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Sata di Alan Booth in libreria per Vallardi

Da Soya a Sata

Da Soya a Sata, dall’estremo Nord all’estremo Sud del Giappone, un’isola che si estende in verticale: ventuno gradi di latitudine, ventitré di longitudine.
A piedi.
Nel mezzo gli incontri con milleduecento persone. Uomini e donne, bambini e vecchi, contadini, uomini d’affari, pescatori, casalinghe, eremiti, vagabondi.

La partenza

Alan Booth, autore inglese emigrato in Giappone e grande esperto di cultura nipponica si accinge a partire.
Gli anni Settanta stanno volgendo alla fine e Capo Soya è spazzato dal vento la notte prima della partenza.
La meta è Capo Sata, all’estremo opposto dell’isola, lontano un numero indicibile di chilometri.

Grafica Divina

Ma spesso gli abitanti dei villaggi non sanno rispondere alla domanda “Quanto manca a…” in chilometri, ma solo in ri.
Un ri è l’antica unità di misura basata sulla strada percorribile in un’ora da un uomo che trasporti un carico per una strada di montagna.

La strada per Sata

Il viaggio è lungo, lunghissimo, faticoso eppure illuminante come tutti i cammini.
Fatto di incontri e scoperte, bellezza sfolgorante e mistero tra altipiani, colline e montagne.
Un viaggio di altri tempi eppure dal sapore universale, immerso in rituali antichi di demoni rossi che danzano e squarci di modernità, seppur dal gusto retrò degli anni Ottanta.

L’arrivo

Può esserci davvero un arrivo in un viaggio del genere?
Alan Booth ci lascia camminare al suo fianco per tutto il Giappone, ci permette di sbirciare nelle case, di ammirare panorami mozzafiato.
I suoi incontri ci mettono a parte di una cultura così lontana dalla nostra da sembrare a tratti impenetrabile, immersa in valori antichi e tensioni mistiche, che ci sfugge tra le dita quando pensiamo di averla afferrata.

Una lettura dai mille volti: un libro di viaggio, un saggio filosofico, uno studio antropologico, sociale, culturale.
Il punto di vista di un uomo che guarda il Giappone con i suoi occhi e lo percorre con le sue forze, donando un racconto straordinario.

Sata
Alan Booth
Tradotto da Nicola Ferloni
Vallardi

Articolo di Cinzia Ciarmatori

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