carte in regola per dimostrare la bontà del mio desiderato acquisto.

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Un breve incanto
Un breve incanto

Quando è nata l’idea di un dizionario ragionato/vademecum per chi si affaccia al mondo delle aste?

Dopo tanti anni di lavoro nel mercato dell’arte, mi sono arreso all’evidenza che molti ignorano il lessico col quale parla quel mondo. E non parlo solo dei collezionisti, ossia di quelli che si affacciano al mercato senza avere una preparazione adeguata. Spesso, anche gli stessi operatori danno per scontato parole di cui ignorano l’origine e, talvolta, persino il significato. Faccio un esempio. Giorni fa andavo a Torino assieme a qualche collega per fare il “Vetting” ad una mostra antiquaria. Il Vetting è il “controllo qualità” delle opere esposte, per evitare ai visitatori di quella fiera brutte sorprese (come, ad esempio, che il quadro acquistato non sia di quel tale pittore o, peggio ancora, che l’opera moderna appena portata a casa risulti poi falsa). Ebbene, quando ho chiesto ai miei colleghi se sapessero perché si dice “Vetting” non hanno saputo rispondere. Si dice così perché il termine nasce in Inghilterra, dove attorno alla metà del Settecento nasce anche il mercato delle aste così come lo conosciamo ancora oggi. E in Inghilterra nascono anche le prime corse ippiche, nella forma attuale. E prima che i cavalli gareggiassero bisognava che qualcuno si sincerasse del loro buono stato di salute o che non fossero dopati. Si chiamava, quindi, un veterinario (“Vet” in inglese), che eseguiva sui quadrupedi il “Vetting”, proprio come io e i miei colleghi, tutti esperti di qualcosa, ci accingevamo a fare in quella fiera antiquaria.

La presenza di un linguaggio tecnico di parole, espressioni particolari è realmente necessario o serve ad alimentare un senso di esclusività?

In realtà il linguaggio tecnico nasce in antico e col tempo si è sedimentato senza fare attenzione al fatto che risultasse incomprensibile ai non addetti ai lavori. Ogni settore ha il suo “slang” (ossia gergo). Se penso, ad esempio, a quello delle autovetture (di cui non capisco nulla, tanto per intenderci), dalle componenti di un motore ai termini che si usano nelle corse automobilistiche (Grid, Box, Pit Stop, Cockpit, ecc.) bisognerebbe sempre avere un traduttore alla mano. Quindi nulla di “orchestrato” ma, soltanto, di sedimentato.

Nel suo libro non solo definizioni ma anche materiale fotografico raro: come dialogano?

Un dizionario dei termini del mercato dell’arte non poteva fare a meno di un ricco corredo di immagini perché l’arte si esprime attraverso l’immagine (si dicono appunto “Arti visive”). Quindi ad ogni parola corrisponde una fotografia vintage in bianco e nero. Ma attenzione: non spiegano mai nulla, semmai suggeriscono, alludono, strizzano l’occhio con ironia al significato di quei termini. Un esempio. Al termine “Due Diligence” ho posto a fianco il ritratto di un capo indiano, perché “Diligence” in italiano si traduce con diligenza, quelle che in certi film western assalivano gli indiani…

I cambiamenti dovuti all’avvento di Internet nel suo campo quali vantaggi e quali svantaggi hanno portato?

Internet ha cambiato il mondo e, anche, questo mondo. Un tempo macinavo migliaia di chilometri l’anno per andare ai quattro angoli dell’Europa per vedere un’asta. Oggi posso farlo quasi altrettanto bene dal divano di casa. Dico quasi perché la visione diretta di un’opera rimane sempre indispensabile e nessuna fotografia, per quanto buona, restituirà mai la sensazione che si prova dal vero.

Intervista di: Elena Torre

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