Un quadrato di pietra e il cielo sopra. Nessuna voce, solo il rumore dei colpi che fendono l’aria: la lingua è quella del corpo, i corpi sono quelli dei detenuti. Dal carcere al ring e poi di nuovo al carcere, quella del pugile Mirko Chiari è una storia difficile ma intrigante che la penna finissima di Antiniska Pozzi raccoglie nel romanzo Per essere Chiari, pubblicato da Milieu Edizioni in uscita il 13 maggio.
“Per essere chiari” di Antiniska Pozzi
La periferia di Milano, i furti, l’arresto e il carcere. Una sorta di inadeguatezza, un “atomo irriducibile” agita Chiari sin da bambino: soltanto con il pugilato è riuscito ad “addomesticarlo”. Al centro della storia, la figura complessa di un uomo in lotta coi propri demoni, che attraverso la box si scopre e si redime. Il pugilato diventa per lui metafora, scuola di vita, consapevolezza.
Una disciplina a cui deve tutto e alla quale, una volta riacquisita la libertà, decide di rendere grazie. Così, a distanza di anni, rientra in carcere per dar vita al progetto Pugni chiusi, che lo vede trasformarsi da detenuto in allenatore di detenuti. Quattro le linee del perimetro di cemento dell’istituto penitenziario, quattro le corde del ring: la sua biografia racchiusa nella narrazione di Antiniska Pozzi commuove e offre una riflessione sulla libertà e su i confini, sul desiderio e sul senso di colpa.
Per essere Chiari riavvolge il percorso di un uomo a cui il ring ha impartito la lezione più grande. Restare: nel dolore, nella vita.
L’autrice
Antiniska Pozzi (1978) è nata e vive a Milano, dove lavora come traduttrice, redattrice e giornalista per diverse testate. Ha pubblicato il monologo teatrale L’insalata di pomodori (premio “Per voce sola” 2008), il romanzo Dove vanno le iguane quando piove (Cabila, 2009) e le raccolte Amavo una volta un comunista (Premio Beppe Salvia 2018) e Un nome da strega (2021). Suoi racconti sono apparsi su diverse riviste, tra cui Cadillac Magazine, Monolith Volume, Bomarscè, Pastrengo rivista.