Achille Lauro pubblica LAURO, il sesto album di inediti, in uscita il 16 aprile per Elektra Records/Warner Music Italy.
Lo ha presentato poco fa in diretta su Zoom. La nostra redazione ha partecipato all’incontro.
Ed ecco la nostra intervista!
Solo Noi e Marilù introducono un album punk rock, grunge che alterna una tempesta d’animo per dare voce ai soli e agli incompresi. Achille Lauro parla al mondo degli irrisolti, dei fuori rotta, dei falliti e così l’album fagocita vite, storie d’amore, riflessioni sul bene, sul male e ciò che sta nel mezzo.
Introduciamo il nuovo album “Lauro”. Partiamo dalla copertina e da come siamo arrivati qui…
In questo ultimo anno mi sono accorto di avere un centinaio di pezzi pronti. Nei due precedenti album ho semplicemente incasellato dei pezzi che avevo. Io sono ossessionato dal dettaglio. Nei pezzi vado a cambiare anche il respiro, quello che la gente manco sente! Prima di uscire con qualcosa controllo sempre tutto. La copertina è minimalista, contrariamente a quello che qualcuno poteva aspettarsi. È una tela, cioè un mio quadro. C’è il gioco dell’impiccato, quello che si fa da bambini. C’è la fine, nell’impiccato, che può essere la fine di un lavoro, di un amore, una fine in generale. La “O” rossa per me rappresenta il rifiuto della fine. Ogni lettera è un genere musicale, quello che poi ho rappresentato nelle serate di Sanremo.
Le vediamo una per una?
“L” è il glam rock, qualcosa di teatrale, quello che ho rappresentato la prima serata di Sanremo. “A” è il rock’n’roll, quindi la sessualità, la sensualità, il ballo a due, che ho portato la seconda serata a Sanremo. “U” è popular music, che è quella che preferisco, perché purtroppo in Italia la musica pop è considerata qualcosa di frivolo, ma è un’idea sbagliata. Per quello dicevo “Dio benedica gli incompresi”. “R” il punk rock, l’anticonformismo, il mio cercare di fare sempre qualcosa di unico. Ho sempre fatto quello che non si aspettavano da me. Ogni scelta della mia carriera è sempre stata anticonformista. A volte vorrei prenderla in modo frivolo, ma invece poi vado sempre nel profondo.
Qualcuno interpreta in modo superficiale e vede solo il costume…
Quello che faccio non è “mettiti il costume, mettiti la parrucca”! È qualcosa di più grande! Ho letto tante stronzate tipo “Ah è un modello di Gucci!” NO! Qui si tratta di fare le nottate a lavorare! Sono ossessionato perché amo questo lavoro. E tutte le persone che lavorano con me, Angelo Calculli, Nick Cerioni, amano quello che fanno. Non mi piace chiamare le mie cose “Arte”, o “Poesie”, perché siamo proprio artigiani. Quelli che ci dicono che siamo in costume dovrebbero farsi sette giorni con noi, per capire bene cosa c’è nei dettagli! Purtroppo non tutti oggi leggono, sui social tutto è veloce. Sono contento di parlare con voi, perché siete un veicolo.
Parliamo del disco
Nasce in maniera spontanea, come tutto quello che faccio. Sono riflessioni su di me, su chi sono, sull’amore corrisposto e non corrisposto, sul cinismo, sull’attrazione sessuale. Io sono una persona malinconica. Guardo al passato con malinconia e al futuro come un grande sognatore. Il presente io non lo vivo e forse è la cosa peggiore del mio carattere, però forse è il motore di tutto. Sono spinto a scrivere. Oltretutto voglio dire che magari non scrivo per sei mesi, poi in tre giorni scrivo due album! Tornando alla musica e a questo album: sono 12 facce di me a cui tengo molto e vi chiedo di averne cura. Non mi interessa che tutti si rispecchino, però voglio che sia preso per quello che è.
Quando ti dicono che il personaggio sovrasta la musica come reagisci?
Io mi annoio, sono uno che va sempre alla ricerca di qualcosa. Io penso: “Che cosa dovrei fare? Dovrei a questo punto costruire il solito singolo estivo o il pezzo d’amore anche se in quel momento non stai amando o non stai soffrendo per qualcosa?” No! Perché io sono questo e continuerò a fare questo. Di conseguenza il disco si divide in due macroaree: una parte introspettiva che descrive bene lo stato di tormento perenne e l’altro lato caratteriale del sognatore. Apro una parentesi: ho fatto tutto investendo tutto quello che avevo, non c’erano case discografiche, non c’era l’appoggio economico di una famiglia…
Quando leggi certe cose sulla tua famiglia come reagisci?
Tutte le stronzate che si dicono su di me! Mio padre ha fatto il professore universitario per tutta la vita. Se ha avuto dei riconoscimenti, li ha avuti negli ultimi due anni della carriera lavorativa per meriti insigni. Sono figlio di gente onesta. Non ho fatto un percorso scolastico ordinario. Io sono una persona curiosa, amo conoscere e amo sapere. Io mi metto accanto alle persone che sanno più di me e imparo.
