È appena uscito ed è già in ristampa a giusta ragione Il grande libro dei Pooh la storia, le canzoni, le immagini. Si tratta del libro ufficiale del gruppo edito da Mondadori Electa. Una pubbliazione preziosa e ben scritta da uno dei più importanti esperti di musica che abbiamo in Italia, il giornalista Andrea Pedrinelli, che in questo volume enorme e ricchissimo di materiali inediti ci racconta cinquant’anni di musica e non solo.
Ma è all’autore che abbiamo voluto fare qualche domanda per saperne qualcosa di più
Il grande libro dei Pooh: un lavoro mastodontico, da dove sei partito? Che linea hai seguito?
Il lavoro per certi versi ha origine nella mia adolescenza, quando ho cominciato a registrare le apparizioni dei Pooh in tv, conservare articoli di giornale e materiali vari, comprare e collezionare dischi loro. Poi, alla fine della loro carriera, mi era rimasta dentro la voglia di fare un libro anche su di loro, visto che ne avevo già scritti tanti: ma volevo farlo diverso dai soliti, finalmente libero da quelle regole che hanno garantito loro successo e longevità ma anche passato ai posteri leggende metropolitane, nonché impedito di valorizzare appieno i singoli contributi dei vari Pooh, per non parlare di Valerio Negrini. Quindi, quattro anni fa sono andato da Stefano D’Orazio, amico e Pooh-manager, esponendogli questa mia voglia, e sottolineandogli che volevo anche intervistare chi aveva collaborato con loro negli anni, per cogliere sfumature inedite e prospettive mai sentite.
Lui fu entusiasta, e mi consigliò come fare: procedere secondo le mie ipotesi di lavoro senza coinvolgere i Pooh, mentre lui mi avrebbe aiutato in segreto (e infatti mi ha passato contatti, documenti, materiali di lavoro mai visti fuori dai loro uffici, confidenze, persino le sue agende), indi solo alla fine chiamare e intervistare gli altri. Secondo lui avrebbero accettato con gioia, anche per la stima e l’amicizia nei miei confronti. E così è stato, tanto che Roby, Dodi e Red mi hanno firmato tre prefazioni, hanno concesso un sacco di foto e persino il logo che i Pooh non avevano mai permesso a nessuno di usare.
Inoltre, si stanno spendendo quando e come possono per promuovere il volume, l’hanno fatto tutti sui social e Roby Facchinetti sarà con me, Paola Negrini e Tiziana D’Orazio il 20 novembre al Dal Verme di Milano per BookCity. Purtroppo, il Covid ha portato via Stefano, che il completamento dell’opera lo ha potuto vedere solo di Lassù. Ma confido gli sia piaciuto, gli è doverosamente e amorevolmente dedicato, è il libro che voleva per celebrare i Pooh davvero, e l’ho scritto tenendo a mente i suoi decisivi consigli.
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Un libro che per te ha significato cosa?
Sostanzialmente, un sogno di ragazzo che si realizza. Nonché la gioia di donare alla storia della bibliografia musicale italiana un volume sui Pooh scritto come quelli che si usano per De André o Dalla. Questo Paese sembra ricordare e studiare solo pochi artisti, sempre gli stessi, e certo ha sempre minimizzato la musica cosiddetta “leggera”. Beh, questo libro fa dei Pooh anche materia di studio, per certi versi, li sottolinea esempio da seguire per i giovani, e li fissa nella storia con l’imponenza, l’approfondimento e la credibilità degli studi sui cantautori classici. Com’era giusto accadesse…
Dove ti ha condotto questo viaggio?
Da un lato, nel cuore della “macchina della musica” dei Pooh, i cui mille dettagli (curati tutti e sempre da loro) hanno consentito un successo enorme, confermato nel tempo, indipendente; ho scoperto io per primo come lavoravano davvero sulla produzione, sulle edizioni, sugli arrangiamenti e così via. Dall’altro lato, personalmente, questo volume mi ha portato al top che potevo sperare quando ho iniziato – parlando di Gaber – a scrivere degli artisti che ho amato. Ora sono salito sulla vetta più alta, al cuore di una musica che è stata “la” musica della mia vita, se non la mia vita stessa.
Cosa hai scoperto dei Pooh che non sapevi o immaginavi?
Sapevo la loro professionalità, la cura dei dettagli, ma grazie soprattutto a loro collaboratori come Giancarlo Lucariello, Renato Neri, Flora Sala, Renato Cantele, Antonella Spotti, Maurizio Salvadori, Pasquale Di Lauro, Fio Zanotti, Phil Mer, Danilo Ballo, per non parlare di chi mi ha raccontato di WWF e Telethon o dei loro uffici stampa, ho scoperto tantissimi aspetti – a volte anche aneddotici, o divertenti – che nessuno ha mai saputo fuori dal gruppo. E poi, grazie ai singoli Pooh compresi alcuni “primissimi” Pooh come Mauro e Mario – e alle confidenze di Stefano – ho scoperto storie belle e momenti difficili mai raccontati. Inoltre, nel libro per la prima volta vengono raccontati il cinquantennale e la fine della storia (nonché il periodo dei Pooh in tre) andando a fondo di scelte, percorsi, motivazioni; e queste cose io per primo, le ho godute come inedite.
Tanto materiale inedito: come lo hai selezionato da dove hai attinto?
Oltre a quanto donatomi da Stefano e ai contenuti delle interviste, quasi ogni intervistato ha regalato foto, bozzetti, disegni inediti; alcuni amici collezionisti come Daniela Galli e Maurizio Pilenga mi hanno portato molte immagini e notizie inedite; ma il grosso del libro… è la mia collezione, affiancata al mio sapere. Sia dunque dal punto di vista di notizie, ricordi, interviste, appunti, riflessioni critiche molto motivate, sia da quello del fan che comprava cartoline, magliette, qualunque cosa, che ora sono l’iconografia inedita del volume. Un’iconografia tanto apprezzata che ho già ricevuto decine di messaggi per un volume due! In cui intervistare altri collaboratori, approfondire ulteriormente taluni passaggi storici, regalare altre statistiche, soprattutto testimoniare le collezioni di tanti altri, i materiali che io non ho come loro non hanno i miei. Senza dimenticare quanta roba, soprattutto immagini, è rimasta fuori perché giustamente Mondadori Electa mirava a un libro leggibile, non a un tomo enorme dal costo inaccessibile e di lettura faticosa.
Questo libro è anche un omaggio…
Voglio solo sottolineare che questo volume vuole anche omaggiare Valerio Negrini, il più grande paroliere italiano, a mio avviso; e che la storia dei Pooh, oltre al talento e alle bellissime canzoni, è stata proprio possibile anche grazie a un duro lavoro, al soggiacere a determinate regole, alla capacità di essere sempre professionali, rispettosi, umili (rinunciando uno per volta alle proprie idee per mettere tutto a disposizione del progetto collettivo). Davvero, se un giovane prendesse questo volume come libro di testo su come si diventa, si rimane e si resta artisti, troverebbe indicazioni pratiche per far conoscere, sviluppare e mantenere nel tempo il proprio talento. Perché la storia dei Pooh per certi versi insegna più delle scuole, e certo più dei talent show.
Intervista di: Elena Torre