In libreria per Morellini Editore il nuovo libro di Elena Mearini, I passi di mia madre. Abbiamo organizzato un’ intervista a Elena Mearini per saperne qualcosa in più ed ecco cosa ci ha raccontato.
I passi di mia madre è un romanzo sull’assenza cosa rappresenta per te?
Questo romanzo rappresenta per me il raggiungimento di una maturità autoriale e di conseguenza intima ed esistenziale. Occupandomi anche di poesia, mi confronto con l’assenza da sempre, perché questa è la cifra della parola poetica: dare vita ai vuoti con le parole. Nel caso di Agata, l’assenza è l’abbandono materno subito a tredici anni.
Tante le citazioni letterarie come le hai scelte?
Mi nutro di capolavori della letteratura, e quindi non mi permetterei mai di scegliere una citazione, preferisco che siano le parole dei grandi autori a scegliere me.
Come sono nate le tue protagoniste?
Sono nate da quella sensazione di distacco dalla figura materna che tutti noi viviamo nell’età dell’adolescenza. A tredici anni una ragazza diventa donna ed è un processo doloroso perdere la madre interiore e magari scoprire, come accade alla mia protagonista, che anche quella esteriore non è un granché.
Chi ha generato chi nella scrittura?
Io e Agata abbiamo avuto molte discussioni, siamo molto simili ma anche profondamente diverse. Con Lucia, la madre, non ho ancora fatto pace perché lei è una madre che ha fallito, prima ancora che nei comportamenti, nello sguardo d’amore su sua figlia.
Il silenzio è una costante dei tuoi romanzi che peso/spazio ha nella tua vita?
Sì, è vero, è un tema che affronto spesso ma so di non essere sola : il silenzio è un dolore lancinante perché chi te lo infligge, che sia un madre, un amante, un amico, vince senza lottare con te.
Cosa hai imparato da questo libro?
Ho imparato una cosa : che il vuoto, il dolore che la perdita di una persona ti causa va organizzato, ricomposto in una qualsivoglia forma di senso. Agata lo fa con la scrittura, su questo è mia sorella gemella.
Intervista di: Elena Torre