Home Da leggere “All’orizzonte” di Lois Lowry, 21lettere editore

“All’orizzonte” di Lois Lowry, 21lettere editore

ALL’ORIZZONTE di Lois Lowry 21lettere editore in libreria dal 28 gennaio 

Una raccolta di storie in versi che unisce due popoli attraverso il racconto delle più forti sofferenze che li hanno colpiti. Una testimonianza in prima persona e senza filtri per le giovani generazioni sugli orrori di Pearl Harbor e Hiroshima e sulla capacità dell’umanità di rialzarsi di fronte a tutto.

Grafica Divina

21lettere porta in Italia l’ultimo atteso libro di Lois Lowry, la scrittrice americana due volte vincitrice della prestigiosa medaglia John Newberg per il miglior libro per ragazzi. Autrice di più di trenta libri per bambini e ragazzi, tra i quali The Willoughbys che ha ispirato l’omonima serie Netflix e la quadrilogia The Giver da cui è tratto un film con Meryl Streep vincitore del People’s Choice Award.

All’Orizzonte è la prima opera in versi dell’autrice. Un libro nato per essere un’eredità per i ragazzi ma che è anche un forte messaggio per gli adulti.
Con la forza delle parole l’autrice unisce le vittime di due delle peggiori tragedie del ‘900, ne racconta le storie personali attraverso piccoli ma preziosi dettagli e nel rievocarne il dolore, l’autrice gli restituisce l’umanità e l’individualità.

Il libro affonda le radici nelle vicende personali della Lowry. Nell’estate del 1941, appena bambina è con la famiglia ad Honolulu per seguire il padre medico dell’esercito. Dalla spiaggia vedrà l’attacco a Pearl Harbor in cui persero la vita più di duemila soldati americani. Espatriata in Giappone poco dopo lo scoppio della bomba di Hiroshima, si trova a fare i conti con un popolo che la guarda con sospetto ma che è capace anche di gesti di ingenua gentilezza. Cinquant’anni dopo in un filmino di famiglia rivede se stessa bambina sulla spiaggia della Hawaii e si accorge che sullo sfondo c’è la sagoma della USS Arizona, la nave dove qualche giorno dopo troveranno la morte più di 1000 soldati. E’ questo ritrovamento a spingere la Lowry a sentire l’esigenza di raccontare ciò che ha visto con lo sguardo privilegiato di chi ha vissuto in prima persona la tragedia e la rinascita.

Sulla sua strada l’autrice incontra le ferite di due popoli e le restituisce in un’opera in cui parallelismi e richiami sono volutamente evidenti. E’ il rapporto di due civiltà con la memoria. Con la vergogna di essere vincitori che a volte è più forte dell’umiliazione di essere vinti, e le somiglianze che sono notevolmente superiori alle differenze. Ce lo racconta con il suo punto di vista di bambina per la quale giapponesi e americani non sono poi così diversi.

Le poesie della Lowry si alternano con passaggi più intimi e personali in cui l’autrice racconta pezzi della sua vita. Il libro si compone di tre parti, dedicate alle vite dell’equipaggio della USS Arizona, a quelle degli abitanti di Hiroshima, e infine a quella dell’autrice. Le poesie della Lowri incontrano le bombe che “hanno iniziato e finito una guerra” solo in maniera incidentale. Al centro del racconto c’è la vita dei protagonisti un attimo prima dell’esplosione. C’è la lettera di natale scritta da un soldato il giorno prima dell’attacco a Pearl Harbor, c’è il bambino di 4 anni sepolto con il suo triciclo rosso dopo Hiroshima, c’è il musicista imbarcato sull’Arizona per mandare soldi alla famiglia, e le studentesse giapponesi che per dovere verso la patria guidano i tram e due orologi, uno americano l’altro giapponese fermi alla stessa ora.

Emoziona, commuove ma fa anche sorridere. L’opera di Lois Lowry inaugura la nuova collana di 21lettere dedicata a ragazzi e ragazze. Sei libri ogni anno per insegnare ai più giovani a superare i propri confini.
La potenza di questo libro è evidente. Insegna a non classificare tra vincitori e vinti ma ad avere uno sguardo critico e lucido sul mondo sulle sue atrocità ma anche sulla sua capacità di rialzarsi dopo sofferenze imparando dalla memoria. Si chiude con un messaggio di speranza: siamo più simili di quanto pensiamo, e il modo in cui curiamo le nostre cicatrici ne è la dimostrazione.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.