Parliamo di due pezzi dell’album: “Generazione x”
La “Generazione x” di cui parlo nell’album è quella che accetta le proprie dipendenze, come ad esempio dalla tecnologia. Gente che non crede nella chiesa, non crede più nel matrimonio, non crede più in Dio. Una delle piaghe più grande della mia generazione è non sapere chi vogliono essere. Vivono oggi e basta.
E “Femmina”
“Femmina” parla del maschio che si nasconde dietro la virilità, quando ad esempio il rapporto arriva a uno stallo. È una cosa pericolosamente comune. Nella periferia di Roma dove sono cresciuto io, le persone forse non sono istruite al rispetto della figura femminile. Io sono un po’ allergico a quel mondo lì. Ho avuto due fortune: ho iniziato a scrivere presto e sono cresciuto con gente più grande di me e, guardandoli, vedevo che non volevo diventare così. Ho visto lo spiraglio della musica allargarsi e mi sono inserito lì.
Roma?
Roma è una città decadente e molto malinconica. Ha contribuito a farmi essere quello che sono adesso.
Sei vicino alle tematiche dei diritti umani…
Sono molto vicino a tutte queste tematiche. I giovani devono capire che la scelta di pensare in un modo diverso e di essere coraggiosi è obbligatorio farla. Mi sembra anche assurdo parlarne! Se non vogliamo partire dai diritti umani, da dove vogliamo partire?
A quale brano sei più legato?
Non saprei dirti una canzone sola. Sono tutti momenti miei molto personali e molto intimi, che soprattutto ricordo, tutti legati alla vita. Per questo ho detto che questo è il mio ultimo disco, perché per me vivere è profondamente legato a quello che faccio. Nonostante abbia tantissime canzoni già scritte, forse 30/40 pezzi già molto a fuoco, che potrebbero essere già presi per una fase di finalizzazione, quindi di discussione con gli altri ragazzi, voglio prima vivere e poi ritornare su quello che faccio per dare me stesso.
Che cosa Leandro Emede – che noi conosciamo perché ha lavorato molto in Versilia – ha portato in più in questo progetto?
Che bella domanda! Mi fa piacere! Leandro è uno dei nuovi arrivati nella nostra grande family. Leandro è una persona di grande cultura, con un gusto molto vicino al gusto che ho io. Si è integrato bene nella squadra perché a livello empatico è una bella persona. Nel progetto Achille Lauro non c’è una porta come nelle aziende che divide il capo dagli altri. Si lavora tutti insieme, ognuno mette il proprio apporto. Io sono uno che ha le idee molto chiare, quindi porto sul tavolo un’idea molto chiara, ma poi mi piace sentire cosa ne pensano gli altri e limare l’idea. Quindi c’è sempre un percorso creativo in evoluzione. Si parte da una cosa e si finisce con quella cosa migliorata. Ognuno ha il diritto e dovere di dire la propria, che sia anche una persona che magari ha un altro ruolo è giusto valutarla e può diventare oggetto di discussione e di dibattito. Leandro è una persona veramente super preparata, con cui mi sono trovato benissimo e ho continuato questo percorso oltre Sanremo. È un esteta.
T R A C K L I S T
- PREQUEL
- SOLO NOI
- LATTE+
- MARILÚ
- LAURO
- COME ME
- FEMMINA
- A UN PASSO DA DIO
- GENERAZIONE X
- BARRILETE COSMICO
- PAVONE
- STUPIDE CANZONI D’AMORE
- SABATO SERA
Qui sotto la clip con un piccolo estratto dell’intervista
Per chi avesse voglia di leggere qualche dettaglio in più, qui sotto la descrizione dei pezzi uno per uno
L A U R O – T R A C K B Y T R A C K
SOLO NOI
Solo noi è una ballad rock, la cui forza sta nel sentimento. Chitarre elettriche distorte accompagnano una fenice che guarda indietro al suo percorso e rinasce dal fuoco che ha attraversato. Solo noi, la canzone di una generazione che ha vissuto nella periferia più blu, lontana dalla luce della speranza, in una lullaby rock che ci fa avere nostalgia di quello che abbiamo vissuto e che un giorno, nonostante tutto, ci mancherà.
Consapevoli di scrivere la storia, siamo soli in Terra e lo saremo sempre, ma lo saremo insieme. Uniti nella stessa solitudine, in un passato difficile, che ritorna su, che si ripropone ancora oggi, alla fine dei pasti più eleganti ai quali il successo ci ha abituati.
Solo noi provoca la nostalgia di Morfeo, del guardarsi indietro, del vedere i nostri giri grandissimi, lontani da quella che chiamavamo casa. Rimaniamo della stessa essenza di quando calciavamo ciottoli di periferia e sognavamo una vita diversa.
Cerchiamo salvezza nel venale, ma la salvezza arriva da chi avevi a fianco quando ti eri appena condannato. Achille Lauro è la voce della generazione senza età, che ha deciso che il genere, in qualsiasi forma, è un’idea superabile. Gridiamo di salvarci da noi stessi. Lo gridiamo a chi è disposto ad ascoltarci.
