In libreria per Hacca Edizioni La casa capovolta, Elisabetta Pierini un romanzo che procede sul sottile filo che lega realtà e fantasia, in cui il perturbante abita ogni stanza, ogni rapporto: uno sconcertamento che a volte ci appare così domestico da pensarlo anche nostro. È nello sguardo limpido e sognatore di una bambina come tante, eppure unica nel suo modo di affrontare la quotidianità, che scopriamo i tormenti di una famiglia disfunzionale.
Abbiamo incontrato l’autrice ed ecco cosa ci ha raccontato
Elisabetta Pierini con quali occhi la piccola Eva guarda il mondo?
Eva guarda il mondo con occhi innocenti e disincantati. Non si aspetta molto e non ha proteste da fare, non si lamenta o si piange addosso come farebbe un adulto. Cerca di fare quello che può per cogliere quello che di buono e di bello trova intorno a sé nel mondo reale e nel mondo della fantasia, quello dietro lo specchio.
Quanto Eva parla di ognuno di noi?
Questo non dovrei essere io a dirlo. Certo, io spero che il personaggio di Eva parli, che dia delle suggestioni a chi guardando le cose le vede sempre nel solito modo, senza sbocchi o vie d’uscita. Se un personaggio entra nel cuore dovrebbe creare delle risonanze. Me lo auguro.
Uno degli arcani maggiori dei tarocchi l’appeso, ha una visione privilegiata sulla vita proprio dall’essere rovesciato. Qualche affinità con questo libro?
Vedere le cose da una angolazione diversa da quella comune offre sempre una possibilità in più. Eva sicuramente ha un modo di guardare le cose diverso da quello comune perché la sofferenza ti tiene appeso a testa in giù e ti fa essere più strano, ma anche originale e l’originalità è un dono, forse poco compreso e comprensibile, ma è un dono importante. Riesci a trovare soluzioni che altri non riescono a vedere. I due appesi che mi vengono in mente sono Giuda e Gesù Cristo. Il primo credo che abbia cambiato totalmente il suo modo di pensare negli ultimi secondi di vita e l’altro ha cambiato il modo di pensare di molta altra gente.
Cosa hai dato ad Eva e cosa Eva ha dato a te?
Il rapporto autore personaggio è un rapporto filiale. Come tra madre e figlia uno potrebbe intravedere una vaga somiglianza e tante differenze. Io le ho dato un po’ delle mie incapacità e lei se l’è cavata benissimo lo stesso, molto meglio di come avrei fatto io al suo posto nella stessa situazione.
Cosa ti aspetti?
Quello che spero è di vederla partire con le sue gambe senza che debba spingere io la sua carrozzina con le varie presentazioni. Spero che presto Eva non abbia più bisogno di una madre.
Per saperne di più leggi anche questo articolo 🙂
Intervista di: Elena Torre
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