Marianella Bargilli è stata la protagonista di Fedra per la regia di Patrick Rossi Castaldi che ha debuttato il 7-8-9 ottobre nella settecentesca cornice del Teatro Olimpico di Vicenza. La critica l’ha definita una regina dal passo nobile e il pubblico le ha tributato generosi applausi.
Ma come ha vissuto questa esperienza? Glielo chiediamo in questa intervista
Marianella cosa ha rappresentato per te interpretare Fedra?
Fedra è un personaggio femminile, infinito, enorme, la storia del teatro ce lo racconta. Arrivare ad interpretarlo è un traguardo importante nel percorso di un’attrice, quando si toccano questi ruoli con una storia teatrale così importante di rappresentazioni, di interpretazioni non si può che essere felici, arrivare a lavorarci quindi è possibile solo con grande rispetto, passione, amore, emozione e totale attenzione. Sono incontri artistici che ti fanno crescere da tutti i punti di vista professionalmente, umanamente, il mio è un lavoro che vive di emozioni che entrano dentro e lì spesso rimangono per fortuna.
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Quali le difficoltà e le possibilità di un personaggio così complesso?
La difficoltà di questo personaggio è poterne cogliere tutte le sfumature e gli snodi emotivi perché ne ha moltissimi, ci vuole secondo me una maturità di vita e di percezione alle spalle proprio per recuperare le sfaccettature di questo carattere di questa passionalità, di questa forza, di questa fragilità, più vita hai addosso e più diventa facile fra virgolette raggiungere quelle corde. Le possibilità sono di crescita professionale e artistica, avercela fatta nel modo migliore significa anche un riconoscimento. Un ruolo importante nella carriera di un’attrice.
Com’è stato debuttare all’Olimpico di Vicenza?
Il teatro Olimpico di Vicenza è sicuramente uno dei più bei teatri del mondo, uno spazio unico, meraviglioso, incantevole, potente, dove ci sono passati tutti i più grandi testi, i più grandi attori, i più grandi registi, per cui ho una devozione totale, un rispetto assoluto per questo luogo, una sensazione di entrare in un tempio.
Devo ammettere che la sera che ho debuttato con Fedra al Teatro Olimpico all’improvviso nella mia vita ho pensato “adesso muoio” ho oltrepassato la porta ed entrata nel palcoscenico ho guardato il pubblico, i miei colleghi e in un istante ho pensato “è una delle esperienze più belle della mia vita e me la devo godere” ed effettivamente è stato così e sono felice di averla vissuta in quel modo terrorizzata, preoccupata, impaurita, ma estremamente felice di poter dare a questo teatro in qualche modo la mia partecipazione artistica e soprattutto felice per l’opportunità.
Nuovi compagni di viaggio e nuovo regista, un bilancio di questa esperienza…
Dopo che hai fatto Fedra ti sei messo da parte un’esperienza importante e io mi sento cresciuta, compagni di lavoro straordinari, grande passione di tutti e un regista con un senso di vita ed umanità pazzesco in grado di dare a tutti noi delle indicazioni per poter dare a questa e parole la forza che all’interno di un teatro così doveva assolutamente arrivare perché altrimenti ti perdi nel testo, nell’interpretazione. Patrick è stato attento, delicato, intelligente, asciutto, elegante ha portato con sé in questo percorso insieme a noi tantissimo e lo ringrazierò sempre. Così come in mio ringraziamento profondo va anche a Giancarlo Mannelli che ha pensato a me per questa operazione dandomi questa grande opportunità e a tutto lo staff dell’Olimpico perché sono veramente un bellissimo gruppo di lavoro appassionato è innamorato di questo posto è del loro mestiere, un’esperienza meravigliosa a 360 gradi.
Cosa ti aspetta?
Uscirà a breve il film “Tramonto a nord ovest” per la regia di Luisa Porrino e a novembre sarò in tournée con lo spettacolo “Uno, nessuno e centomila”, tournée che durerà fino a marzo con Pippo Pattavina.
Intervista di: Elena Torre