LATTE+
Latte+, brano che segue il filone di Maleducata, ricostruendo un immaginario visivo cinematografico, del quale riporta l’estetica e non la morale. Il brano è l’inno di una generazione fuori controllo, che non trova risposte nella violenza bensì nel desiderio di voler essere di più, di volersi superare, di raggiungere l’obiettivo velocemente e bene.
È assurdità, ma non danno. È adrenalina, energia, tensione costante.
MARILÚ
Una poesia intima, intensa, senza tempo.
La storia di MARILÚ.
Un manifesto femminista.
La storia della vita.
Imparare cosa vuol dire crescere.
Mia Marilù, hai rotto presto la campana di vetro
Non hai ascoltato i consigli di tua madre
Bambina agli occhi di papà
Donna agli occhi degli altri.
Seduzione, sesso, melanconia
Uomini come giocattoli.
È solo la storia di tutti
Raccontata attraverso una canzone.
In fondo, cos’è la vita se non imparare a vivere la vita.
L’hai voluta tu, Marilù.
Ed è perfetta così.
LAURO
LAURO, title track dell’album, ripercorre le fasi della carriera dell’artista, citando alcuni dei momenti topici della sua storia. Specchietto del suo percorso accelerato, la traccia racconta come, nonostante tutti i cambiamenti che la musica ha comportato, Lauro sia rimasto lo stesso di sempre, legato alle sue origini e al suo vecchio mondo.
Le batterie elettroniche del brano, i riferimenti al Chelsea Hotel, il sound rock attualizzato raccontano un crossover di generi e riferimenti musicali che da sempre hanno caratterizzato la musica dell’artista.
COME ME
Una ballad pop, la cui melodia alla chitarra è scritta da Achille Lauro stesso. Come me è un amore non corrisposto. L’impossibilità di ritrovarsi compatibili, perché troppo simili. L’amore richiede un equilibrio tra elementi complementari e non identici. Come me è un sentimento che si parla addosso, un girare in tondo, senza andare avanti. La speranza che nasce quando si comprende nel profondo qualcuno e l’impotenza che ne deriva quando si realizza di non poter amare per lo stesso motivo.
FEMMINA
Questo brano cavalca uno stereotipo ricorrente nella nostra società: l’uomo che si nasconde dietro alla sua virilità e la usa per svilire l’amata, per paura di perderla.
La donna di fronte alla stereotipizzazione della femminilità, decide di spogliarsi di ciò che la connota come tale, mostrando la sua essenza agli occhi degli altri e di se stessa: essere, per la bellezza dell’essere e non dell’apparire.
A UN PASSO DA DIO
Una riflessione sulla vita, attraverso una lettera all’amata. Un pezzo di cantautorato, a tratti unico, che forse non appartiene a questo momento storico. Una poesia trasformata in musica. A un passo da Dio è un lamento urlato, tormentato dell’anima di uno degli ultimi ribelli.
GENERAZIONE X
Noi siamo la nuova Generazione X. Non crediamo nella chiesa, nei genitori, nell’arte.
Figli dei fiori del male, artisti del niente. Cristo ha smesso di porgerci la guancia.
Ma a noi, esattamente come chi era venuto prima, sta bene così.
La nostra mela tentatrice è digitale, proviamo dipendenza e ne siamo consapevoli.
Generazione X è un pezzo punk, fuori da qualsiasi schema discografico e legge di mercato. Si rifà al mondo degli irrisolti, dei fuori rotta, dei falliti. Siamo noi la nuova religione, la religione dell’irriverenza.
BARRILETE COSMICO
Un brano pop-punk, che si rifà all’ambient londinese, con un touch anni ‘60.
Barrilete cosmico è strafottente, simpatica, imprevedibile. Un pezzo pensato e progettato per risultare diretto, forte e sporco, pieno di riferimenti pop, dal cinema al calcio.
Il titolo prende ispirazione dal leggendario Maradona, che venne nominato Barrilete Cosmico dal cronista Victor Hugo Morales durante la partita Argentina-Inghilterra del 1986.
PAVONE
Un brano pop-porn, che parla di attrazione sensuale e sessuale pura e profonda. La donna diventa un pensiero e un desiderio, passione primordiale, raffinata da un corteggiamento estetico e animalesco.
La figura femminile diventa una metafora vivente di supremazia e ineffabilità, idealizzata e carnale al tempo stesso.
STUPIDE CANZONI D’AMORE
Un aggettivo che ridimensiona il sentimento più profondo che si possa provare. L’amore letto e raccontato con una musicalità apparentemente leggera, che nasconde però la malinconia del disamore.
Stupide canzoni d’amore racconta l’amore che finisce e che lascia il vuoto nel senso del sentimento.
SABATO SERA
Un uomo che parla ad una ragazza.
Sabato sera è un brano di ispirazione 90ies: chitarre elettriche sotto una pioggia martellante che bagna la fine di un amore.
Un sentimento a senso unico, medicina e veleno al tempo stesso. L’amore adolescenziale ucciso dall’indifferenza della maturità.
NOTA: Le domande dell’intervista sono state raccolte durante la conferenza stampa tra le domande poste dai giornalisti che hanno partecipato.
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