Intervista a Barbara Garlaschelli
Sogno e incubo, nel tuo libro Lettere dall’orlo del mondo, hanno un confine labile: quale?
Quello dell’istante in cui di passa dall’uno all’altro; l’istante nel quale fa irruzione la realtà.
Ruolo centrale la parola scritta cos’è per loro? E per te?
Per loro non lo so, dovresti intervistarli. Per me è la sacralità del passaggio dall’orale allo scritto. La parola scritta non può tradirti anche se scrivi una menzogna; se inventi qualcosa che non è. È memento. Non la puoi cancellare o confutare.
Come si può cogliere il presente?
Talvolta penso sia il presente a scegliere te. Più spesso credo sia necessario essere attenti e avere coraggio.
Amore e paura le forze che regolano l’universo, come li vivono i tuoi protagonisti?
Lei tentando di sfuggirli per poi rincorrerli di nuovo. Lui è monolitico: seppur stanco delle fughe della donna non smette di aspettarla. Nel frattempo entrambi si costruiscono un mondo nel quale poter sopravvivere senza l’altro.
Cosa vorresti per questo libro?
Quello che sta accadendo; emozionare chi lo legge.
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Intervista: di Elena Torre